Turismo, traffico, ticket: le 3 “T” che richiedono rispetto, decoro e dignità in tutta la città

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C’erano una volta sentimenti e atteggiamenti che dimostravano affetto, deferenza, riguardo e stima sia nei confronti delle persone come nei confronti dei luoghi o delle istituzioni. Certo erano altri tempi. La domanda comunque resta: veramente è impossibile pretenderne una riscoperta, dunque un ritorno al rispetto, al decoro e alla dignità?

Una domanda che si lega sempre più anche alla valorizzazione turistica della città di Lucca; fenomeno in costante crescita, sicuramente amplificatosi in questi ultimi due anni, dopo il triste periodo segnato dalla pandemia da SARS-CoV-2, anche grazie al rinnovato impegno della amministrazione comunale di Lucca.

Ieri, domenica 18 febbraio 2024, era una bellissima giornata primaverile. Grazie al periodo caratterizzato dal sole e dal clima mite si sono visti moltissimi turisti nel centro storico. Folla un po’ ovunque; in Anfiteatro per l’atteso show dei PanPers, per gli altri eventi di Lucca in Maschera in piazza San Francesco, oppure al Teatro del Giglio per la Madama Butterfly. Tutto bello, se non fosse per alcuni dettagli. Per esempio l’invasione di oltre una decina tra furgoni e camion in piazza San Martino e piazza Antelminelli. Erano indispensabili? Erano il miglior biglietto da visita turistico per chi voleva scattare una foto alla chiesa cattedrale e agli altri edifici adiacenti?

Questa immagine dimostra l’impossibilità di scattare foto alla facciata di San Martino se non guardando la sola parte più alta. Anche la presenza dei cestoni dei rifiuti al centro della piazza non contribuisce a migliorare l’immagine di un angolo del centro cittadino fra i più ricchi di storia e cultura.

Da evidenziare inoltre l’impossibilità di accedere alla chiesa di San Giovanni dalla scala laterale oppure dalla rampa per chi deve entrare in carrozzella per la presenza dei banchi del mercato antiquario. Anche questo non è certo segno di rispetto, decoro e dignità.

Non mancavano, sugli scalini della chiesa, anche sul lato verso piazza Antelminelli, ricordi forse delle ore serali e notturne: bicchieri di plastica in parte ancora pieni di bevande di vari colori, mozziconi di sigarette, pacchetti vuoti delle sigarette, fazzolettini sporchi, teli di plastica verde, ecc. Talvolta gli avventori del sabato notte dimostrano di non essere soltanto irrispettosi ma anche molto distratti, così arrivano a perdere telefoni cellulari, chiavi o anche portafogli che finiscono sotto i grandi portoni della chiesa cattedrale. All’apertura domenicale di San Martino, alle ore 10:00, si presentano alla porta della chiesa ragazzi o ragazze non per una preghiera ma… pregando gli addetti di cercare dentro la chiesa quello che hanno perduto la notte precedente.

D’altra parte se è giusto e doveroso garantire la migliore immagine possibile della città, sia per i residenti come per i visitatori, nello specifico di una piazza a così alta attrazione turistica (pensiamo che nel 2023 si sono staccati oltre 305.000 biglietti negli spazi del complesso museale della cattedrale, compresi i biglietti omaggio) è necessario chiedere altrettanto rispetto ai turisti. Un rispetto che purtroppo talvolta manca.

Il ritorno alla normalità dopo l’emergenza pandemica è sempre più evidente proprio dai flussi turistici e sta cambiando il ruolo degli addetti e dei “volontari dell’Arcidiocesi” che vennero impegnati nei mesi della pandemia all’ingresso delle varie chiese per controllare le prenotazioni ovvero per registrare i nomi e il recapito telefonico dei fedeli. Ciò appare oltremodo evidente nelle chiese che hanno maggiore attrazione turistica, come la cattedrale di San Martino, vuoi per i contenuti storici e/o artistici presenti, vuoi per la presenza di un ticket a cui molti si oppongono, inventandosi “bisogni di preghiera” al solo fine di aggirare il versamento di qualche euro. Turisti che sostengono di voler entrare in chiesa per pregare portandosi dentro macchine fotografiche al collo, cartine e/o guide turistiche, talvolta anche zaini e trolley oltre all’immancabile telefono cellulare in grado di scattare fotografie o registrare video.

