Siamo infine giunti alla conclusione di questo percorso che ci ha visto ripercorrere la storia dell’Ordine Templare e in particolar modo i collegamenti con la nostra città di Lucca. Abbiamo prima ricostruito le tracce tangibili di ciò che questo affascinante ordine cavalleresco ha lasciato nella nostra città, per poi cercare ancor più a ritroso andando a riscoprire i possibili contatti con la potente nobile Matilde di Canossa.
Voglio dunque dedicare questo ultimo articolo a tutti quei fatti a cavallo tra storia e leggenda che coinvolgono i Templari. Tutti quegli episodi storici dove il confine tra storia e leggenda è sottile come il ghiaccio, alimentando ancor di più l’alone di mistero che da sempre circonda questi monaci guerrieri. Volontariamente eviterò di trattare le più abusate, ovvero: la scoperta del Graal e il tesoro dei templari, dato che abbondantemente sono state diffuse e fanno ormai parte della cultura pop. Basti pensare a libri best seller come Il codice Da Vinci dello scrittore Dan Brown o saghe cinematografiche come Il mistero dei templari o Indiana Jones (il capitolo L’ultima crociata).
La maledizione di Jaques de Molay
La leggenda vuole che Jacques de Molay, ultimo gran maestro dell’Ordine, mentre giaceva sulla pira, avesse maledetto il re Filippo IV e addirittura papa Clemente V, affermando che presto sarebbero comparsi davanti al giudizio di Dio in quanto responsabili dello sterminio dell’ordine. Papa Clemente in effetti morì un mese dopo (Aprile 1314) di dissenteria e Filippo il Bello fu stroncato nel dicembre successivo dalle conseguenze di una caduta da cavallo, un incidente di caccia causato da un misterioso malore (probabilmente un ictus). Poco dopo morì anche Enguerrand de Marigny, funzionario che aveva aiutato il re nell’epurazione dei Templari, in quanto finito al centro di intrighi di corte del nuovo re Luigi X e di Carlo di Valois, zio del re. Enguerrand trovò la morte appeso alla forca il 30 Aprile 1315, circa un anno dopo quella sulla pira di de Molay, accusato di stregoneria: uno dei capi mossi anche contro l’ordine.
Poiché nessuno dei successivi re della dinastia Capetingia (famiglia di Filippo IV) riuscì a regnare per un periodo di tempo consistente e finì con l’estinguersi sostituita dal ramo cadetto dei Valois, i commentatori dell’epoca ne approfittarono romanzando ulteriormente sulla maledizione e aggiungendo che essa dovesse durare tredici generazioni. In tempi successivi tornò in auge quando con la morte di Luigi XVI finì la monarchia assoluta in Francia e venne interpretata come il suo apice: l’estinzione dei re.
Seppur affascinante, è decisamente inverosimile dati i vari aggiustamenti apportati nel tempo e in più avrebbe lasciato fuori uno dei maggiori cospiratori oltre a quelli precedentemente citati: Guglielmo di Nogaret. Egli era un altro funzionario del re che è vero che morì in circostanze dubbie…ma un anno prima che la maledizione fosse lanciata, ucciso probabilmente in un qualche complotto data la sua natura infida.
Venerdì 13
Molte storie moderne sostengono che la credenza secondo cui il giorno venerdì 13 porti sfortuna si sia originata venerdì 13 ottobre 1307, quando Filippo IV di Francia diede l’ordine di arrestare tutti i templari. Tuttavia, sebbene il numero tredici sia storicamente considerato un numero sfortunato (convenzionalmente i commensali dell’ultima cena sono 13), questa specifica leggenda sarebbe stata alimentata in tempi molto recenti, in particolar modo proprio dai romanzi di Dan Brown.
La nascita del “Jolly Roger”
Una delle storie più peculiari legate ai templari li vede collegati al simbolo per eccellenza della pirateria, il Jolly Roger, ovvero la bandiera nera con il teschio e le tibie incrociate. La storia narra di tre templari partiti alla ricerca del luogo in cui fu ucciso Jacques de Molay. Nel luogo dell’uccisione questi rinvennero solamente il teschio ed i femori. Si dice quindi che questi divennero il simbolo del Jolly Roger. Decisamente un plot twist degno di un grande racconto ma sebbene ancora oggi si dibatta su come sia nata questa tipicissima bandiera, è davvero difficile pensarla legata ai cavalieri templari.
La scoperta del Nuovo Mondo
Nonostante l’Ordine Templare fosse stato sciolto nei primi anni del XIV secolo, alcuni credono che i Templari, che erano in possesso di una flotta consistente, possano aver attraversato l’oceano per raggiungere il Nuovo Mondo, seguendo vecchie rotte vichinghe. In Portogallo, i templari non furono sciolti, ma cambiarono il loro nome in Cavalieri di Cristo. Nel 1492, questo gruppo avrebbe fornito uomini per la spedizione di Cristoforo Colombo, e la croce dell’ordine sarebbe comparsa sulle vele delle sue navi. Inoltre vengono posti diversi interrogativi: come mai Cristoforo Colombo ha navigato con grande sicurezza in un oceano a lui sconosciuto senza finire sulle barriere coralline? Come mai è riuscito ad indovinare il percorso dei venti sia all’andata che al ritorno? Inoltre si racconta che Colombo promise la sua vita all’equipaggio stanco e infuriato se non avessero raggiunto terra entro tre giorni: e proprio il terzo giorno si intravide San Salvador. Come faceva Colombo a sapere che mancavano esattamente tre giorni all’arrivo? Inoltre fece molto discutere il fatto che vennero usati nelle caravelle stendardi con vele bianche ed una croce rossa proprio come lo stemma dei Templari. Un invito a nozze per chi ama fantasticare sul passato, ma anche qui i collegamenti appaiono decisamente forzati e basati su ulteriori vicende poco chiare (le rotte vichinghe).
Ancora c’è molto da cercare per diradare le nebbie del mistero che avvolgono i Templari, ma in fondo è proprio questa cortina di incertezza e segreto a renderli così intriganti ai nostri occhi.
Perché non lasciare dunque un po’ di non detto?