Lucca non sarebbe la stessa senza via del Fosso, detta anche “via dei Fossi” o semplicemente i “Fossi”, contraddistinta da quel canale con acqua corrente che la attraversa da Piazza Varanini fino a via della Rosa. Nacque intorno al 1376, come strumento di difesa della parte orientale delle Mura medievali – oggi quasi del tutto scomparse – salvo consolidarsi in epoca successiva come veicolo per la preziosa lavorazione della seta lucchese.
Le fortune della città e del suo più importante prodotto di esportazione sono dovute proprio a questo canale, dove per la prima volta vennero utilizzate delle tecniche per la lavorazione su larga scala della seta, sfruttando l’energia idraulica. Questo permise un miglioramento qualitativo del prodotto finale, che rispondeva perfettamente alle esigenze di tutto il mercato del mondo occidentale dell’epoca. In più diede una spinta importante alla commercializzazione di tutti i prodotti correlati alla seta, che arricchirono il settore manifatturiero di tutta la città.
Dal medioevo fino al 1600, la seta grezza veniva lavorata nei piccoli laboratori o direttamente nelle case. Durante le varie fasi, il filo passava da matassa a rocchetto, veniva immerso nell’acqua, risciacquato e asciugato. Il Fosso diveniva, quindi, di strategica importanza. Ancora oggi le architetture di questa via ci raccontano il loro importante passato, basta alzare lo sguardo e osservare le altane aperte usate come stenditoi, o i grandi vani coperti da volte a crociera su pilastri al piano terra, che permettevano di ospitare vari congegni per la lavorazione, alimentari dall’acqua corrente del canale. Le spallette, infine, fungevano da luogo di asciugatura per il prodotto finale.
Da quello che fu in principio un fossato difensivo, sono dipese tante delle ricchezze della città di Lucca. Al Fosso deve essere riconosciuto il ruolo fondamentale nella storia della lavorazione della seta, che per secoli è stato il vanto di un territorio intero capace di superare i confini locali, raggiungendo tutta l’Europa.