Da oltre un anno si assiste a un buon numero di “sedicenti fedeli” che la domenica mattina accedono (fra le ore 10:00 e le 11:30) in San Martino, fanno un giro degli altari, usano i telefoni cellulari per scattare foto, spesso chiedono anche dove si trova la tomba di “santa Ilaria” (sic), poi dopo pochi minuti escono, probabilmente soddisfatti di aver risparmiato i 3 euro della visita turistica, senza alcuna vergogna o rimorso nel passare di fronte agli stessi addetti che, poco prima, avevano spiegato loro che si entrava in chiesa solo per partecipare alla Messa, dunque che si doveva rimanere fino al termine della stessa celebrazione.

Chi si permette di far notare a questi anomali turisti, prima o dopo l’accesso, che il loro bisogno di preghiera può/poteva essere appagato anche dall’esterno della chiesa, ovvero anche dalla loro residenza (visto che ogni autentico fedele dovrebbe sapere che la preghiera è buona da qualsiasi luogo si elevi) oppure che la loro uscita repentina dalla chiesa ha confermato una finalità della visita diversa dal partecipare alla Messa, ottiene spesso parole di risposta offensive, ingiuriose, addirittura minacciose di rivolgersi a presunte autorità civili, giudiziarie, ecclesiastiche, ovvero a qualche trasmissione televisiva che, in stile spettacolare ma non giornalistico, cerca di evidenziare truffe vere o presunte.

Particolarmente ostili appaiono i finti fedeli che evidentemente non sanno che la Messa è la preghiera per eccellenza. Al di là del problema ticket non è rispettoso che decine di turisti si muovano all’interno della chiesa, spesso con abbigliamento veramente minimale, quello stesso che fino a qualche anno fa si vedeva solo sulle spiagge, entrando anche con cani o gatti. Ciò rappresenta una distrazione per i fedeli che partecipano alla Messa ma anche una totale mancanza di rispetto, la stessa che porta poi ad abbandonare ovunque, anche nel pronao di San Martino, bottiglie di vetro (talvolta rotte), bicchieri ancora in parte pieni di birra o aperitivi, fazzolettini, avanzi di cibo, altri tipi di rifiuti. Anzi talvolta rifiuti e avanzi di panini o tranci di pizza sono stati lasciati direttamente sulle panche della chiesa cattedrale, accanto alle lattine vuote. Non mancano poi i turisti, ma forse anche i fedeli, che non rinunciano al telefono cellulare sempre acceso e con la suoneria a volume massimo, tanto che ogni tanto si sentono squilli o musichette di vario tipo. Proprio ieri mattina il rettore della chiesa cattedrale, don Marco Gragnani, ha invitato a silenziare i cellulari proprio mentre uno stava squillando, quasi la termine della sua omelia.

Eppure ci sono cartelli, anche in più lingue, che spiegano che le visite turistiche sono consentite in certi orari (la domenica dopo le 11,45 terminata l’unica Messa in San Martino). Spesso anche le guide turistiche sembrano non conoscere gli orari e le modalità di accesso, chiedono di entrare con le loro comitive oppure si mettono a spiegare quanto presente sulla facciata della cattedrale utilizzando amplificatori portatili della voce che si sentono anche all’interno della chiesa.

Il tema del ticket nelle chiese resta di attualità, a Lucca come in altre città italiane. Se ne sono avute dimostrazioni concrete anche ieri mattina in San Martino, fino a situazioni di aperto contrasto e di ostilità da parte di chi rifiuta sia l’introduzione del ticket sia il fatto che una chiesa sia destinata anzitutto alla preghiera comunitaria.

