“Una pandemia e 10.000 medici inoccupati in Italia”. La rabbia di Cristina, giovane medico che ancora attende il suo posto

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Tantissimi laureati in medicina, pochissime borse di specializzazione: questa è la situazione che si presenta per tutti coloro che hanno deciso di dedicare la loro vita a quella passione e dedizione che solo chi sceglie di fare il medico conosce. In Italia infatti c’è un vero e proprio problema per quanto riguarda l’imbuto formativo e cioè lo scarto tra il numero di borse di studio destinate agli specializzandi e il reale numero dei laureati annui in medicina, comportando così un gap ogni anno tra chi resta dentro e chi rimane fuori e aumentando sempre più il precariato. Ad oggi si contano circa 10mila medici laureati che ancora aspettano il loro posto, solo quest’anno nel 2020 i candidati alle borse di studio erano circa 23mila e i posti disponibili solo 14mila, comprese le borse di studio regionali. Va da sé che il numero dei laureati che è destinato a rimanere inoccupato è molto elevato e, considerando che una laurea in medicina non è spendibile in nessun altro percorso, non ci lamentiamo poi se i nostri ragazzi scappano all’estero, se quei “cervelli in fuga” sono sempre e solo italiani.
Molte sono le proteste a riguardo, molti i giovani medici delusi da un sistema che non li tutela e che non da la possibilità di continuare il loro percorso di studio: perchè, è bene ricordare, la specializzazione fa parte a tutti gli effetti del percorso formativo di un medico, non è una libera scelta.

Se il Covid ha mostrato a tutti noi immagini di reparti intasati, medici straziati, infermieri che dormivano in sala operatoria dopo turni estenuanti, è doveroso sottolineare che la pandemia, seppur in modo brutale, ha messo in luce un aspetto già esistente della sanità italiana che, nonostante presenti difficoltà in termini di occupazione e salari, viene sempre messa tra le ultime priorità del Governo.
Ne abbiamo parlato con Cristina Marcello, giovanissimo medico classe 1993, appassionata e battagliera che, dopo una laurea il 19 luglio 2019, ancora non ha notizie riguardo il suo percorso formativo ed è costretta ad attendere, senza certezze, l’avvio della sua carriera.

Pochi medici negli ospedali, troppi laureati inoccupati: com’è la situazione ad oggi?
Ad oggi la situazione ha raggiunto il culmine della gravità: da una parte a causa della pandemia da covid-19, la quale ha scoperchiato profondi problemi di ordine organizzativo ed occupazionale che investono il nostro sistema sanitario nazione ormai da anni, dall’altra per il graduale aggravamento del cosiddetto “imbuto formativo”, un grosso bacino di precariato che anno dopo anno raccoglie un numero sempre maggiore di giovani medici, privati del diritto di poter portare a termine il proprio percorso formativo. Ad oggi, i laureati che vedono interrotto il proprio percorso post lauream, cadendo così nel grande imbuto, sono poco meno di 10mila… E siamo nel bel mezzo di un’emergenza sanitaria di carattere mondiale!

Le borse di studio di specializzazione non eguagliano il numero di laureati in medicina: cosa comporta questo gap?
Il gap che si viene a creare a fronte di un insufficiente numero di contratti di specializzazione rispetto al numero di laureati annui porta precariato nella classe medica, carenza di specialisti nei nostri ospedali, lunghe liste d’attesa, un numero crescente di domanda, soprattutto in regime privato, una maggior spesa da parte dei cittadini. E spesso una spesa più elevata non è sinonimo di maggior qualità. I nostri ospedali rimangono i migliori centri in cui i cittadini italiani possano ricevere cure. Questo gap, infine, porta migliaia di medici a diventare inevitabilmente precari, un susseguirsi di contratti a tempo determinato che non culmineranno mai nella conclusione del percorso formativo, ma contribuiranno semplicemente a renderli dei “medici a metà”.

In assenza di una borsa di studio di specializzazione quale strada alternativa può intraprendere un laureato in medicina?
Un medico in assenza di specializzazione può essere impiegato nella continuità assistenziale, meglio conosciuta come guardia medica, nella sostituzione di medici di base o pediatri di libera scelta, ad oggi può entrare a far parte delle unità speciali di continuità assistenziali dedicate alla gestione dell’emergenza covid o lavorare nelle case di cura per anziani. Ci sono diverse possibilità: io personalmente ho fatto esperienza in questo campo ed è stato utilissimo, sia per apprendere sul campo nuove conoscenze, sia per cominciare a crearmi un’ identità professionale. Lo consiglierei a tutti, ma per un tempo limitato.

I reparti sono davvero vuoti e i medici sfiniti da orari e turni indecenti?
Uno slogan utilizzato ultimamente da noi giovani medici in attesa di una borsa di specializzazione diceva “In Italia non mancano medici ma specialisti”. Negli ospedali in effetti mancano specialisti e nei prossimi anni, con il cambio generazionale e i pensionamenti, la situazione si aggraverà. Alcune specializzazioni ne risentono più di altre: medici costretti a turni disumani per coprire le richieste, rinnovo dei contratti bloccati, sfiducia crescente nella classe medica e nella sanità, che dovrebbe essere il fiore all’occhiello dell’Italia. È un gran peccato perché noi medici, dai più giovani ai più maturi, vorremmo fare tanto per il nostro sistema sanitario nazionale, ci crediamo, ma mancano le risorse ed una buona organizzazione.

