Uno scatto di “Alcide”.

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La bellissima mostra fotografica “Lucca e le Istituzioni – 75 anni di Storia per immagini” in Via Fillungo, mi riporta alla memoria uno scatto che conservo tra i ricordi.

La foto la scattò il Cav. Alcide in una fredda mattina del gennaio 1985, il 20 gennaio per la precisione. Avevo una grande stima del Cav. Alcide Tosi, una bella persona, un grande fotografo. A noi semplici appassionati di fotografia diceva: “Ragazzi, lasciate perdere i tecnicismi… mettete sempre 1/125 e f.5,6: tanto poi in camera oscura si risolve tutta l’esposizione!”

Aveva ragione.

Quella mattina, di buon’ora, eravamo in molti all’aeroporto di Tassignano; poliziotti, dirigenti, carabinieri, funzionari di Prefettura, paracadutisti… Stavamo aspettando l’elicottero presidenziale della Aereonautica Militare, un HH3F bianco, con a bordo il Presidente del Consiglio dei Ministri, l’allora On. Bettino Craxi.

Io, con un manipolo di paracadutisti di scorta, ero responsabile della sicurezza dell’elicottero, una volta a terra.

L’occasione della visita dell’On Bettino Craxi era stata una polemica innescata dalla decisione di costruire una discarica di rifiuti presso Farneta, nella zona dei bellissimi prati dove pascolano le mucche di fronte al Bar della Salute; chiunque si trovi a transitare lungo la S.S. 439 “Sarzanese Valdera”, dopo Ciancino sulla destra, vede questo grande prato verde, ameno e di una dolcezza straordinaria.

Effettivamente la decisione di posizionarvi un impianto di trattamento rifiuti era classificabile tra lo “sciagurata” e “incredibile”!

In cima alla distesa dei prati c’è la bellissima Certosa dei Frati di Farneta, o più precisamente La Certosa dello Spirito Santo”.

Son frati certosini, di clausura, però sanno leggere e scrivere.

Il capofrate prese carta penna e calamaio e scrisse una bella e accorata lettera al Presidente del Consiglio affinchè intervenisse per dissuadere l’Amministrazione da quella scelta scellerata. Qualcuno appoggiò questa lettera, la cosa arrivò a destinazione e quindi la visita.

Qui si intrecciano anche alcuni aspetti meramente militari.

Durante la ritirata dell’estate del ’44, i tedeschi della 16° Divisione SS Panzergranadier al comando del criminale maggiore Walter Reder, il “Monco”, avevano imperversato compiendo stragi e devastazioni lungo la dorsale appenninica. Il Monco verrà incarcerato, almeno lui, fino al 1985 a Gaeta.

Passando da queste parti, nell’agosto, un suo reparto, comandato dal tenente Hermann Langer, rastrellò nella Certosa dodici certosini e una trentina di civili, per una rappresaglia. La loro colpa aver aiutato alcuni sbandati.

I frati rastrellati con i civili furono poi trucidati in diverse località del versiliese.

Successivamente i corpi di undici certosini vennero ri-tumulati nel giardino interno della Certosa.

Da qui tutta una storia infinita di dolore, di ricordi, di procedimenti giudiziari, di riconoscimenti mancati e poi tributati.

Il tenente Langer fu condannato “in contumacia” all’ergastolo, ma non scontò neanche un giorno.

L’armadio dimenticato, la Guerra Fredda, le alleanze, la NATO, il Patto Atlantico, l’opportunità politica del momento… per lui fecero passare la cosa nel dimenticatoio.

Come scriveva sulla Nazione-Lucca Paolo Pacini il 13 settembre 2016 – Il ten. Langer è morto serenamente nei giorni scorsi alla bella età di quasi 97 anni a Giessen, a due passi dalla sua cittadina di Linden, in Germania, dove si era ritirato da tranquillo pensionato. Una bella e lunga vita. Non si può dire lo stesso, purtroppo, delle decine di vittime innocenti che quest’uomo aveva sulla coscienza. Per loro il destino non era stato così magnanimo: si era spezzato improvvisamente già nel lontano 1944.

Una storia italiana.

Torniamo a noi…

Al mattino il dispositivo di sicurezza era tutto schierato a Tassignano ad attendere l’arrivo dell’On. Craxi.

Comandava tutta la faccenda il mio amico, il Commissario Claudio Arpaia.