Dobbiamo ricordare che già nel 2012 la Conferenza Episcopale Italiana si era espressa riaffermando il principio, tipico della tradizione italiana, dell’apertura gratuita delle chiese, come luoghi dedicati primariamente alla preghiera comunitaria e personale. «Tale regola – veniva specificato – deve applicarsi anche alle chiese di grande rilevanza storico-artistica, interessate da flussi turistici notevoli: è fondamentale che il turista percepisca di essere in un luogo sacro e si comporti in maniera adeguata e rispettosa. In linea di principio, è da escludersi che l’accesso alle chiese aperte al culto sia condizionato al pagamento di un biglietto di ingresso. Ciò vale sia per le chiese di proprietà di enti ecclesiastici che per quelle dello Stato, di altri enti pubblici e di soggetti privati. In caso di grandi flussi turistici, è possibile contingentare il numero delle presenze, per assicurare la conservazione e la sicurezza del bene. Fatto salvo il principio che l’edificio principale della chiesa deve essere liberamente accessibile per la preghiera, è permesso esigere il pagamento di un biglietto per la visita a parti del complesso chiaramente distinte, quali, per esempio, la cripta, il tesoro, il battistero, il campanile, il chiostro o una singola cappella».

Lo stesso documento evidenziava ancora che: «Le comunità cristiane accolgono nelle chiese come ospiti graditi tutti coloro che desiderano entrarvi per pregare, per sostare in silenzio, per ammirare le opere d’arte sacra in esse presenti. Ai turisti che desiderano visitare le chiese, le comunità cristiane chiedono l’osservanza di alcune regole riguardanti l’abbigliamento e lo stile di comportamento e soprattutto il più rigoroso rispetto del silenzio, in modo da facilitare il clima di preghiera: anche durante le visite turistiche, infatti, le chiese continuano a essere “case di preghiera”».

Nella cattedrale di San Martino tra i vari capolavori presenti spicca il monumento funebre di Ilaria del Carretto, che non si trova nella chiesa ma nella sagrestia. Proprio questo monumento richiama i turisti che devono pagare il biglietto d’ingresso. Tra gli altri capolavori ci sono la Sacra Conversazionedel Ghirlandaio, l’Ultima Cena del Tintoretto e la pala d’altare di Fra’ Bartolomeo oltre al Volto Santo attualmente in restauro.

Anche il sito ufficiale della chiesa cattedrale (https://www.museocattedralelucca.it/cattedrale-lucca/) specifica che il biglietto intero di 3 euro è richiesto per vedere Ilaria del Carretto e cattedrale mentre è gratuito per bambini sotto i 6 anni, disabili con accompagnatore, guide turistiche, Forze dell’ordine, residenti di Lucca e Provincia, sacerdoti, religiosi e religiose, pellegrini.

La possibilità dell’istituzione di un biglietto d’ingresso a pagamento come abbiamo visto è espressamente prevista per la visita a parti circoscritte e distinte del corpo di fabbrica, quali la cripta, il tesoro, la sagrestia, il battistero, il campanile, il chiostro, le cappelle laterali, ecc. Un’ipotesi, questa, già comunemente ammessa in precedenza e che non crea particolari difficoltà, poiché non determina problemi di interferenza con la fruizione cultuale (l’edificio principale, in tali casi, resta a disposizione per la preghiera).

Nel caso del monumento funebre di Ilaria del Carretto sarebbe possibile anche un accesso diverso alla sagrestia (ci sono almeno altre tre porte, che non coinvolgono la chiesa) ma alla fine è preferibile passare proprio dalla chiesa, approfittando dell’occasione anche per vedere altri capolavori. Da valutare anche il tema delle fotografie, ormai reso incontrollabile dall’uso dei telefoni cellulari che non richiedono il flash. Di fatto in varie chiese italiane, anche al fine di raccogliere le risorse necessarie alla manutenzione, alla pulizia, alla vigilanza, ecc. è previsto che i visitatori che desiderano effettuare fotografie o registrare video per uso personale e non a scopo di lucro o di studio, hanno l’obbligo di acquistare un ticket per ottenere l’autorizzazione ad effettuare le stesse riprese fotografiche. Dunque si paga per qualsiasi tipo di scatto realizzato con ogni tipo di apparecchio: macchine fotografiche su pellicola o digitali, cellulari, tablets e smartphones compresi.

Sicuramente non è facile per alcune cattedrali o basiliche risolvere il problema della sostenibilità economica, coprendo i costi per l’apertura, la manutenzione, la sicurezza, i restauri. Costi spesso enormi, che portano a vedere la bigliettazione come una delle principali fonti di finanziamento. Se quasi tutte richiedono ormai un ticket per accedere a porzioni dei complessi monumentali come battisteri, campanili o musei, alcune sono costrette a porlo anche per la chiesa.