La borsa di studio di specializzazione fa parte del percorso formativo di tutti i medici, non avere la possibilità di ottenerla si tratta quindi della negazione al diritto allo studio?
Certamente. Ed è per questo che qualche mese fa tutti noi ci siamo risentiti sentendo chiamare  questo nostro diritto con l’appellativo di “sogno”, da un ministro. Non è un sogno, è una tappa obbligata per concludere un percorso formativo, inizia con i sei anni di università per i quali lo stato investe molti soldi. Da qui, infatti, sorge la nostra perplessità: perché lasciare a metà un investimento che oltretutto determinerà la qualità e la quantità di cure che dovrebbero essere garantite alla popolazione italiana? La laurea in medicina, inoltre, è poco spendibile. Ad oggi un medico senza specializzazione è un precario.

Perchè, secondo te, il Ministero non aumenta il numero di borse di studio investendo nella sanità?
L’aumento delle borse è stato proporzionale all’allargamento dell’imbuto formativo. Di anno in anno i medici rimasti senza borsa di specializzazione sono aumentati per accumulo e così il numero di candidati al concorso di specialità; di conseguenza si è reso necessario un aumento delle borse, comunque mai abbastanza cospicuo da arginare il problema.

Il Covid ha messo dunque in luce una problematica già esistente: è vero che, con la pandemia, sono stati abilitati tutti i medici senza esame di stato?
Sì, da quest’anno non sarà più necessario l’esame di stato, e mi sento di dire “finalmente”. Il corso di laurea è diventato abilitante. I neolaureati del 2020 hanno infatti partecipato al concorso di specializzazione, il 22 settembre, con me e i miei colleghi laureati nel 2019. Eravamo davvero moltissimi candidati.

Cosa mi dici del ricorso presentato da tre categorie di specializzazione, che ha creato parecchio scalpore, motivo per cui ancora oggi non sono uscite le graduatorie di quest’anno?
Non mi sento di colpevolizzare nessuno se in Italia tutto è permesso e la legge lascia spazio all’interpretazione. Questo ricorso ha bloccato la pubblicazione della graduatoria, attesa per il giorno 5ottobre, e di conseguenza tutte le procedure di assegnazione e d’iscrizione. Ironia della sorte, il ministero ci ha comunicato la sospensione il giorno 5 ottobre; da allora siamo in un limbo e attendiamo il 26 ottobre per ulteriori aggiornamenti.

Come pensi potesse essere gestita la situazione, anche a fronte della pandemia Covid?
Durante questa emergenza sanitaria l’Italia ha fatto del proprio meglio e dentro gli ospedali si è fatto ancor di più. Non mi sento di suggerire un modello di gestione ed organizzazione ideale, credo che nessuno ad oggi, a livello di mondo, l’abbia raggiunto. Era imperativo però che questa situazione portasse ad una reazione delle istituzioni, ad una riorganizzazione generale con lo scopo unico di colmare le carenze e di risanare il sistema sanitario nazionale con investimenti finalizzati.

Quali proposte potrebbero essere davvero realizzabili per garantire a tutti i laureati in medicina una borsa di studio?
Le proposte, nate ormai molti anni fa ma mai prese in considerazione, sono rappresentate dai contratti formazione-lavoro e dall’estensione delle scuole di specializzazione agli ospedali regionali. Il problema della carenza di borse di specializzazione e di futuri specialisti potrebbe essere risolta estendendo alle regioni la possibilità di finanziare i contratti di specialità e dislocando gli specializzandi in ospedali regionali non universitari, con un sistema di rotazione sistematico. Inoltre, sarebbe auspicabile dar luce ad una vera e propria riforma del sistema con l’istituzione di contratti formazione lavoro che risolverebbero il problema del precariato, la carenza di medici all’interno delle strutture ospedaliere e aumenterebbero l’autonomia e l’esperienza degli specializzandi, che sono dei veri e propri medici in formazione.

Cristina Marcello è giovane ma ha le idee molto chiare: ha scelto la sua strada che, con fatica e passione, sta cercando di portare avanti. Se spesso inquadriamo i giovani come la generazione distratta e sfaticata per eccellenza, ricordiamoci che esistono ancora piccoli grandi sognatori che, nonostante gli ostacoli di un paese forse disorganizzato su tematiche primarie, ancora hanno la voglia di lottare e di battersi per quel futuro che si meritano.

Bianca Leonardi
Bianca Leonardi
Classe 1992, Lucca. Una laurea in giornalismo e tanta voglia di dar voce a chi troppo spesso resta in silenzio. Lavoro da anni nella comunicazione e nell'organizzazione di eventi, saltando tra musica, teatro e intrattenimento. Perché "Lo Schermo"? Perché siamo giovani, curiosi e affamati di futuro.

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