Il programma prevedeva che dopo l’atterraggio dell’elicottero a Tassignano, il Presidente del Consiglio si sarebbe recato in auto blindata, (erano ancora i tempi della B.R…) in Prefettura e in Provincia per presiedere un Consiglio Provinciale straordinario; poi sempre in auto avrebbe raggiunto la Certosa per rassicurare i frati. Quindi un frugale pranzo in loro compagnia e la ripartenza per Roma direttamente dalla zona della Certosa con l’elicottero che nel frattempo sarebbe sopraggiunto in zona, accompagnato dal sottoscritto con la scorta dei paracadutisti.

Tutto funzionò più o meno a puntino.

Io, per il fatto che ero lucchese e conoscevo benissimo i luoghi, ero stato incaricato del prestigioso compito di scortare l’elicottero presidenziale.

Il giorno prima, giusto per sapere dove avrei potuto atterrare, mi recai a fare una ricognizione nella zona di Farneta. Mi ricordavo di una strada sterrata a fondo duro nei pressi della Certosa, e volevo verificare le condizioni del posto. Il meteo non era bello, poteva trovare terreno cedevole…

Al termine della ricognizione decisi di passare a vedere dentro la Certosa.

Suonai e poco dopo arrivò un frate, piccolino, muto.

Senza parlare, dallo spioncino, mi fece cenno di attendere, quindi poco dopo arrivò un altro frate decisamente più imponente e soprattutto parlante!

Mi chiese cosa volevo.

Mi presentai e gli chiesi se potevo visitare l’interno, giusto per… vedere “de visu” la situazione; l’indomani sarebbe venuto il Presidente del Consiglio, era sempre meglio dare una occhiata.

Ero vestito con l’uniforme policroma da lancio dei paracadutisti, cinturone, pistola, pugnale, stivali da lancio, basco.

Probabilmente il frate parlante non gradì molto questa “mise” e facendomi sostare sul portone, mi mostrò le lapidi nella parete interna degli undici frati trucidati dai tedeschi.

Vede Tenente, quelli prima di lei, qui non hanno lasciato un bel ricordo!”

Il dolore per quel fatto di 40 anni prima era ancora forte e intenso dentro quelle mura.

Capivo la situazione, ma non potevo accettarla.

Mi staccai l’“omerale”, lo scudetto Tricolore dalla spalla sinistra, e glielo porsi.

Mi dispiace, ma io non appartengo a quella genia di criminali; io sono dell’Esercito Italiano, e in particolare della Folgore!”

Il tono e il mio sguardo probabilmente riuscirono a spiegare meglio la faccenda. Il frate parlante capì che forse aveva caricato troppo la situazione, e l’atmosfera alla fine si rilassò.

Alla fine mi regalò un liquore a base di erbe che finì sul bancone del Circolo in caserma.

IL giorno dopo l’intera faccenda funzionò più o meno come pianificato.

E il Cav. Alcide mi regalò questo bello scatto.

La discarica poi alla fine non si fece più.

Il “Monco” fu graziato 4 giorni dopo.

Sten. CC. Bilardo, Sten. Par. Biondi, S.M. Par. Spadoni.

Foto “Alcide.”

Vittorio Lino Biondi
Vittorio Lino Biondi
Sono un Colonnello dell'Esercito Italiano, in Riserva: ho prestato servizio nella Brigata Paracadutisti Folgore e presso il Comando Forze Speciali dell'Esercito. Ho partecipato a varie missioni: Libano, Irak, Somalia, Bosnia, Kosovo Albania Afganistan. Sono infine un cultore di Storia Militare.

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4 Commenti

  1. Ancora ubavolta grazie a Vittorio Biondi per il suo scritto : puntuale attendibile che ci fa conoscere una vicenda in gran parte dimenticata. Sulla venuta di Craxi ci sarebbe da aggiungere qualche elemento di retroscena e di folklore ( di questo fui in parte protagonista con la sceneggiata che allestii in Plazzo Pérovinciale ( Sala Ademollo) dove si svolse l’incontro con il presidente del Consiglio. Ma ne riparleremo.Quanto al retroscena ci sarre da dire che tutta l’operazione della venuta a Lucca di Craxi fu concepita e gestita da Gennaro Acquaviva, che per Craxi curava i rapporti con il Vaticano , e si prefiggeva due scopi : quello relativo alla tutela di Farneta ed un altro , più sotterraneo che avrebbe dovuto mettere in evidenza il contrasto tra l’atteggiamento dei frati , che perdonavano i responsabili della strage e l’ostinazione ribadita anche in quei giorni dalla istituzioni si Marzabotto che reclamvano la punizione per il comandante tedeschi che aveva ordinato l’ecatombe della popolazione del paese emiliano.

  2. Sono il Collega nella foto e confermo con vero piacere sia il ricordo dell’evento che la qualità della collaborazione. Un memore saluto

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