Resta sempre il richiamo fondamentale al rispetto, al decoro, alla dignità che è valido ovunque e per chiunque. Se è in corso una celebrazione o comunque un evento nelle piazze, nei palazzi pubblici, nelle chiese, nei musei, ecc. dovrebbero fermarsi le visite, per evitare movimenti e garantire il silenzio che è sempre necessario per seguire con lo spirito giusto l’evento stesso.

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2 Commenti

  1. Come darle torto?
    Purtroppo il fenomeno, democratico o meno che sia il diritto a muoversi nel mondo, accade non solo nella vostra bella città ma, anche, in altre ove, forse per legge?, si sia data la possibilità, peraltro, di aprire attività facilmente ove la si voglia; mentre, una volta, vi erano ferree regole al riguardo: tot metri da un bar se già ne sussisteva un altro, tot metri da un negozio ad un altro della stessa attività…
    Purtroppo, il problema si sta spargendo in molte grandi e piccole città: le grandi stanno subendo, probabilmente, la concorrenza delle vendite on line, e dai centri storici stanno scomparendo, lasciando una desolata visione di vetrine chiuse, i più famosi e rinomati negozi storici.
    Nei piccoli paesini, che erano rimasti un rifugio di storia nel passato, ove sembrava di vivere come si viveva cento anni fa, al contrario, si stanno aprendo tutte quelle uniche attività che, ormai, rimangono uniche anche nelle grandi città: una distesa infinita di bar, ristorazione, pizzerie, bed and breakfast…
    Tutto ciò che, attirando i turisti, spesso allontana, o rende la vita più difficile, anche economicamente, ad alcuni abitanti.
    Ciò che era bello e per cui valeva la pena di visitare un posto, così, forse si è trasformato in uno dei tanti posti tutti uguali nel mondo che, quindi, risulta ormai quasi inutile visitare, avendo perso ogni sua peculiarità individuale per cui valeva la pena di recarcisi: magari in punta di piedi, discretamente e con educazione e rispetto.
    Ormai, dappertutto, spianate di tavoli e camerieri e cartelli con menu e prezzi.
    Una spianata di “movida” continua ed uguale in tutto il mondo.
    Io Lucca la visitai una ventina di anni fa: bella, ordinata, pulita e, forse per il periodo, senza troppi turisti.
    Scattai anche delle belle foto… Una sola, al rivederla, mi lasciò deluso: perché nella bella solitudine non ricordo più di che via, ma via ove vi erano una serie di bancarelle ordinatamente chiuse a darmi il senso di calore che, inoltre, dà una luce un po’ piovigginosa nell’aria pulita e deserta, squallidamente splendida, dopo lo scatto mi accorsi che qualcosa aveva rovinato la perfezione della composizione, qualcosa che mi era sfuggito durante lo scatto. Un minuscolo pezzetto di carta gettato per terra che, per piccolo che era, rovinava tutta l’armonia dell’insieme.
    Ora, nelle città, tutte, divenute d’arte, figurano, addirittura, anche i numerosi cartelli gialli disseminarti dappertutto a dimostrare il valore storico di tale basilica, piazzetta, colonnina, scherzando oserei dire “sanpietrino”; c’è un cartello posto vicino ad ognuno di tali artistici oggetti, un enorme cartello giallo che ci spiega – da soli forse non lo capiremmo? – il motivo per cui tale storico oggetto debba incuterci rispetto per la sua storia.
    Ma, tale sfrenato ricorso a decine di cartelli gialli sparsi dappertutto, domando, non potrebbe rovinare la beltà delle stesse artistiche cose?
    Impossibile fare una foto che non comprenda, oltre alle auto parcheggiate e ed ai parcheggi spuntati come funghi, un antiestetico cartello giallo: come la metti, sopra, sotto, la macchina fotografica si
    fotograferà, ammesso che uno scatti la foto, un gigantesco cartello giallo che ci spiega perché quel che volevi fotografare sia così bello e importante!
    Un pensiero a parte per i camion e per un relativo evento che, probabilmente, mi ha portato ad un ricovero per malore in un reparto di neurologia di Roma, proprio la notte prima di un appuntamento preso con un tecnico ingegnere per ciò che mi era capitato in quella che trenta anni fa era un’oasi di pace sperduta in Toscana ove, a detta del dentista, “i cinghiali passeggiavano per il corso”; cosa interpretata da me in senso positivo.
    Ora, in un corso del centro storico largo pochi metri, in un posto ove una volta regnava la tranquillità e la pace come cento anni fa, ove poco fuori del paese vi erano le strade bianche, in un posto così meraviglioso, “il merlo è fuggito, e non è più tornato” – poi spiegherò.
    Dicevo, ora, in questo corso, regna la movida: paninerie, bruschetterie, birrerie, ecc., tutto ciò che finisce con “…rie” e potete immaginarlo, probabilmente c’è; tavoli dappertutto, ovvero in mezzo alla strada, cartelli gialli dappertutto, e il divieto di accesso ai camion, vado a memoria e mi scuso se sbaglio, per i camion di altezza superiore ai 2,90 metri, anche; perlomeno c’era all’epoca dei fatti.
    I fatti?
    Nel giro di quattro giorni il balcone del mio appartamento è stato colpito da due diversi camion e prima rotto in un punto dal primo, e, poi, in un altro punto, dal secondo camion.
    Tutto in regola: ordinanza sindacale, atto dovuto, a mio carico per… entro tot giorni ecc., altrimenti articolo 650 CP ecc. ecc. …
    In pratica i due corretti camionisti non hanno dovuto che inviare due righe alle loro assicurazioni e io, anziano e poco ormai avvezzo a guidare avanti e indietro tra Roma e la Toscana, l’onere, atto dovuto, di risistemare il balcone pericolante: ovvero preventivo di circa 7.000, 8000 euro da pagare anticipati in attesa che le assicurazioni mi rimborsino: speriamo completamente e che non ci siano problemi, vista la prima esigua offerta di una delle due. Perché io dovrò, giustamente, come da ordinanza, anche pagare un ingegnere che accerti ed asseveri che il lavoro sia a norma. E ed è giusto che tale tecnico sia pagato…
    Ma è giusto che non sia valutato anche il mio andare avanti e indietro e spendere soldi in benzina e in disagio psicofisico?
    E, questa volta, mi è andata anche bene: per altri danni avuti al balcone da camion in trenta anni circa, nessuno era stato così gentile, e corretto, da avvisarmi e da lasciare le sue generalità.
    Resta il fatto che, appena finita la storia, metterò in vendita la mia casa alla quale ero affezionato; perché, oltre che alla casa, ed ad alcune squisite persone, io ero molto affezionato al “merlo”; merlo che, ormai, “è fuggito e non è più ornato”: lasciando al suo posto, un posto divenuto, ormai, come tanti altri posti nel mondo.
    Spiegazione del merlo:

