Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo comunicato degli amici della “Associazione Amici della Politica” di Pisotia.
- SI A PISTOIA CAPITALE VERDE D’EUROPA, MEDIANTE LA SALVAGUARDIA E VALORIZZAZIONE DELLE “MURA VERDI” E DELLA VILLA DI MONTESECCO
- SI AL RECUPERO DEI ”VUOTI URBANI” NEL CENTRO DI PISTOIA E AL RE-INSEDIAMENTO DI LABORATORI ARTIGIANI NEL CENTRO DELLA CITTA’
- ATTENZIONE SOLIDALE AL TERRITORIO MONTANO PER CONTRASTARE SPOPOLAMENTO E INVERNO DEMOGRAFICO
- SI ALLA PIANIFICAZIONE COORDINATA FRA TUTTI I COMUNI DELL’AREA URBANA COMPRESA FRA PRATO E LUCCA
- NO AL CONSUMO DI NUOVO SUOLO
- NO AL CEMENTO ALL’EX CESPEVI
1.
Il PRG è una occasione di partecipazione civica, una opportunità per dire la nostra sul futuro del Comune capoluogo a partire dalla situazione presente, che vede la seguente struttura insediativa:
• il territorio rurale di pianura densamente abitato: attualmente gli abitanti del centro storico equivalgono numericamente a quelli delle case sparse in territorio rurale, mentre gli abitanti in aggregati e nuclei sono circa la metà dei residenti nella porzione di città “estesa”, compresa tra la circonvallazione e il centro storico “murato”;
• dinamica opposta nel centro storico: all’interno delle mura, negli ultimi 40 anni la città ha diminuito la sua popolazione (oggi circa 8.000 abitanti), con un enorme patrimonio architettonico storico sottoutilizzato se non abbandonato;
• crescita demografica complessivamente ferma dagli anni ‘70 ad oggi (da quel tempo la popolazione totale oscilla intorno ai 90.000 abitanti);
• declino abitativo (7.500 alloggi vuoti, il 16% del totale) aggravato dal cosiddetto “debito demografico” con un netto invecchiamento della popolazione sia in termini assoluti che relativi: rispetto all’indice nazionale di circa 1,9 (190 anziani contro 100 giovani), comunque preoccupante, la Toscana si attesta al 2,2 e noi a un gravissimo 2,34.
2.
La dimensione sovracomunale deve essere sempre più considerata nella pianificazione urbanistica.
Se è vero che non sono bastati settant’anni per costituire un’area politico-economico e sociale tra Firenze, Prato e Pistoia, è altrettanto vero che si è venuta progressivamente delineando, lungo l’Autostrada A11, un’altra realtà urbana e socio-economica con crescenti livelli di integrazione fra tre città ‘non metropolitane’ (Prato, Pistoia e Lucca), i cui territori hanno conosciuto, dal secondo dopoguerra, uno straordinario e contemporaneo sviluppo.
E’ importante prestare attenzione a tale nuova e complessa realtà, anche per quanto riguarda le dinamiche urbanistiche e le dotazioni infrastrutturali.
Nel contempo, è opportuno dedicare analoga attenzione ai territori (ed ai Comuni) montani dell’area bolognese, sicuramente interessati ad intensificare i rapporti non soltanto economici con il territorio pistoiese.
3.
Obiettivo prioritario del nuovo strumento urbanistico deve essere la TRANSIZIONE VERDE, ossia la riconversione ecologica della città e dell’intero territorio comunale, con l’obiettivo di una drastica riduzione nell’uso delle risorse naturali e della materia-energia che essa usa ‘per funzionare’; (acqua, aria, verde, energia, suolo, i parametri su cui misurare la sostenibilità ambientale della nostra città diffusa).
Pistoia CAPITALE VERDE D’EUROPA non può identificarsi ed esaurirsi con l’insieme dei vivai, ma deve descrive una prospettiva più avanzata ed ambiziosa: quella di un Comune capoluogo che, più di ogni altro, ha scelto un’urbanistica rigenerativa, che sfrutta le infrastrutture già esistenti e recupera gli edifici non utilizzati, evitando il consumo di nuovo suolo, mirando a realizzare una piena sostenibilità e promuovendo l’utilizzo di mezzi pubblici, della bicicletta e dei piedi.
