La scorsa settimana i sindacati del mondo scolastico lucchese hanno organizzato uno sciopero con relativo sit-in di fronte alle scuole: docenti e personale ATA lamentano l’insufficienza delle risorse assegnate al sistema-istruzione già in condizioni ordinarie e, a maggior ragione, in una situazione d’emergenza come quella legata alla fase 3 del post coronavirus. A tal proposito abbiamo intervistato Donatella Buonriposi, Dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Lucca e Massa Carrara.
Il mondo della scuola chiede uno stop alla didattica a distanza e un ritorno all’interno degli istituti scolastici, in sicurezza, già a Settembre. Dott.ssa Buonriposi, cosa risponde ai sindacati?
Tutti quanti noi desideriamo tornare alla normalità e, quindi, ad una relazione di apprendimento-insegnamento tradizionale. La didattica a distanza è stata sicuramente una grande opportunità e continuerà ad esserlo, perché abbiamo visto quanto sia importante avere delle infrastrutture efficienti anche dal punto di vista tecnologico. Tuttavia l’insegnamento si basa molto sui rapporti alunno-docente, alunno-alunno e famiglia-scuola: non possiamo disconoscere questi elementi perché sono fondamentali per la crescita armonica e regolare dei nostri ragazzi. Noi desideriamo tornare alla normalità in condizioni di totale sicurezza, ma è inutile negare che le scuole si troveranno ad affrontare vari problemi. Il primo banco di prova sarà senza dubbio l’esame di maturità, che, sebbene coinvolga un numero limitato di studenti, ci darà già delle linee su come ripartire a Settembre. A tal fine si sono costituiti anche dei tavoli tecnici per capire come garantire al massimo la sicurezza all’interno degli istituti, ma i dirigenti scolastici avranno comunque il loro bel da fare.
I sindacati lamentano che da parte vostra non c’è stata alcuna disponibilità al potenziamento degli organici di personale docente e ATA e che, addirittura, in un momento delicato come questo c’è stato un taglio di 43 posti di personale docente nel territorio lucchese. È vero?
No, qui c’è stata un’interpretazione errata. I sindacati – e io per sindacati intendo solo i confederali che partecipano ai tavoli delle trattative con il Ministero – sono stati allertati proprio dal nostro Ufficio quando abbiamo visto i tagli dettati dal Ministero prima e dall’Ufficio Scolastico Regionale dopo. Perché, per intendersi, a livello ministeriale ci sono stati dei tagli che sono naturalmente ricaduti sull’Istituto Scolastico Regionale e di conseguenza su di noi, che siamo l’ultimo anello della catena e ci troviamo semplicemente ad attuare le direttive che arrivano dal Ministero e dalla Regione. Devo dire che ho portato avanti anche una battaglia personale, mettendomi addirittura contro i miei superiori, perché ho subito evidenziato che era inaccettabile un taglio di tale portata in un momento come questo. Perché, vede, i nostri Uffici sono a diretto contatto col territorio, quindi siamo noi che realmente conosciamo i problemi e, spesso, siamo sempre noi che dobbiamo mettere delle toppe cercando di ridurre al minimo danni che, talvolta, derivano dall’applicazione di norme che affondano le loro radici nel tempo. Ovviamente ci sono state manifestazioni di protesta, come quelle davanti al Provveditorato (ndr: oggi Ufficio Scolastico Territoriale) da parte dei COBAS, con i quali peraltro ho parlato e mi sono confrontata. Però quando si arriva a mettere gli striscioni di fronte all’Ufficio Territoriale ormai è tardi, perché vuol dire che non si è stati capaci di intervenire prima e di bloccare in anticipo il fenomeno. Gli striscioni vanno messi ad altri livelli.
Sta dicendo che i sindacati sono corresponsabili perché hanno avuto un atteggiamento un po’ passivo? Si dovevano attivare prima, secondo lei?
