L’onorevole Riccardo Zucconi, deputato di Fratelli d’Italia, nonché Capogruppo FDI alla Commissione Attività produttive, Turismo e Commercio, e titolare del “Gran Caffè Margherita” a Viareggio, ha iniziato uno sciopero della fame, insieme ad altri due parlamentari di FDI, per protestare contro l’ultimo DPCM emanato dal Governo, che ha ristretto notevolmente l’operatività di molti settori fondamentali come quelli della ristorazione e di tutta la filiera del turismo, aggravando uno stato di crisi già particolarmente sollecitato nel corso di questo 2020. All’onorevole Zucconi abbiamo posto alcune domande, sul perché di questo gesto e su quelli che saranno, secondo lui, gli scenari politici e non solo, del prossimo futuro.
Onorevole Zucconi, quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a effettuare uno sciopero della fame?
Lo sciopero è fatto, oltre che da me da altri due deputati di Fratelli d’Italia (Tracassini e Caiata, ndr), anch’essi appartenenti al mondo del turismo e della ristorazione. Il senso di questo gesto si ritrova nella contestazione a un Governo – quello di Conte – che emana DPCM senza ascoltare nessuno, promette e decanta aiuti, ma solo sulla carta. Noi dell’opposizione restiamo inascoltati: ad esempio, già in Aprile, abbiamo fatto delle proposte per fronteggiare lo stato di crisi del turismo e di tutto il terziario, per poter attingere ai fondi europei, ma senza esito. Abbiamo chiesto misure idonee a fronteggiare una seconda ondata da parte del Covid-19 – che era prevista – ma anch’esse senza ottenere riscontro alcuno.
Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si rinchiude nel suo palazzo, il sabato sera decide il contenuto del prossimo DPCM e la domenica esce con la conferenza stampa a reti unificate, il tutto senza confrontarsi con una controparte. Chiede collaborazione da parte di tutti, ma tira dritto senza appello. Lo sciopero della fame serve anche per ottenere che il Presidente Conte giunga nelle Aule del Parlamento e si faccia sottoporre al giudizio delle Camere, spiegando come aiuterà le persone colpite dall’ultimo DPCM. Se per ragioni sanitarie vengono posti dei limiti alle libertà personali e di impresa, allora bisogna rispondere con l’arrivo concreto di aiuti monetari, e in modo celere.
Lei è un imprenditore, le misure adottate dall’attuale governo penalizzeranno anche la sua attività?
Io sono in Parlamento come capogruppo di FDI nella Commissione Attività produttive, Turismo e Commercio, e sono entrato per tutelare gli interessi dei piccoli e grandi commercianti, degli albergatori e di tutti coloro che lavorano nel mondo del turismo e di tutta la sua filiera. Io dal canto mio sono un privilegiato, perché sono un parlamentare, però voglio tutelare la mia categoria, questo è il mio ruolo e questo è il mio obiettivo.
Cosa dovrebbe fare, secondo Lei, la politica in questo delicato momento storico?
Diciamo che in questo momento storico assistiamo a uno scenario politico in cui molti gruppi litigano fra loro, basti guardare Italia Viva e il Partito Democratico, ma soprattutto viviamo sotto a un Governo che è contrario alla collaborazione e si oppone all’idea di mettersi a sedere a un tavolo per parlare, ma piuttosto si permette di emanare DPCM senza farli conoscere ad altri. Oggettivamente, Conte con la sua squadra governativa, si è fatto trovare impreparato nel fronteggiare questa terribile crisi, trascurando campi importanti come i trasporti, la sanità e la scuola. I disastri della scuola con i suoi banchini a rotelle sono sotto gli occhi di tutti, al tempo stesso non hanno ponderato niente di efficace neppure per i trasporti. Hanno istituito un centinaio di task force, che si sono rivelate assolutamente inutili. Noi diciamo che la crisi c’è, la pandemia esiste, non ci nascondiamo dietro a un dito, ma la situazione viene aggravata dall’inadeguatezza di questo Governo.
Cosa ci aspetta secondo Lei nel prossimo futuro, quali sono gli scenari che si prospettano all’orizzonte?
Se l’emergenza sanitaria continua a crescere, sicuramente le misure saranno ancora più restrittive di quelle che sono state adottate finora. Ma non è questo il punto, noi non ci opponiamo in modo categorico alle chiusure, se queste sono necessarie e indispensabili. Ci opponiamo a un modo di operare del Governo che è poco chiaro e altrettanto poco limpido; ad esempio Macron, che personalmente non ammiro, è stato chiaro fin da subito nell’annunciare il lockdown francese, elencando le misure economiche che verranno adottate. Per noi non è così, la situazione è preoccupante, perché non sappiamo a cosa andiamo incontro.