Ok, la storia è leggermente diversa da come l’abbiamo presentata nel titolo, ma la sostanza c’è. Vediamola.
Al posto di “Greta” in realtà c’è Sophie; al posto della “nonna” di Greta/Sophie, c’è la mamma/nonna dei tedeschi: Angela Merkel. L’”oggetto” è veramente una causa (e il suo esito): la decisione della corte costituzionale tedesca di dichiarare illegittima la legge sul taglio delle emissioni di CO2 della Germania (voluta da Merkel).
La sentenza ha fatto scalpore (ed è arrivata anche in Italia, seppure in tono minore) anche perché chi ha contestato la legge è una giovane ragazza di 22 anni, per di più agricoltrice. Subito i giornali hanno chiamato in causa l’immancabile Greta.
La cosa, però, che dovrebbe essere maggiormente sottolineata è la motivazione con cui la corte ha annullato la legge: è troppo poco ambiziosa e scarica sulle nuove generazioni un peso insostenibile ed ingiusto.
Quello di spostare il peso sulle nuove generazioni, qui, da noi, in Italia, è un genere gettonatissimo: di possibili ulteriori esempi ne abbiamo finché vogliamo. Clima, certo, ma anche pensioni, mercato del lavoro, infrastrutture, scuola e chi più ne ha più ne metta.
In generale è dall’inizio degli anni ’80 dello scorso secolo che abbiamo adottato la politica del “ci penseranno gli altri nel futuro”.
Non è obiettivo di questo articolo presentare ciascuna delle sfide generazionali che l’Italia ha davanti. Dobbiamo però appurare che il futuro dei nostri figli è a rischio. E dobbiamo affrontare questi temi e non mettere la testa sotto la sabbia.
Quindi l’obiettivo è quello di cominciare a porre il tema (per ora in generale) del “domani dei nostri figli”. Tema che dovrà essere declinato su specifici argomenti che ne riguardano il futuro.
Dobbiamo soprattutto essere coscienti che affrontare questi temi imporrà, a ciascuno di noi, scelte dolorose. Davvero dolorose.
È semplice dire che dobbiamo difendere l’ambiente (CO2, territorio, …). Detto così è un tema asettico, lontano dai nostri “interessi” economici, perlomeno della maggior parte di noi (e comunque in Italia lo diciamo solo a discorsi).
Ma quando andremo a parlare di pensioni (per dire una cosa – ma non l’unica – che tocca direttamente tutti noi) le cose non saranno più così semplici. Non saranno semplici per nulla.
Dover rinunciare a qualche vero vantaggio in favore delle nuove generazioni, sarà uno sforzo impegnativo: di creazione di un’opinione pubblica condivisa; di una presa di responsabilità che non conosciamo più; di una visione del futuro di cui sembriamo non essere più capaci da molto tempo.
Uno sforzo che deve prendere tempo ed energia a ciascuno, ognuno tramite i canali che può utilizzare (noi con il giornale ma anche voi: scrivendoci, postando sui social le vostre opinioni, discutendo). Dal canto nostro cercheremo di occuparcene nel prossimo futuro, anche (ma non solo) con una specifica attenzione alla nostra città.
Ma se non lo faremo, se non saremo disposti a fare rinunce per un bene futuro, allora il declino dell’Italia, che tutti vediamo e di cui siamo testimoni, non potrà che aumentare. Ricordiamoci che queste rinunce in economia hanno un nome: si chiamano “investimenti” (senza dimenticare che sono anche i nostri figli!).