Era la notte tra il 29 e il 30 giugno 2009 quando a Viareggio il deragliamento di un treno merci danneggiò una cisterna contenente GPL, la cui fuoriuscita innescò un incendio che presto degenerò in un’esplosione interessando le aree abitate circostanti e causando 32 morti e un centinaio di feriti.
Era la notte tra il 29 e il 30 giugno 2009 e da quel giorno Viareggio porta un dolore troppo grande per essere spiegato.
Dopo 12 anni, lo scorso 8 gennaio il giorno della verità: la sentenza in Corte di Cassazione che ha dichiarato colpevoli gli imputati delle tre società responsabili del noleggio, trasporto e spedizione del carro quella notte, di disastro ferroviario e omicidio colposo plurimo senza però l’aggravante della violazione delle norme poste a tutela dei lavoratori, motivo per cui il reato di omicidio è caduto in prescrizione.
E’ così che si è scatenato l’inferno intorno alla vicenda, dai quotidiani nazionali, ai politici dei piani alti, fino all’opinione pubblica si sono scagliati contro una Cassazione giudicata ingiusta in quanto una strage come questa non può rimanere “impunita”. Lungi da noi non accogliere lo sgomento e la disperazione di tutti quei parenti che, umanamente, hanno bisogno di identificare il loro dolore in un responsabile preciso, preferibilmente dietro le sbarre, ma ciò che lascia un po’ perplessi è la facilità con cui la maggior parte della stampa si sia lasciata andare a facili conclusioni senza avere avuto l’interesse di spingersi un pochino oltre al facile populismo acchiappa elettori.
Abbiamo parlato con l’Avvocato Lodovica Giorgi, difensore di FS LOGISTICA – responsabile di aver preso a nolo quel carro in quella maledetta notte e condannata – che ci ha spiegato in modo chiaro e preciso la sentenza, l’eliminazione dell’aggravante e la tanto discussa prescrizione, passando per un opinione pubblica sovrana infuocata da politici e giornalisti.
Le sentenze non si discutono, ancora meno le tragedie e la disperazione: quello a cui prestare attenzione – e che si estende ben oltre a questa triste strage – è la strumentalizzazione politica e mediatica di fatti di cronaca in cui la ricerca del sensazionalismo supera quello della verità in nome del consenso.
Avvocato ci spiega, per iniziare, la sentenza visto che da molti – a quanto pare – è stata fraintesa?
Le protagoniste della sentenza sono tre società – e i relativi dipendenti – che sono FS Logistica, che ho personalmente difeso e che è la responsabile di aver preso a nolo quel carro, Trenitalia che ha trasportato quel carro su rete ferroviaria e Rete Ferroviaria Italiana, proprietaria dei binari. Alle tre società, arrivate in Cassazione, erano contestati i reati di “disastro colposo” – in questo caso disastro ferroviario – e “omicidio colposo plurimo” aggravato dalla violazione delle norme poste a tutela dei lavoratori.
Si sa che per vedere la verità, nella maggior parte dei casi, serve arrivare in Cassazione perché nelle piccole città come Lucca l’opinione pubblica conta e influenza, quindi più si è lontani dal luogo dell’evento e dal pensiero comune più si è veritieri e così è stato.
La sentenza in Cassazione ha infatti dichiarato colpevoli i dipendenti coinvolti delle prime due società (FS Logistica e Trenitalia) per disastro ferroviario, e per ciò dovranno pagare, e per omicidio colposo plurimo – senza l’aggravante – motivo per cui il reato è caduto in prescrizione. La società Rete Ferroviaria Italiana, proprietaria dei binari, è invece rimandata a giudizio in Corte di Appello.
La strage di Viareggio non si può quindi ritenere un incidente sul lavoro?
