Se prima erano gli unici a poter restare aperti anche in zona rossa adesso, dopo l’ultimo Dpcm, anche i parrucchieri, insieme ai centri estetici, sono fra le attività costrette a restare chiuse. Il tutto, di nuovo, in uno dei periodi più reditizzi dell’anno, quello a ridosso delle vacanze pasquali e all’improvviso visto l’errore di calcolo da parte della Regione e le dichiarazioni del presidente Giani che ‘promettevano’ un’altra settimana in arancione. Via allora, come a Natale, alla cancellazione o allo spostamento degli appuntamenti a data da destinarsi. Secondo l’ordinanza emessa dal ministro Speranza infatti, la Toscana resterà rossa almeno fino al 19 aprile.
A nulla valsi, come ormai ripetiamo da tanto, i numerosi investimenti fatti dalle attività per mettere in atto tutti gli accorgimenti anti-contagio. In Toscana il settore delle attività di acconciatore, estetica e centri del benessere conta in totale circa 9mila imprese e comprende un numero di 20mila addetti, quasi tutte ‘in ginocchio’ e per alcuni il rischio chiusura si fa sempre più concreto.
Non sono mancati in questi giorni, anche sui Social, post di rabbia e sconforto da parte dei titolari dei saloni e delle associazioni di categoria che chiedono di riaprire le attività. A questo proposito Confartigianato ha lanciato una petizione online sulla piattaforma Change.org indirizzata al premier Draghi, che ha già superato le 20mila sottoscrizioni.
“Prima ci avevano concesso di restare aperti anche in zona rossa, adesso ci chiudono; a Draghi qualcuno deve aver tagliato male i capelli”, ironizza Massimiliano Orlandini, titolare del salone Matis Parrucchieri. “Nei nostri saloni non c’è stato nessun contagio – continua – perché abbiamo sempre lavorato su appuntamento e in massima sicurezza, rispettando tutte le norme sanitarie e utilizzando i dispositivi di protezione proprio per tutelare la salute dei nostri clienti ed evitare il peggiorare della situazione. Di contro non ci hanno mai risparmiato nessuna spesa e anche per quanto riguarda il Decreto Sostegni molti di noi non riceveranno alcun ristoro perché le nostre perdite sono poco sotto la soglia del 30% stabilita dal governo. Dopo un anno, siamo punto e a capo: confusione e molte incertezze. Ci auguriamo comunque che la situazione migliori così da poter riaprire al più presto e rivedere le nostre clienti, sperando che i nostri appelli siano accolti ”.
Per tante attività la media del fatturato perso infatti (che consente di accedere al contributo) è circa del 25%, non del 30%, quindi la maggior parte di loro non riceverà sostegni o li riceverà solo in minima parte nonostante tutto il guadagno dei mesi precedenti sia stato speso per affitti, bollette, tasse e dipendenti. Inoltre, rimane il solito problema dell’abusivismo, che tali chiusure rischiano solo di incrementare favorendo prestazioni ‘in casa’ senza certezza che le norme di sicurezza vengano rispettate e aumentando le difficoltà nel tracciamento dei contagi.
Nonostante questo però, il persistere dell’emergenza e la curva del contagio in costante aumento, unita ai continui ritardi dei vaccini, non fanno certo sperare in prossime riaperture. Come un anno fa allora , di buon auspicio c’è solo l’arrivo dell’estate.