Un eroe sconosciuto, di Lucca. Il Colonnello Umberto DIANDA 

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Sconosciuto ai più, Umberto DIANDA è un vero eroe lucchese; nato il 2 aprile del 1916 ha combattuto nella Seconda Guerra Mondiale, e si è meritato una Medaglia d’Oro e una d’Argento.

Era figlio di Adolfo DIANDA e Giorgina ROMANI. Incorporato di leva nel ’37, fu assegnato al 3° Reggimento fanteria carri. Al termine della leva, fu congedato con il grado di Caporal Maggiore, nell’agosto del 38, segno di un ottimo comportamento in servizio, meritevole della più alta promozione. Fu richiamato per “istruzione” nell’agosto del ’39, …la guerra appariva imminente ormai, e quindi venne successivamente assegnato al 32° reggimento Fanteria carrista impiegato in operazioni sul fronte occidentale. Nel 1940 partì da Napoli per l’Africa Settentrionale assegnato al 4° Reggimento di fanteria carristi con l’incarico di pilota carro M 11/39, un carro armato leggero, armato debolmente con un pezzo da 37 assolutamente inefficace contro le corazzature dei carri Matilda inglesi. Nei combattimenti contro gli inglesi di Sidi El Barrani, a Alam Abu Hileiuat il suo carro venne preso in pieno da una cannonata che lo ferì gravemente e uccise alcuni membri dell’equipaggio. 

Per il suo valoroso comportamento si guadagnò una Medaglia d’Oro al valor Militare concessa rarissimamente ad un “vivente”!

«Pilota di un carro armato “M/11“, durante aspro combattimento con forze corazzate avversarie cinque volte più numerose, manovrava con intelligente spirito di iniziativa e con sovrano coraggio il suo carro spostandosi dall’uno all’altro dei settori più battuti dal nemico, cui infliggeva sensibili perdite. Serenamente votato alla morte, avendo piena coscienza della necessità di sostenere l’urto nemico, per evitare il crollo di tutto il nostro dispositivo e l’annientamento dei reparti appiedati, opponeva alla materiale superiorità avversaria tanto impeto e tanta decisione da frenare lo slancio dei carri inglesi che tentavano di sfondare la nostra linea. Gravemente ferito alla testa, alla gola, ad un braccio e ad una gamba, da un colpo di cannone che uccideva gli altri due uomini dell’equipaggio, non desisteva dal combattere, alternando il pilotaggio al fuoco, per effettuare il quale doveva fermare il carro e spostarsi fino al cannone rimovendo i corpi esanimi che ingombravano il limitatissimo spazio. Malgrado la perdita di sangue, che sgorgava copioso dalle ferite, persisteva nel titanico sforzo. Colpito il carro da altre tre cannonate che miracolosamente risparmiavano il motore ed egli stesso straziato da nuove schegge, riusciva con supremo sforzo di volontà a portarsi nelle nostre linee e abbandonava le leve di pilotaggio solo davanti al posto di medicazione. Credendo che gli altri componenti dell’equipaggio fossero svenuti, ma ancora vivi, esortava i medici a non preoccuparsi di lui e a medicare i suoi compagni. Esempio di incomparabile abnegazione, di sublime eroismo. Alam Abu Hileiuat (Africa Settentrionale), 19 novembre 1940».

Per le gravi ferite ricevute venne ricoverato nell’ospedale da campo 311 e successivamente tornò in combattimento con il 115° Reggimento di fanteria “Marmarica” a Barce, nel gennaio del ’41. Sempre sui carri armati, questa volta sui più moderni (…!) M13/40, che almeno avevano una capacità operativa un poco migliore dei precedenti M11.

Si ammalò di malaria e venne inviato in convalescenza in Italia. Qui venne promosso per meriti di guerra al grado di Sergente Maggiore e successivamente venne promosso Sottotenente di complemento di fanteria; quindi fu assegnato al Deposito del 4° Reggimento fanteria carrista, dove si trovò al momento dell’armistizio dell’8 settembre 1943. 

Il 1 Ottobre raggiunse Lucca, dove entrò a far parte del Comando Militare di Lucca, una formazione di ex militari che avevano deciso di combattere i tedeschi e i fascisti. Con una squadra di 7 patrioti effettuò una importante azione a fuoco contro le truppe tedesche a San Pietro a Vico, mettendole in ritirata. Rimase in servizio fino alla Liberazione del settembre 1944.

È stato riconosciuto “partigiano combattente”, ha avuto la promozione a Colonnello, ed è stato insignito anche della Medaglia d’Argento al Valor Militare.

«Valoroso ufficiale, già decorato di Medaglia d’Oro al V.M., rifiutava sdegnosamente ogni collaborazione con gli oppressori della Patria, partecipando attivamente, tra continui rischi, alla lotta clandestina. Instancabile nell’opera altamente patriottica, sprezzante dei continui pericoli cui si esponeva, riusciva ad infondere nei collaboratori, con l’esempio trascinatore, salda fede nei destini della Patria. Nei giorni della liberazione di Lucca, unitamente a pochi ardimentosi, con audace azione attaccava in località San Pietro a Vico un nutrito presidio nemico che costringeva a ritirarsi facilitando così l’avanzata del comando alleato. Esempio di cosciente eroismo e di elevato spiriti di sacrificio. Lucca, 1 ottobre 1943-19 settembre 1944. Militare 

Dopo il settembre del ’44 si congedò ed entrò a far parte del Ministero delle Finanze come impiegato civile. È morto il 2 febbraio 2005 a Lucca dopo esser stato a lungo Presidente Onorario della locale Associazione Mutilati ed Invalidi di Guerra.

Il Presidente della Repubblica Ciampi ha espresso alla consorte Signora Ludovica Giampaoli le sue condoglianze per la morte.

“Ho appreso con animo rattristato la notizia della scomparsa del Colonnello in pensione Medaglia d’Oro al Valor Militare Umberto Dianda.

Egli seppe essere esempio di dedizione alla Patria, di senso del dovere e di indomito coraggio sia in Africa settentrionale sia da partigiano combattente.

Quale Presidente Onorario dell’Associazione Mutilati e Invalidi di guerra di Lucca non mancò di vivificare l’esempio del proprio valore.

In questa triste circostanza, giunga a Lei, gentile Signora, l’espressione del più solidale cordoglio.”

Il Presidente Ciampi ha inviato, altresì, al Generale CC M.O.V.M. Umberto Rocca, Presidente delle Medaglie d’Oro al Valor Militare, un messaggio nel quale afferma che il Colonnello Dianda “seppe essere esempio di incomparabile abnegazione e di sublime eroismo nel compiere il proprio dovere militare in Africa settentrionale e quale partigiano combattente diede sempre prova di spirito di sacrificio e di indomito coraggio“. Roma, 2 febbraio 2005

A lui è intitolata la strada di collegamento che va dalla Rotonda Martinelli sul Brennero, all’Acquacalda.

Vittorio Lino Biondi
Vittorio Lino Biondi
Sono un Colonnello dell'Esercito Italiano, in Riserva: ho prestato servizio nella Brigata Paracadutisti Folgore e presso il Comando Forze Speciali dell'Esercito. Ho partecipato a varie missioni: Libano, Irak, Somalia, Bosnia, Kosovo Albania Afganistan. Sono infine un cultore di Storia Militare.

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