Calmata per il momento la tempesta pucciniana, che sicuramente avrà un sussulto lunedì 6 quando si svolgerà il Consiglio Comunale straordinario, una nuova turbolenza si è accanita per la giornata della memoria. Istituita nel 2000 con legge votata dal Parlamento si collega ad una iniziativa voluta dall’Onu ed accolta in campo internazionale, che ha individuato nel 27 gennaio, data della liberazione del campo di concentramento Auschwitz il giorno da dedicare al ricordo delle vittime dell’Olocausto e delle leggi razziali.

Negli anni scorsi in quella data a Lucca si svolgeva un Consiglio Comunale straordinario e si tenevano manifestazioni nelle scuole. Per quest’anno è cambiato il programma. Sulle prime sembrava che non si tenesse il Consiglio Comunale, prospettiva che ha fatto scattare l’indignazione delle opposizioni ì. Quindi colpo di scena: il Consiglio si farà, ma per argomento insieme all’Olocausto tratterà anche le vittime delle foibe. Equiparazione questa tanto cara alla destra che di parlare di Shoah e di vittime del nazismo non ha alcuna voglia. Come non ha affatto voglia che si ricordino la violenza esercitata dalle truppe italiane durante la guerra fascista al confine orientale. Le foibe, tragica vicenda di cui furono vittime migliaia di italiani, furono la brutale risposta alla criminale occupazione imposta dal nostro esercito su quelle zone: villaggi incendiati, fucilazioni di massa, donne sventrate, bambini esibiti come trofei sulle baionette. In coerenza con la sciagurata circolare del generale Roatta, comandante dell’esercito italiano che invitava i suoi soldati a rispondere ai partigiani jugoslavo “testa per dente”. Sulla linea del suo sottoposto, il generale Mario Robotti, che si era lamentato del fatto che in Jugoslavia si “ammazza troppo poco”. Frase terribile che lo storico Gianni Oliva ha utilizzato per il suo libro dedicato ai crimini di guerra compiuti dagli italiani negli anni tra il 1940 e il 1943. Forse è il caso che i consiglieri che hanno contestato l’equiparazione di Shoah e foibe si procurino quel libro e si dispongano di darne opportuna lettura al consiglio Comunale. Magari possono anche ricordare che in fatto di foibe, e cioè di cavità che vennero utilizzate per gettarvi le vittime dei massacri compiuti dai partigiani titini, il fascismo italiano le aveva già sperimentate in Africa. Per essere precisi nel maggio del 1937 quando, eseguendo gli ordini del generale Graziani, il generale Maletti fece fucilare un migliaio di uomini, catturati nel monastero di Debre Libanos, e poi fece scomparire i loro cadaveri nei fossati che erano stati scavati per quello scopo. Anche in questo caso in soccorso dei consiglieri di opposizione viene un libro, Paolo Borruso, Debre Libanos 1937. Il più grave crimine di guerra dell’Italia che merita di far conoscere al nostro massimo consesso civico.

Tutto questo, è ovvio, senza nulla togliere alla ripulsa dell’equiparazione Shoah – foibe che è inaccettabile moralmente e storicamente. Ma questo i sofferenti del giorno della memoria lo sanno bene e proprio perché lo sanno si sono inventati questa scappatoia. Triste e ripugnante. Che costringe le vittime delle foibe e dell’esodo a fare da pretesto per sfuggire ai conti con la Storia.

Prima di chiudere una riflessione sul modo come PD e compagnia hanno condotto l’azione per far emergere le responsabilità della Giunta Pardini in questa vicenda che di sicuro umilia la sensibilità democratica della comunità lucchese. Ribadito che la protesta contro la mancata rievocazione del 27 gennaio e ancor più contro la vergognosa equiparazione Shoah-foibe è una protesta sacrosanta, bisognerebbe domandarsi se PD e compagni non avevano altri modi per infliggere una lezione ai sofferenti del 27 gennaio. Una lezione che mettesse ancor più in evidenza la pretestuosità ideologica delle loro decisioni, e insieme proponesse un modo altro per fare del 27 gennaio quella giornata di partecipe commemorazione alle vittime del peggior crimine condotto verso l’umanità. 

