Non si vaccinerà e continuerà a restare fuori dal suo locale in segno di protesta. Dal 15 febbraio infatti, chi ha compiuto 50 anni ha l’obbligo del green pass rafforzato anche per lavorare. A farsi portavoce di questa battaglia contro “il ricatto dello Stato” è Sabina Alberti, la titolare del bar Deha a Sant’Anna che, dice, non intende subire “ulteriori penalizzazioni dopo due anni in cui la categoria dei ristoratori è stata già ampiamente danneggiata”. Decisa a non cedere ad alcun compromesso, ci racconta oggi il suo punto di vista.
Come mai hai deciso di non vaccinarti?
“Credo che il vaccino non serva a niente e voglio essere libera di scegliere. Non ho paura, ma non tollero le imposizioni senza un fondamento e non credo a tutti questi allarmismi. Ho vaccinato mio figlio, tre dosi, ma io non lo farò e porterò avanti questa battaglia. Mi sono sempre controllata facendo un tampone ogni 48 ore, prenotando la farmacia con largo anticipo e lo faccio anche adesso, quindi non ho messo a rischio la salute di nessuno. I miei dipendenti hanno sempre rispettato tutte le normative necessarie. Sono stata rispettosa e ligia alle regole ed ecco qui che vengo di nuovo punita. Abbiamo già perso troppo lavoro fra lockdown e disdette, anche durante queste festività: questi due anni sono stati duri. Ho anche già ricevuto delle multe, ma per ora chi non ha la certificazione verde è tenuto solo a pagare quelle, nella legge non è prevista anche la chiusura delle attività. Ho otto dipendenti da mantenere e non posso permettermi in alcun modo di non aprire, perciò resterò fuori, davanti all’ingresso, accogliendo i miei clienti ogni giorno, come sempre, sperando che qualcuno si unisca a questa lotta”
Se il governo dovesse decidere di portare avanti la la legge sul super green pass per gli over 50, intendi continuare comunque questa battaglia?
“Non credo che d’estate sarà ancora in vigore il super green pass e se lo fosse io non mi arrendo, anche se dovessi essere l’unica. Non posso neanche più accompagnare mio figlio allo stadio, andare a cena fuori con lui, ma nonostante questa sofferenza credo in quello che sto facendo. Il proprio lavoro non può dipendere da un ricatto. Ripeto che il vaccino non serve a niente e lo vedremo nel prossimo inverno quando (anche se mi auguro di no), ripartiranno le restrizioni. Io sono decisa a continuare, anche il lavoro è salute. I miei dipendenti si occuperanno del locale e io resterò fuori, anche se è difficile quando l’attività è tua e ci hai investito una vita intera”
Ancora divisioni quindi sulle decisioni del Governo. Quella della ristorazione è stata una delle categorie più colpite e comprensibile in parte è la rabbia dei lavoratori del settore stanchi dei cambi di decisione repentini e improvvisi. Nonostante la situazione pandemica sia però, dobbiamo dirlo, migliorata, Sabina non intende piegarsi ad ulteriori regole: “se mi devo sacrificare per portare avanti una battaglia giusta lo farò” e ringrazia tutti per la solidarietà ricevuta.