Repetita iuvant. E io insisto. E torno a scrivere del Caffe Caselli Di Simo per cercare di svegliare i dormienti, scuotere gli svagati, sollecitare l’attenzione dei distratti.
Mi incoraggia in quest’opera di sensibilizzazione civica l’accoglienza che la folta ed appassionata platea che sabato passato ha partecipato al primo dei Puccini Days al Giglio: la capiente sala del Ridotto non ce l’ha fatta ad ospitarla tutta.
È stato un vero peccato che neppure uno degli amministratori comunali fosse presente, perché avrebbe potuto verificare di persona quanto la questione del Caffè Caselli Di Simo, stia a cuore della cittadinanza lucchese.
È stato sufficiente evocare, come hanno fatto la professoressa Gabriella Biagi Ravenni e chi scrive, l’amicizia intercorsa fra il maestro Giacomo Puccini ed Alfredo Caselli, il mecenate droghiere che di Puccini si considerò, e da Puccini fu considerato, come la lancia spezzata sempre pronta a difendere il maestro nelle tante avversità lucchesi, per stimolare nel pubblico una domanda semplice e pungente che in molti hanno poi affidato al dibattito: “ma per la riapertura del Caffe Caselli Di Simo si muove nulla?”
Ebbene a questa domanda bisognerà pure che qualcuno dia risposta. Da parte mia posso fornire una notizia che incoraggia a ben sperare. Si tratta di questo: uno dei punti programmatici che il Comitato Scientifico ha preparato come guida delle Celebrazioni Pucciniane del 2024 è così formulato: “recupero e valorizzazione dei luoghi di esperienza pucciniana”.
Non ci vuol molto a intendere a chi si riferisca: il Caffe Caselli-Di Simo è luogo di eccellenza dell’esperienza umana e artistica di Giacomo Puccini ed è uno dei più forti fattori identitari di Lucca città di Puccini. Ed ugualmente non ci vuol molto a valutare quell’avvenuto inserimento nel programma delle Celebrazioni del Centenario come la efficace premessa per concertare e condurre in porto la tanto auspicata riapertura del Caffe Caselli-Di Simo.
Appunto: se non ora quando? È più che maturo il tempo perché si adottino iniziative concrete e perché finalmente la questione Caselli-Di Simo esca dalla inconcludente condizione dei lamenti e delle polemiche per assumere la effettiva consistente di un’operazione che marcia e cresce sostenuta da volontà fattiva e da intelligente determinazione.
Per chi ci ha seguito fino a qui, e condivide il senso di questa operazione di alto valore culturale, aggiungo, con l’onestà politica che mi caratterizza, che la mano adesso passa all’Amministrazione Comunale e più precisamente al sindaco Mario Pardini ed all’assessore Mia Pisano. Tocca a loro, confortati dal consenso della cittadinanza, prendere l’iniziativa, assumendo impegni concreti che facciano intendere la loro determinazione a dare positiva soluzione alla questione del Caffè Caselli-Di Simo.
Non perdano tempo e non si lascino incantare dagli onnipresenti dispensatori di fanfaluche che sono sempre pronti a recare il loro contributo a quel tremendo girare a vuoto che a Lucca ha fatto fin troppi danni.
Si è letto in questi giorni di una ambiziosa operazione di marketing turistico partorita dall’Amministrazione Comunale che grazie a una intesa con i comuni di Porcari, Altopascio, Villa Basilica punta a incrementare l’appeal della nostra città.
Lodevole proposito, degno di migliore riuscita. In attesa che dia i suoi frutti, recando a Lucca le masse dei turisti che sono stati portati in giro per la piana, forse sarebbe il caso di pensare a quale potenza di richiamo turistico-culturale può scaturire da un’iniziativa che punti a valorizzare l’unicità di Lucca quale città del Novecento e faccia della sua via magica, il Fillungo dei negozi della storia e della civiltà delle buone maniere (Carli , Chiocchetti, Pellegrini, Tenucci) lo spazio di una esperienza emozionale che non ha eguali.
È ovvio che di quella via magica il Caffe Di Simo-Caselli è il cuore.
ci metterei anche Lenci stoffe e abbigliamento
io ci metterei il Caffè di Simo e la finirei qui! L’obiettivo è chiaro, davanti a tutti , basta fare un Fillungo, ed è motivo di vergogna e di umiliazione festeggiare Puccini e lasciare uno dei suoi “luoghi del cuore” , probabilmente il più significativo, in quelle indecorose condizioni! Con un po di coraggio (…!) questa Giunta si faccia carico di questo impegno, decisamente più performante rispetto a tanti altri obiettivi minori. Coraggio, ci vuole il coraggio, ma non quello di Don Abbondio, «Il coraggio se uno non ce l’ha mica se lo può dare». Ci vuole il coraggio dell’amore per Lucca! Non le chiacchere.
👏👏Come nello stile del Professore Sereni, con Ironia che distingue i suoi interventi, bacchetta l’amministrazione Comunale sulla riapertura del caffè Desimo. Avanti così professore🥂🥂