Quarta ondata: la minoranza che tiene in scacco la maggioranza

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Siamo all’inizio della quarta ondata. 

Era ben prevedibile e previsto: questa è una malattia che ha evidenti caratteristiche stagionali e l’inverno sta arrivando (e altre ci saranno prima dell’estate). Quindi arriva anche la nuova ondata di malati.

Non c’è giornale che non riporti delle tabelle comparate rispetto ad un anno fa. Il dato che emerge è chiaro: i contagi salgono in modo importante sebbene molto meno dello scorso anno. Ma molto meglio va con terapie intensive e con i decessi.

L’anno scorso, a metà novembre, i nuovi casi erano circa 35’000. Quest’anno meno di 8’000. In terapia intensiva erano 3’600; oggi meno di 500. I morti 569; oggi 57. Ma soprattutto il trend di crescita importante dei contagio (+300% da Settembre) non si rispecchia nelle terapie intensive e nei morti (che sono quasi piatti).

I numeri stanno dicendoci quindi che il sistema vaccini (un po’ a fatica) regge. Regge nonostante i pifferai magici che inneggiano alle presunte libertà violate. Che “suggeriscono” di non vaccinarsi. Di ribellarsi ai green pass e alle norme che spingono per il vaccino. Che inneggiano ad una costituzione che, secondo loro, vieta allo stato di imporre norme igenico-sanitarie dimostrando così di non sapere di cosa parlano.

La nostra storia è piena di “imposizioni” igenico-sanitarie: dal vaccino contro il vaiolo (obbligatorio per tutti e che pure aveva effetti avversi non trascurabili) agli attualissimi vaccini pediatrici che i bambini devono fare passando per quarantene obbligatorie e isolamenti forzati. Siamo una comunità e il bene collettivo prevale (entro certi limiti) sui diritti individuali.

Sono proprio i vaccini che hanno dato a questa ondata un profilo molto più morbido rispetto alle precedenti esperienze. 

Potremmo parlare di questo: di quanto i numeri ci dicano che sono migliorati i dati, di come agiscano, dell’importanza di farli, ecc. 

Ma farebbe differenza? Aiuterebbe a “fare la differenza”?

Ritengo di no. 

Se i giornali sono pieni di elementi fattuali, i social sono pieni di affermazioni vuote e false. Ma una bugia, se ripetuta allo sfinimento, alla fine diventa (per un po’ di tempo) “verità”. E i pifferai sui social hanno tempo da buttare, nessuna dignità da difendere e tutto da guadagnare dal promuovere quelle falsità che hanno dato loro una improvvisa (e forse provvisoria) notorietà e fama.

Del resto non c’è nessuna autorità che si prende il disturbo di intervenire, di contrastare chi diffonde falsità.

“Se tutti i documenti raccontavano la stessa favola, ecco che la menzogna diventava un fatto storico, quindi vera.” (George Orwell in 1984) E allora via a dire e ripetere sempre le stesse cose anche se palesemente false e sconfessate da tutto e da tutti.

I nostri telepredicatori sono sempre ben informati, hanno sempre letto e visto informazioni che gli altri non vedono per malafede. 

E poco importa se non sanno nulla. Se hanno finito a stento le scuole dell’obbligo e se magari si sono sempre occupati di altro. Ora sono “affidabili esperti” di faccende sanitarie. Provetti statistici. Stimati giuristi. E depositari di informazioni di altissima qualità.

Un esempio per chiarire? Possono prendere un microfono e dire che questa non è una pandemia: che OMS, l’organizzazione mondiale della sanità, non la definiva tale e che se lo avesse fatto “allora sarebbe giusto vaccinarsi, MA…” e giù fesserie. Poco importa che cosa ha detto davvero l’OMS tanto chi lo va a leggere? E anche se qualcuno lo facesse ci sarebbe un altro “MA”, un’altra fesseria da dire con tono grave e solenne, un’altra “verità” non verificata da propinare. I monologhi sono comodi anche per questo.

E dove erano questi fini pensatori fino a questa ora fatale? Con tutte queste prodigiose qualità, che hanno fatto di buono fino ad oggi?

Cattiverie senza senso: è il “momento” che chiama “l’uomo comune” a divenire un eroe. Ad uscire dalla sua quotidianità e divenire leader. 

(Avete notato che tutti questi influencer ci tengono tantissimo a dire che loro sono persone come tutte le altre? Ma poi sono sempre così fieri di essere ascoltati che ti devono subito dire quanti sono quelli che li “seguono”…)

E siamo così ad oggi, ad un passo dall’obiettivo. Obiettivo che è fissato al 90% della popolazione “immune” (o poco sensibile) al virus per innescare la tanto sospirata “immunità di gregge”. Quella condizione per cui il virus non riesce a circolare perché le probabilità che trovi un soggetto portatore è troppo bassa. E quindi si estingue. Come un fuoco che non ha più ossigeno.

Ma con la spada di Damocle sulla testa: perché il 90%, come detto, è inteso come coloro che sono immuni. Se è passato troppo tempo dall’inoculazione del vaccino anche chi è vaccinato non conta più per quell’obbiettivo.

Ecco allora che una minoranza blocca il sistema. Che mette in difficoltà tutti. 

Ma chi sono quelli di questa minoranza?

In gran parte persone che sono semplicemente spaventate. Spaventate dal virus e ancora di più dalle tante sirene di chi diffonde informazioni false. 

Spaventati e confusi si chiudono ad ogni informazione, ad ogni ragionamento logico. E finiscono per farsi male da soli. Esponendo sé stessi e coloro a cui tengono al virus. Spendendo cifre folli in tamponi per lavorare. Imponendosi rinunce non necessarie. E limitando le chances di tutti noi di archiviare la pandemia.

Questo è il costo di non fare nulla per fermare i diffusori di falsità. Falsità che hanno un prezzo. Alto. 

Prezzo per l’economia. Prezzo di libertà limitate. Ma soprattutto prezzo di vite perse.

Andrea Bicocchi @Andrea_Bicocchi

Andrea Bicocchi
Andrea Bicocchi
Imprenditore, editore de "Lo Schermo", volontario. Mi piace approfondire le cose e ho un'insana passione per tutto quello che è tecnologia e innovazione. Sono anche convinto che la comunità in cui viviamo abbia bisogno dell'impegno e del lavoro di tutti e di ciascuno. Il mio impegno nel lavoro, nel sociale e ne Lo Schermo, riflettono questa mia visione del mondo.

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