Un africano mangia un gatto arrosto a colazione e i problemi sono l’immigrazione e povertà, ma chi sta dalla parte degli animali?

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Ieri, in un anonimo caldo martedì di fine giugno, mi sono chiesto più volte se la mia vita fosse stata migliore durante il lockdown. Ho provato a immaginare molteplici soluzioni per convincermi che alla fine, la normalità, la vita come abbiamo sempre condotto, è un nostro diritto sacrosanto. Perché tornare a barricarsi tra le mura di un appartamento a sfornare lasagne alla bolognese, organizzare meeting in videoconferenza e ballare Mamacita con i nostri figli adolescenti alle prese con Tok Tok? Perché, indubbiamente, si stava meglio. 

Nessuno ci diceva cosa fare ogni giorno, la sveglia non suonava, le notizie erano sempre le stesse, quella più importante del giorno era il bollettino della protezione civile e perlomeno, mentre la mattina parlavamo con i vicini con i quali fino a quel momento non avevamo scambiato nemmeno la porta per entrare e uscire dal condominio, speravamo ed eravamo quasi convinti, che avremmo ritrovato un mondo migliore. 

E invece eccolo qua, il mondo. Quello delle persone che chiedono diritti, garanzie agli stati, soldi per fare la spesa al supermercato, che scendono in piazza per l’uguaglianza, l’umanità, la pace. Ecco il mondo in cui tutti hanno ragione e tutti ce l’hanno con tutti, dove opinioni e fatti ormai si confondono perché che differenza c’è se una notizia medica ce la dice un dottore o un barista, è la stessa cosa. Tutti abbiamo una pagina bianca dove imprimere il nostro pensiero. Non ce l’hanno gli animali, quelli non parlano, si dice non abbiano l’intelligenza dell’uomo, non abbiamo sentimenti, emozioni. Insomma, sono scemi da tenere al guinzaglio o se si è più alla moda, nella borsetta di Dior. Cani, gatti, piccoli animali selvatici non c’è differenza. Tutti al guinzaglio stile peluche, quando va tutto bene, come ci piaceva dire solo qualche mese fa.

Perché se va male si finisce arrosto, in mezzo alla strada di un anonimo paese della Val d’orcia nel livornese, Campiglia Marittima, dove un uomo originario della Costa d’Avorio per colazione si è cucinato un gatto. Apriti cielo: al bar di Facebook è scoppiato il finimondo. Da una parte quelli del “prima gli italiani”, dall’altra i “buonisti”, da una parte quelli che vorrebbero rimandare a casa (magari anche con due calci nel sedere) l’immigrato, dall’altra quelli che mettono in evidenza il grave stato di povertà dell’uomo. Addirittura una ragazza di Pontedera, dice faccia parte del movimento delle Sardine (che, per restare in tema, sono buone marinate), ha dichiarato che “questo ragazzo straniero aveva fame, è istinto di sopravvivenza”. Quindi si può fare? D’altronde quanti animali vengono mangiati ogni giorno? Milioni? Miliardi? E se non sei vegetariano non puoi indignarti. Questo è il mondo ragazzi miei, una parte contro l’altra, ma nessuno che ha centrato il punto. Chi sta dalla parte del gatto? Nessuno. Così vuole la politica di oggi, divisiva, invadente e pronta a sguazzare dentro qualsiasi orrore. Ci vogliono arrabbiati, razzisti o sardine, ben identificabili e manovrabili. Si sposta l’attenzione su immigrazione e povertà e nel frattempo altri animali muoiono torturati, nell’indifferenza generale. Come l’orso del Trentino che ha ferito due cacciatori, ripeto due cacciatori, che il pensiero umano ha deciso di abbattere, e migliaia di cinghiali che capita vadano a cercare cibo in qualche pollaio e per questa colpa vengono sterminati. Avevano fame, ma non è importante per nessuno. Nemmeno per quelli che non molto tempo indietro condividevano le immagini dei koala e dei canguri carbonizzati nell’incendio in Australia, aggiungendo l’emoji con la lacrimuccia. Da che parte state quindi? Sicuramente non con gli animali, perché il primo passo verso un mondo migliore dovrebbe essere quello di riconoscere che la vita di un animale vale quanto la nostra. Vale quanto le vite delle tante persone più deboli che ogni giorno muoiono a causa della violenza di qualche bastardo. Ma non è così purtroppo, perché c’è ancora chi gli animali li mangia a colazione. 

Andrea Spadoni
Andrea Spadonihttp://www.andreaspadoni.com
A 25 anni potevo aver già fatto tutto: il diploma di ragioniere, il lavoro in banca e la villetta a schiera. Non è andata così. Sono un giornalista mio malgrado, e oggi mi guadagno da vivere aiutando le persone a comunicare su internet, ma il mio sogno è sempre stato quello di tagliare il prosciutto di Parma al banco di una gastronomia.

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