PSI-Federazione di Lucca:”Sull’Ex-Manifattura l’Amministrazione si fermi e respinga una volta per tutte questa ipotesi”

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In questi mesi di dibattito sulla destinazione della ex Manifattura Tabacchi è emerso un reale e partecipato interesse della città non semplicemente per i propri monumenti, ma per la stessa propria sorte.

Come molte altre città, la nostra è ricca di spazi pubblici, ed anche privati, che versano da anni in totale abbandono, la cui destinazione non può essere frutto di estemporanee soluzioni, ma che anzi può e deve essere definita soltanto entro un progetto unitario e coordinato , il quale,  a monte, risponda alla domanda cui purtroppo la politica da un tempo ormai intollerabile evita di fornire soluzioni, e persino di porre la domanda stessa. Quale progetto per Lucca 2050? Quale idea di città vogliamo promuovere e realizzare? Quale visione coltiviamo? Quali ambizioni ci poniamo in funzione del benessere dei suoi cittadini? Domande che la politica non ha neppure mai formulato, stretta entro una visione atomistica del “qui cosa ci faccio”, “ qua cosa ci metto”, “questo come lo mantengo”. Un approccio privo di prospettiva.

I cittadini di Lucca hanno dimostrato in questi ultimi mesi di voler andare oltre i limiti della politica, di voler tornare a pensare e progettare, di aver fame di prospettive. Ed il Partito Socialista di Lucca si ascrive fra di essi. Non è tollerabile continuare a parlare di rivitalizzazione del centro storico, attraverso lo spostamento in esso di residenza o di funzioni, in maniera atomistica, considerando la città come un insieme di realtà sparse e autonome. Ciò che va resa funzionale, efficace e godibile è la vita della città e nella città nella sua complessità ed ampiezza. E’ il benessere del territorio cittadino, entro e oltre le mura, che va valutato.

Anche per questa estrema e intollerabile modestia nella visione, continuiamo ad esprimere la nostra contrarietà al progetto Coima / Fondazione, concentrato com’è esclusivamente su un micro settore del centro storico, dal quale si cerca di spremere la maggior redditività, incuranti, da un lato, delle ricadute del progetto sul tessuto cittadino, dall’altro sulle relazioni che invece proprio quell’immobile, per la sua collocazione strategica a ridosso della città fuori le mura, potrebbe instaurare con l’esterno.

Vogliamo inoltre sgombrare il campo dagli equivoci: qui non è in gioco una valutazione sulla Fondazione come ente benefico cittadino e sulla bontà degli interventi di recupero che la stessa nel passato è stata in grado di fare. Nella proposta di project sulla ex Manifattura la Fondazione ha deciso infatti di non muoversi in quanto tale, di non proporre essa stessa un acquisto od un recupero, come con San Francesco o con le Mura di Lucca, qui il management della fondazione ha deciso, incomprensibilmente, di utilizzare una società di investimento immobiliare, COIMA S.G.R., di dar vita ad un fondo di investimento immobiliare, sottoposto per sua natura a regole speculative, oltre che a totale riservatezza.  Logiche speculative ed assenza di trasparenza costituiscono criteri antitetici a quelli cui la fondazione come ente benefico è tenuta ad ispirarsi nei suoi interventi. Non siamo dunque in presenza di un  modello di intervento già sperimentato, quanto piuttosto ad un modello nuovo e pericoloso. E’ il modello incomprensibilmente prescelto dalla governance dell’ente, non certo l’ente in sé che va censurato. Su questo i cittadini lucchesi non sono stati posti in grado di formulare alcuna riflessione, non conoscono il regolamento del fondo di investimento, non conoscono i patti esistenti fra Coima e Fondazione, non sanno se e quando la fondazione potrà cedere le sue partecipazioni a terzi, tutto è rimasto avvolto da assoluta segretezza. Né l’Amministrazione è stata messa in condizione di conoscere l’esatta natura della situazione.

Né certo si può pensare che i lucchesi, che sui commerci e le economie hanno fondato la loro città, possano essere così ingenui e provinciali da consentire a scatola chiusa ad una proposta arrivata da Milano. L’ultima volta che ci siamo fidati di un milanese i lucchesi hanno finito per ripagare di tasca propria il danno provocato; potremmo dire che “la vicenda Fiorani docet”.

