Questa settimana il Bollettino è piuttosto carico, e non so se riesco a smaltirlo tutto. Ci provo.

Si comincia con le elezioni in Lombardia e i loro riflessi sulla bega di Lucca pucciniana: intanto parliamo di questa: se qualcuno – e tra questi c’ero anch’io- sperava che dalle elezioni lombarde sarebbe venuto il rimedio al pasticcio pucciniano che imperversa a Lucca allora dovrà rinunciarci: tra i nuovi consiglieri eletti non c’è Alberto Veronesi. Questo significa che la prospettiva di una sua uscita onorevole dalla Presidenza del Comitato Pucciniano, accampando la valida motivazione del nuovo impegno in Lombardia, è svanita. Dunque si torna al punto dove eravamo dopo il Consiglio Comunale straordinario: una sbornia di parole a vuoto, uno sfoggio di rumorose enfiagioni, la stura di veleni a lungo esacerbati e poco altro.

Ma da questo miserando stato di cose bisogna uscire: Lucca non può concedersi il lusso di perdere i consistenti finanziamenti che il governo ha assegnato al Comitato del Centenario e non può far passare questo appuntamento senza aver onorato, come si deve, la memoria del Maestro.

Il nodo da sciogliere è sempre questo: che fare? Ed è un nodo così aggrovigliato che il buon senso consiglierebbe di starne alla larga. La tentazione è forte, ma non mi convince.

Ed allora nell’esclusivo interesse della città avanzo una proposta che cerca di raccogliere quel poco di interessante che è uscito dal dibattito consiliare.

La proposta è questa: un patto, – un patto tra gentiluomini, privato, non formalizzato – tra i sindaci di Lucca, Viareggio e Pescaglia, dal quale scaturisca una sorta di triumvirato con il compito di formulare il programma degli interventi riguardanti il nostro territorio. Il riferimento del triumvirato è il Presidente Veronesi che in questo modo può svolgere il suo ruolo interloquendo con i triumviri con le sue proposte, i suoi progetti, le sue sollecitazioni.

Dal patto, che dovrebbe avere una sicura capacità operativa, evitando la inconcludente ciacceria che ha ammorbato i lavori del Comitato, il presidente Veronesi uscirebbe rafforzato e finalmente potrebbe dare quell’impulso progettuale che gli si richiede.

Da qui non si scappa: o la fiera degli appetiti concorrenti, o una drastica svolta in direzione di un progetto condivisibile dalle diverse parti del territorio che ne esalti la sua identità pucciniana.

Tertium non datur. Ma io non la finisco qui. Ci aggiungo una briscola che mi stuzzica e passo la palla al presidente del Giglio Giorgio Lazzerini, che è animato dall’ottimo proposito di rivitalizzare l’antica istituzione, ricollocandola al centro del dibattito cittadino e facendole assolvere il ruolo di luogo di valide esperienze culturali.

Per dirla con De Gaulle, “Vaste programme “, che merita di essere messo alla prova. La scintillante serata con Anghela Gheorghiu ha dato la misura delle ottime cose che il Giglio può ospitare. Anche se è mancato qualche ritocco ammiccante, l’evento è stato degno del Centenario.

Bene suggerisco a Lazzerini di organizzare un dibattito-confronto sul tema del programma del Centenario Pucciniano chiamando a intervenire i protagonisti: da Veronesi al sindaco Pardini per passare a Del Ghingaro, a Bonfanti, a Ilaria del Bianco ed arrivare ad Andrea Marcucci che è stato il promotore della legge del Centenario.

Un dibattito-confronto che finalmente offra l’occasione per far conoscere le intenzioni, i programmi, le proposte per le celebrazioni centenarie. Fino ad ora disperse in una gassosa nebulosa.

Delle elezioni regionali. Lo Schermo ne ha già parlato e dovrebbe bastare. Ma se ci torno sopra è perché l’approccio “San Remo-Elezioni” che è stato avanzato non mi convince per nulla. Mi rendo conto che per certe sensibilità meloniste aver dovuto assistere ad un Festival di San Remo che ha sciorinato gran parte dell’esecrato armamentario della sinistra sia stato piuttosto irritante. Si aspettavano uno spettacolo in linea con il restaurato culto delle virtù littorie ed hanno dovuto sorbirsi Benigni che celebrava la Costituzione, Fedez e Ferragni che gli andavano dietro e addirittura il bacio di due uomini: ma tutta questa rappresentazione con le elezioni regionali non c’entrava per niente. O meglio, come si sarebbe detto un tempo: c’entrava come i cavoli a merenda.

Del resto, incassato il risultato, anche i melonisti hanno poco da festeggiare per risultati Lazio e Lombardia. Quando in termini reali i voti che i candidati della destra non vanno sopra il 20% degli elettori c’è più da preoccuparsi che da esultare.

Queste elezioni le ha vinte il partito dell’astensione, il partito di quelli che non andando a votare hanno detto nel modo più chiaro possibile che non si ritrovano nell’attuale offerta politica: sinistra, centro, destra. Per questa volta si sono astenuti, poi si vedrà.

Astenuti può voler dire rassegnati al peggio, ma anche indignati. Se tra i rassegnati e gli indignati si sprigiona un corto circuito allora ci sarà di vederne delle belle. Altro che San Remo.

1 commento

  1. Caro Sereni, con la sconfitta di Veronesi, in Lombardia, ritorna sul tavolo la discussione sul comitato per il centenario Puccini. Discussione che ormai va avanti da tempo, dando possibilità a alcuni personaggi politici lucchesi di ritagliarsi degli spazzi. Il suggerimento al presidente del Teatro Lazzarini di organizzare un confronto con Veronesi e i Sindaci dei comuni interessati per sapere le iniziative per centenario del maestro, non è da sottovalutare, potrebbe essere una occasione per ribadire il coinvolgimento del teatro. Il Professore questa volta è uscito anche dalla provincia, per dare un’ occhiata a Sanremo, sicuramente con fermata a Chiavari per gustare i piatti tipici.

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