La questione dell’aggravante della violazione delle norme poste a tutela dei lavoratori è stata discussa fin dall’udienza preliminare in quanto si doveva decidere se applicare il decreto legislativo n°81 del 2008, oppure no. In realtà io ho sempre trovato questa teoria un po’campata in aria perchè non era possibile applicare il decreto sopracitato in quanto lo stesso prevede che quelle norme per essere applicate alla circolazione ferroviaria abbiano bisogno di decreti attuativi, i quali non sono mai stati emanati. Inoltre, il danno si è verificato fuori dal luogo di lavoro e non ha attinto lavoratori. Queste sono questioni puramente giuridiche ma, alla luce di ciò, come si può pensare che sia un incidente sul lavoro se non ci sono le condizioni? Certo era conveniente contestarlo visto che nel diritto penale, in linea di massima, gli enti non possono essere mai imputati ma, un po’ di anni fa, è stata introdotta la responsabilità amministrativa della società per il fatto commesso dai suoi dipendenti. Questo significa che c’è la possibilità di portare sotto processo l’intera società ma solo per alcuni reati: per l’omicidio colposo plurimo no, ma per l’omicidio plurimo colposo con l’aggravante della violazione delle norme sulla tutela del lavoro sì. Motivo per cui in questo processo c’erano tutte le società coinvolte come soggetti responsabili del fatto illecito commesso dai propri dipendenti. Ovviamente, avendo sia in primo grado che la Corte d’Appello sostenuto che si trattasse di infortunio sul lavoro, siamo andati in Cassazione riproponendo la questione ed essa ha affermato il contrario.
E’ molto banale in realtà: l’omicidio colposo plurimo esiste, e di esso sono responsabili tutti gli imputati che fanno parte dei tre gruppi ma, siccome l’aggravante non c’è resta solo “omicidio colposo plurimo” ed esso prevede una pensa più bassa rispetto al medesimo con l’aggravante e quindi un termine di prescrizione più basso, motivo per cui è stato prescritto.
“Omicidi prescritti, nessuno pagherà” così si sono scatenati i media: ci spiega la prescrizione?
L’omicidio colposo plurimo si prescrive in 7 anni e mezzo – lo dice la legge – e dunque era già prescritto all’epoca in cui siamo andati di fronte alla Corte d’Appello, essa sapeva ma non ha avuto il coraggio di dirlo. Questo per dire che la prescrizione di questo reato – qualora la Cassazione eliminasse l’aggravante, come ha poi fatto – era già scontata e già discussa nelle udienze preliminari. Non capisco tutta questa sorpresa, non è vero che in questa sentenza ci sono verità violate, come è stato detto. La verità è che i signori dipendenti di FS Logistica e Trenitalia sono responsabili di disastro ferroviario colposo e sono anche responsabili di omicidio plurimo colposo, che però non sconteranno perché è andato in prescrizione e questo lo dice il codice penale. Non c’è nessuna impunità o assenza di giustizia, l’unica differenza è che, se la Cassazione avesse confermato la sentenza della Corte d’Appello, questi signori sarebbero usciti in manette e forse l’opinione pubblica e la stampa sarebbe stata più contenta.
La problematica è stata quindi la durata del processo?
In questa situazione il processo si è svolto molto velocemente, in primo grado abbiamo fatto tre udienze la settimana e nessuno ha chiesto il rinvio e anche se la parte offesa aveva richiesto in Cassazione il rinvio a causa Covid, il Presidente di essa ha voluto comunque portare a termine il processo. Il problema sono stato i 4 anni di indagini preliminari – che sono tantissimi – e ciò significa che il fascicolo sulla Strage di Viareggio è stato tutto quel tempo in Procura al fine di indagare sulle cause di quel sinistro.
Ci sarà quindi qualcuno che pagherà, visto che tutti affermano il contrario?
La sentenza parla chiaro: quasi tutti gli imputati di FS Logistica e Trenitalia sono responsabili di disastro ferroviario colposo e di omicidio plurimo colposo. I responsabili ci sono, volevamo la verità e la verità è questa: i colpevoli pagheranno. Questi torneranno di fronte alla Corte d’Appello di Firenze che deciderà la pena giusta per loro – che va per il disastro ferroviario dai 2 ai 10 anni – e questo succederà a breve. Relativamente ai soggetti della società proprietaria dei binari, invece – anche Moretti, che risponderà anche al reato di omicidio colposo plurimo qualora fosse confermato, avendo rifiutato la prescrizione – la Cassazione ha detto che è sbagliato il giudizio e che esso merita un ripensamento in Corte d’Appello.