L’Amministrazione dunque si fermi, metta la parole fine a questo stillicidio di proposte e controproposte, respinga una volta per tutte questa ipotesi.  In nessun caso il modello proposto e riproposto dalla Fondazione potrà garantire partecipazione, trasparenza, democraticità, benessere, né tantomeno quella necessaria ritessitura della città, che solo una visione di insieme può consentire di conseguire.

Riprendiamo il discorso sulla città. Questo progetto diventi elemento di discussione e di confronto con tutti i singoli e le realtà associative per la prossima Amministrazione: fra non molto, se solo avremo la capacità e buona volontà per mettere a segno un programma compiuto e complessivo, vi sarà la possibilità di finanziare la rigenerazione urbana ricorrendo anche alle risorse del Recovery Plan, così come già previsto nel piano presentato dal Governo ed invocato a gran voce dall’imprenditoria. L’attuale amministrazione non anteponga interessi politici alla possibilità di operare in linea con i tempi ed a minor costo.

E faccia una reale riflessione sulle opportunità offerte dai veri strumenti di parternariato pubblico / privato. Vogliamo ancora una volta sottolinearlo: quello proposto da Coima / Fondazione non è un parternariato pubblico privato, non lo è sotto alcun aspetto. La proposta di project riguarda solo e soltanto parcheggi e non costituisce niente altro che uno strumento tecnico / finanziario per conseguire ad un valore inferiore a quello di un acquisto la proprietà dell’immobile. E’ evidente e lo scrive sul proprio sito la stessa Fondazione, laddove, dopo una prima iniziale volontà di acquisto del bene, informa di aver trovato uno strumento decisamente più redditizio…..per il fondo di investimento, non certo per la città, la quale, come del resto ammesso anche da altri esponenti di forze politiche della nostra maggioranza, andrebbe necessariamente incontro ad un grave danno erariale.

Un reale modello di parternariato pubblico/privato, che noi socialisti non possiamo che ritenere da perseguirsi, avrebbe imposto ed impone che l’oggetto non sia individuato strumentalmente (i parcheggi) al solo scopo di acquisire la proprietà di un diverso bene, ma che esso (l’oggetto del project) vada a costituire l’oggetto stesso dell’intervento, pensato per la sua riqualificazione in funzione dell’interesse pubblico. Cosi come del resto realizzato per la riqualificazione di una molteplicità di spazi pubblici (anche ex manifatture tabacchi) tramite l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti.

In questo senso peraltro, nel senso cioè di un vero project financing sulla ex manifattura, ci sembrava che andassero le dichiarazioni del secondo investitore, la cordata di imprese milanesi che avevano manifestato alla Amministrazione il loro interesse. Leggiamo sulla stampa però che l’Amministrazione, piuttosto che invitarli a formulare una proposta di parternariato sulla manifattura, come essi avevano dichiarato di essere pronti a fare, abbia indirizzato gli imprenditori ad aprire un confronto con la Fondazione, per verificare la possibilità di eventuali sinergie nella costruzione di una proposta unitaria, incontro che non ha avuto un esito positivo, COIMA ha confermato che intende procedere in maniera autonoma.

L’Amministrazione vista l’impossibilità di ragionare con un unico soggetto, deve riaprire il confronto con la cordata di imprese interessate alla presentazione di un vero project financing  e visto la possibilità che COIMA presenti la terza versione della sua proposta  apra una fase di riflessione politica e amministrativa mettendo le due proposte  al centro di un confronto ampio e approfondito con la Citta , adottando tutti gli strumenti possibili.

Segretario Provinciale

Rossano Lenci

Giovanni Mastria
Giovanni Mastria
Nato a Lucca, classe 1991. Scrivo con passione di cultura, attualità, cronaca e sport e, nella vita di tutti i giorni, faccio l’Avvocato. Credo in un giornalismo di qualità e, soprattutto, nella sua fondamentale funzione sociale. Perché ho fiducia nel progetto "Oltre Lo Schermo"? Perché propone modelli e contenuti nuovi, giovani e non banali.

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