4.
Il luogo privilegiato nel quale è possibile rendere tangibile tale prospettiva e scelta strategica è la grande area posta a sud-ovest della città (parte delle MURA VERDI di Pistoia), fra la zona dello Sperone e la zona di Pontelungo, ove insistono, senza soluzione di continuità, vaste estensioni di terreno di proprietà pubblica, dell’ex Cespevi e di proprietà privata (vivai ed Hitachi), oltre all’Ospedale San Jacopo e ad un importante (ed oggi cadente) edificio storico (Villa di Montesecco) di proprietà pubblica.
In quest’area straordinaria è possibile prevedere e realizzare, in stabile e proficua collaborazione fra pubblico e privato e con un lungimirante investimento senza edificazione incongrue, un ambiente davvero unico per caratteristiche naturali, già dotato di infrastrutture sanitarie, che attende soltanto di essere attrezzato per attività sportive, ricreative e percorsi di arte ambientale ispirati alla celebre Fattoria di Celle; il tutto da connettere e collegare adeguatamente, anche mediante viabilità ciclo-pedonale, con la città storica ed il suo lato sud, da tempo interessato da profondi cambiamenti edilizi ed urbanistici.
Un ambiente pienamente disponibile anzitutto per i giovani e gli anziani pistoiesi alla ricerca di momenti e stili di vita sani e piacevoli, ma nel contempo visibile ed attraente a livello nazionale ed internazionale per le ineguagliabili qualità naturali e culturali, dove potranno trovare idonea collocazione:
NUOVI IMPIANTI SPORTIVI ALL’APERTO (per calcio, rugby, basket, pallavolo, tennis, pattinaggio artistico e altro) e, all’interno della finalmente recuperata Villa di Montesecco (di proprietà pubblica),
un POLO PER LE SCIENZE MOTORIE E LA MEDICINA SPORTIVA
ed un CENTRO DI ALTA FORMAZIONE E RICERCA PER LA TRANSIZIONE VERDE come quello di recente istituito dal famoso neurobiologo vegetale Stefano Mancuso per favorire una progettualità urbana green ed assistere concretamente le aziende che vogliono intraprendere una strada sostenibile.
5.
Il territorio del Comune, ed in particolar modo il centro urbano, risulta pieno di ‘vuoti’, cioè di grandi edifici o complessi immobiliari sostanzialmente dismessi o senza più la loro destinazione originaria: nell’insieme costituiscono una grande sfida anche urbanistica, in quanto possono potenzialmente accogliere nuove funzioni ed utilizzi, a partire dalle attività artigianali (in quanto compatibili con la legislazione vigente), ormai quasi del tutto scomparse dalla città, concorrendo così alla ricostruzione della base economica, cioè di quel sottoinsieme di attività di produzione che è all’origine dei flussi di reddito e benessere di ogni città.
6.
Per un Comune con una prevalente estensione di aree collinari e montane è ineluttabile porre con energia le questioni che caratterizzano tali aree al centro della riflessione sui benefici – prima urbanistici e poi programmatico solidaristici – che possono giovare anche alle aree sviluppate di pianura e, nel contempo, fare scelte che si pongano concretamente l’obiettivo di contrastarne il progressivo spopolamento.
In primo luogo, con previsioni e interventi infrastrutturali che garantiscano la mobilità (pubblica e privata) in sicurezza, la sosta e le connessioni informatiche ai loro abitanti; poi con scelte normative commisurate agli specifici contesti, che favoriscano la permanenza e il ritorno di attività e servizi essenziali per la vita quotidiana.
Le possibili e auspicabili attività di coltivazione agricola e forestale devono diventare parte essenziale della cura ordinata del territorio anche ai fini idrogeologici e integrarsi con modalità di accoglienza e di godimento turistico più attento all’ambiente montano.
Le risorse naturali (acque, boschi, irraggiamento solare) devono diventare la base per nuovi modelli di insediativi e sociali costruiti attorno a diffuse comunità energetiche rinnovabili.
Associazione AMICI DELLA POLITICA