Accettare di far parte del consiglio direttivo di un’associazione di solito è un impegno in più che si somma a quello che ogni volontario dedica alla causa per cui dona il proprio tempo. Molti oneri e poco onore (e certamente nessun ritorno economico) cui si aggiunge la responsabilità nei confronti dell’associazione stessa, dei soci e di terzi per le scelte compiute nel ricoprire tale carica.
Il codice del Terzo settore dedica ben quattro articoli agli amministratori ed all’organo che li riunisce, che di solito è appunto il consiglio direttivo. Tre dei quali hanno titoli minacciosi: “conflitto d’interessi” (art. 27), “responsabilità” (art. 28), “denunzia al tribunale e ai componenti dell’organo di controllo” (art. 29). A ben vedere, in questi articoli il legislatore si preoccupa essenzialmente di indicare esplicitamente quelle norme del codice civile che trovano applicazione anche agli amministratori degli enti di Terzo settore: quindi per certi versi si limita ad applicare le regole comuni, “normali”. Va anche detto che è giusto che chi ha la responsabilità di un’organizzazione si comporti secondo principi di correttezza, a prescindere dal fatto che tale organizzazione sia dedita a fare del bene: la finalità solidaristica non può certo valere come scusante per comportamenti non legittimi.
Tuttavia questo aggravio di responsabilità sempre più spaventa i volontari, già alle prese con gli adempimenti derivanti dall’applicazione del codice del Terzo settore. Un complesso di norme che segna un complessivo irrigidimento dell’ordinamento che, a fronte anche di aperture importanti e di nuove opportunità per il Terzo settore, chiede di esercitare un controllo sempre più entrante nell’organizzazione e nella vita degli enti.
I possibili rimedi.
L’Osservatorio Enti Religiosi e Non Profit di Cattolica Assicurazioni e Università Cattolica ha pubblicato nel 2022 il primo rapporto sui fabbisogni assicurativi degli enti di Terzo settore. L’Osservatorio è un polo di formazione tecnica (giuridica, amministrativa, assicurativa) che sviluppa approfondimenti e webinar, seminari e workshop dedicati al mondo religioso e non profit. Il Rapporto “Il non profit in evoluzione”, sviluppato con i contributi di Fondazione Terzjus, Vita no profit magazine, Iris Network, Euricse e MBS Consulting, ha condotto una ricerca estensiva su centinaia di organizzazioni, basata su tre chiavi di lettura: stabilità, efficacia, gestione del rischio. “Tre dei cinque principali rischi identificati dai rispondenti – si legge nel rapporto, scaricabile dal sito dell’Osservatorio dopo essersi registrati – si caratterizzano per porre l’attenzione sulle persone che, a vario titolo (lavoratori, volontari, utenti, soci e amministratori), sono coinvolte nell’attività dell’organizzazione. In questo contesto meritano di essere sottolineati due elementi che caratterizzano il settore: il ruolo centrale dei volontari nell’ambito dello svolgimento delle attività delle organizzazioni non profit e le previsioni relative alla Riforma in ordine al regime di responsabilità degli amministratori”.
Ma la gestione del rischio non riceve sempre la dovuta attenzione da parte delle organizzazioni. “Per tale ragione, spesso, interviene la regolamentazione, introducendo l’obbligatorietà di alcune misure di trattamento dei rischi”, è il caso ad esempio dell’assicurazione obbligatoria per i volontari. Per quanto riguarda gli amministratori, il rischio connesso con lo svolgimento del proprio incarico aumenta nel caso di enti privi di personalità giuridica, la grande maggioranza del Terzo settore. “Le coperture assicurative qualificate come indispensabili sono quelle necessarie a fronteggiare i rischi (residui) qualificabili come ‘intollerabili’. Un rischio ‘intollerabile’ che accomuna gli ETS è legato alla responsabilità degli amministratori. Se la diligenza e professionalità dell’amministratore rappresenta la prima linea di difesa contro questo rischio, appare evidente come una polizza D&O (responsabilità civile degli amministratori, ndr) sia del tutto indispensabile non solo per le organizzazioni più strutturate, ma anche, e probabilmente soprattutto, per gli enti più piccoli e meno strutturati nei quali i presidi organizzativi e di controllo sono più blandi o del tutto assenti.”
La poca consapevolezza da parte delle organizzazioni e la relativa novità del sistema delineato dal codice del Terzo settore concorrono a determinare quella che il Rapporto definisce “un’estrema sottoassicurazione” in questo ambito: solo poco più del 3% degli enti indagati ha attivato coperture del rischio di questo tipo. “Si può, però, prevedere un forte sviluppo di questa tipologia di polizza. Se, infatti, si guarda al mercato delle imprese for profit si osserva che, in passato, le polizze D&O erano diffuse quasi esclusivamente presso le grandi società quotate. Successivamente, anche in seguito ad alcuni interventi legislativi che hanno “innalzato” il livello della responsabilità degli amministratori (ad esempio, il già citato Decreto 231/2001), la polizza D&O si è diffusa anche presso le PMI. La stessa dinamica è, dunque, prevedibile per il Terzo settore, stante le crescenti responsabilità poste a carico degli amministratori di queste organizzazioni”.
Il parallelo con il mondo delle imprese però non vale più se si guarda alle esigenze specifiche: “le polizze D&O per il Terzo settore non dovrebbero essere un puro adattamento di quelle già diffuse nell’ambito delle imprese, essendo i profili di responsabilità di soci, amministratori, sindaci di un ETS in parte differenziati da quelli di un’impresa for profit. Nonostante le difficoltà da parte delle compagnie a prezzare correttamente il rischio, stante la scarsa disponibilità di dati su questi, si sta assistendo da parte di alcuni operatori alla creazione di specifiche polizze D&O”.
Come nel caso della polizza per i volontari, anche per quanto riguarda la responsabilità civile Cattolica Assicurazioni ha studiato uno strumento di protezione per dare sicurezza agli amministratori degli enti di Terzo settore. In questo ambito, il Centro Nazionale per il Volontariato ha sviluppato un accordo per offrire un servizio consulenziale a condizioni favorevoli a disposizione dei propri soci, dei partner e delle organizzazioni che intendono tutelarsi sotto questo punto di vista. Per approfondire o ricevere informazioni al riguardo è necessario contattare la segreteria del Centro: [email protected] – 0583.419500.
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