Quando parliamo di sindacati dobbiamo sempre distinguere i confederali da altre sigle minori che non partecipano ai tavoli delle trattative con il Ministero. Per rispondere alla sua domanda, devo dire che i confederali – CGIL, CISL, UIL – in questo caso hanno immediatamente raccolto la problematica del taglio degli organici. E, soprattutto, hanno fin da subito rappresentato che le province di Lucca e Massa Carrara – gestite da me come unico Ufficio – erano quelle maggiormente penalizzate da un taglio assai più consistente rispetto a quello di altre province. Ecco, questa disparità di trattamento è stata lampante.
Questione spazi: anche a Lucca, da Settembre, la didattica ripartirà tra aule all’interno di prefabbricati e divisori in plexiglass?
In questo periodo il problema più rilevante è, ovviamente, quello del distanziamento dei ragazzi. In merito a tale aspetto ci saranno anche decisioni che spetteranno ai singoli Dirigenti Scolastici, per esempio sull’utilizzo o meno del plexiglass in determinate circostanze. Indubbiamente, però, è necessario avere una disponibilità di spazi aggiuntivi e cominciare a pensare alla situazione nella sua interezza. Nel territorio provinciale gli spazi per la didattica ci sono: io ho indicato vari musei, ville ristrutturate e anche il Real Collegio, ad esempio. Proprio sul Real Collegio, peraltro, c’era già un progetto in essere per recuperarne una parte dove allestire aule da trasformare in laboratori territoriali. Laboratori territoriali in cui, a rotazione, potrebbero andare le varie classi di tutte le scuole di ogni ordine e grado. Quindi, in tal senso, è necessario organizzare questi spazi in modo tale che in seguito rimangano come strutture fisse e stabili di una didattica all’avanguardia. In definitiva l’opportunità e l’idea deve essere quella di costruire delle aule-laboratorio che facciano da pilota alla didattica del futuro, perché ormai dobbiamo superare la vecchia idea della classe con i banchi e la cattedra. Dobbiamo immaginare aule-laboratorio dove i ragazzi si confrontano, dove vengono fatti dibattiti e si problematizzano le varie situazioni. Questa sarà la scuola del domani, che potrebbe già da adesso essere pensata e immaginata utilizzando proprio questi spazi modulari con attrezzature informatiche: una scuola diversa e nuova!
Diversamente da quello che ci ha appena detto, la Preside del polo Machiavelli, Mariacristina Pettorini, sostiene invece che le soluzioni spettano a Ministero e Provincia e che, con il distanziamento, servono maggiori spazi che, tuttavia, non ci sono. Cosa ne pensa?
Quello che dice la Preside è giusto nel senso che, all’interno degli edifici del polo Machiavelli che lei gestisce, effettivamente non ci sono degli spazi per garantire il distanziamento sociale. Peraltro, come anche al Fermi, molti ragazzi fanno lezione dentro ai container. Quando io parlo di disponibilità di spazi mi riferisco ovviamente a spazi esterni alla scuola, perché è chiaro che la Preside Pettorini nei suoi edifici non ha già adesso spazi sufficienti per poter distanziare i ragazzi.
Nella provincia di Lucca, ad oggi, quali istituti sarebbero idonei ad accogliere gli studenti e garantire il regolare svolgimento delle lezioni secondo le nuove normative vigenti?
Fare una stima non è facile. Anche perché scuole grandi come il Fermi hanno sì degli spazi enormi, ma anche un numero davvero elevato di studenti. Quindi riuscire a distanziarli tutti diventa davvero difficile. Credo di poter dire che, al momento, non ci sono edifici scolastici in grado di distanziare al 100% tutti i ragazzi. C’è poi, un altro grande problema: quello dei trasporti. Il piano di trasporto per i ragazzi delle scuole dovrà essere organizzato e pensato in maniera intelligente e minuziosa. Non sarà semplice, perché al momento in Toscana c’è in atto anche un avvicendamento tra le aziende che gestiscono il trasporto pubblico su gomma. Avvicendamento che, date le contingenze del momento, purtroppo non aiuta.