    L’ultimo merlo.

    C’era una volta
    un paese di là dal mare
    dove si sentiva
    un merlo cantare.
    Non è favola, è verità:
    il merlo era vero,
    cantava davvero,
    fischiava e zufolava
    il giorno intero,
    allegro e giocondo.
    Però era l’ultimo merlo
    rimasto al mondo.

    E la gente venne a sapere
    che in un paese così e così
    c’era un merlo da qui fin qui,
    eccetera eccetera.
    Immantinente
    cominciarono ad arrivare
    da tutte le parti
    in treno, in bicicletta,
    in automobile,
    in corriera e in motoretta,
    rombando e strombettando,
    per essere i primi a sentirlo
    quel magico merlo.

    Naturalmente,
    con tutto quel chiasso,
    non sentirono un bel niente.
    Stanchi e scontenti
    infine si ritirarono.
    Ma il merlo, spaventato,
    era fuggito e non è più tornato.
    E adesso al mondo
    non c’è più un paese
    dove si possa ascoltare
    un merlo cantare.

    Gianni Rodari.
    (Da: Il libro degli errori).

  2. In riferimento al mio precedente commento relativo al post, come una volta si usava fare nei cosiddetti “film di denuncia”, vorrei anche io specificare che,

    “quanto esposto nel commento stesso (a parte la splendida filastrocca “L’ultimo merlo” di Rodari, che mi sono permesso di citare) trattasi di racconto frutto di fantasia e che qualsiasi riferimento riferibile a cose, persone, enti, eventi, realmente accaduti, è puramente casuale”.

    Giuseppe C.
    (capisciamme).

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