Un altro modo c’era. Per trovarlo però era necessario ricorrere ad una buona dote di sapienza e di intelligenza politica di cui purtroppo, sulla scorta della rotta nazionale, anche il PD lucchese è piuttosto carente.

Dall’alto di una venerabile età, più vicino agli 80 che non ai 70, e forte di una ultra cinquantennale frequentazione di battaglie e battagliette politico-amministrative, io l’avrei risolta così. Avrei fatto convocare un Consiglio straordinario dall’Amministrazione Provinciale, al quale avrei invitato tutte le istituzioni elettive del territorio. In modo da fare del 27 gennaio un evento ad alta intensità civico-repubblicana ed avrei affidato la prolusione ufficiale ad uno storico di sicura competenza. Per esempio Michele Sarfatti o Anna Foa, autrice del recente volume Gli ebrei in Italia, dove si trovano notizie di grande interesse sul ruolo svolto da Lucca in questa luminosa storia millenaria.

Da questa impostazione, di serietà culturale ed onestà intellettuale, il giorno della memoria ne avrebbe ricavato una sicura valorizzazione, ma lo stesso clima cittadino, sottratto alla polemica, ne sarebbe uscito migliorato con l’isolamento dei sofferenti del 27 gennaio.

Ma come diceva il Manzoni, intelligenza e sapienza chi non ce le ha non se le può dare.

Vedrete, dategli tempo tre o quattro giorni ed il can can riparte prendendo a pretesto il Carnevale di Lucca.

6 Commenti

  1. Grazie professor Sereni per la lezione di storia, e di aver riportato a memoria fatti che non vengono mai menzionati. E come al solito la soluzione per commemorare il 27 gennaio il giorno della memoria, così evitando il gracchiare delle cornacchie.

  2. …senza altro da aggiungere !
    La Storia ha un senso se raccontata dal principio, e nel principio, purtroppo non ci siamo mai tirati indietro. Dopo, quando arriva il girone di ritorno, è inutile andar a fare le parzializzazioni. Quando si innesca una catenaria di cattiveria, odio, dolore, la stessa porta frutto cattivo, non si spegne con un interruttore.
    La scia della vendetta, del dolore, del ricordo, è lunga; non si ferma con un libro di Pansa.
    Sangue chiama sangue; non si può portar via il pallone quando si perde.
    I debito della Memoria van pagati. Qualcuno li reclama sempre. Come una cambiale della Storia

  3. Caro Professor Sereni, se capisco bene, ignoranza storica e culturale, da una parte, ed “eccesso” di conoscenza, dall’altra. Mi ha fatto riflettere sul fatto che una motivata e razionale maturazione della memoria di fatti come questi si può ottenere non accomunandoli, alla rinfusa, ma anzi con approfondimenti certosini. Soprattutto, con un serio e documentato lavoro di comparazione per distinguerli e contribuire così a fissarli indelebilmente nella propria memoria e in quella collettiva.
    Cordialità

  4. Mi sembra che si possa fare meno di fare gli spiritosi su un fatto grave. Parlare di can can a proposito di giuste rimostranze è eccessivo. So bene che sulle foibe si è taciuto per troppo tempo, e che è giusto ricordare un episodio di grave ferocia e intolleranza , anche se ci furono ferocie italiane che poterono alimentare rappresaglie. Ma metterlo insieme alla rievocazione di un genocidio di cui purtroppo l’Italia fu corresponsabile è un errore storico e politico. Quanto a Puccini, visto che è il musicista lucchese più amato nel mondo, e che la sua Bohème dopo la Carmen è l’opera più rappresentata in Italia e all’estero, credo che meriti di essere celebrato da alte personalità e interpreti di altrettanto alto livello. Se poi ci si vuole accontentare per non fare polemiche e vivere tranquilli , come spesso succede, complimenti! Come dice un vecchio adagio, chi si contenta gode……

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