Perché l’opinione pubblica e la stampa allora sostengono che non ci sia stata giustizia?
Innanzitutto c’è da dire che la giustizia non è mai quella che decidono le persone offese, come non è la tesi della Procura della Repubblica ma la verità e la giustizia si formano solo nel processo. Qui purtroppo si parte dalla premessa che siccome la Procura ha indagato qualcuno, quel qualcuno allora deve essere colpevole per forza ed è in questo che risiede il problema principale di tutto questo caos. I colpevoli e gli innocenti si decidono dopo tre gradi di giudizio, fare giustizia non significa per forza condannare l’indagato. Probabilmente quello che si voleva è che all’uscita dalla Cassazione si vedessero portare le persone in galera e ciò è inaudito. Ancora più inaudito è però il comportamento di uomini e donne delle istituzioni che, prima ancora che noi avvocati avessimo letto e capito il dispositivo, sono partiti con sparate del genere “vergogna” “tragedia impunita” e tutto quello che abbiamo letto e sentito in questi giorni. Tutto ciò è solo populismo giuridico, niente di più e in questo modo si rischia di confondere “giustizia” con “vendetta”.
Che ruolo hanno giocato le istituzioni politiche in questo processo?
La problematica sta tutta qui, nella strumentalizzazione che i politici hanno fatto della faccenda. Lungi da me puntare il dito contro i parenti delle vittime: ci sono persone che hanno perso i propri affetti nella maniera più drammatica e io, personalmente, giustifico ogni comportamento. È umano per una madre, che ha perso sua figlia bruciata, nutrire l’unica magra consolazione nello sperare qualcuno dietro le sbarre e in più la maggior parte delle persone non conosco la materia, la legge.
Quello che non riesco a giustifica, e trovo sconcertante, è il comportamento della classe politica che dovrebbe avere il compito di educare la popolazione e non strumentalizzare un fatto per ricevere consenso. Le dichiarazioni dei politici che ho letto in questi giorni sono l’esempio che della materia non sanno niente, ma parlano comunque solo per coinvolgere l’opinione pubblica, diseducarla e incattivirla sempre più. E’ormai palese che tutte le forze politiche sono allineate ai grillini a al giustizialismo perché -si sa – esso paga elettoralmente.
È pericoloso tutto questo perché il prossimo passo – e già nei social si vede – sarà la credenza che se la giustizia è amministrata a nome del popolo, è giusto allora che sia fatto ciò che il popolo vuole. Siamo al punto di: Gesù o Barabba?
La politica non può permettersi di cadere così in basso, la politica deve rispettare. Il fatto che la Cassazione sia stata costretta a fare dei comunicati stampa, quasi a giustificarsi della decisione presa, è sconvolgente. Siamo alla solita logica che uno vale uno, non è possibile che nessuno sa nulla ma tutti parlano, e i primi sono proprio i politici e questa non è altro che demagogia pura.
Devo spezzare però una lancia a favore dell’Assessore Francesco Raspini che è stato l’unico – prima di scrivere la qualsiasi a riguardo – ad aver alzato il telefono per chiamarmi e chiedermi spiegazioni in merito alla vicenda, ho molto apprezzato.
E la stampa?
La stampa è sullo stesso livello, ricercando a tutti i costi il sensazionalismo perché una madre disperata che si strappa i capelli – comprensibile- fa ovviamente più notizia di un avvocato che spiega la sentenza. I giornalisti, pur sapendo che questa sentenza prevede dei colpevoli e una condanna – e che questa è irrevocabile – , hanno preferito seguire il filone dell’”impunità” solo perché al momento a nessuno sono state messe le manette. Questa è la conseguenza di una mancanza di professionalità disarmante e di una logica personalistica per la quale non è più interessante la verità di una notizia, ma conta solo il giudizio dell’opinione pubblica.