In soli venti giorni il numero dei profughi in fuga dalla guerra Ucraina ha raggiunto i 2,3 milioni. In Europa non succedeva dalla seconda guerra mondiale. Arrivano principalmente dalla Polonia per raggiungere i propri connazionali emigrati. In Italia si trova la seconda più grande comunità ucraina d’Europa con 230.639 residenti in tutto, principalmente nelle città di Milano, Napoli e Roma.
Ogni giorno vediamo immagini di donne, madri e bambini che fuggono disperati in cerca di sopravvivenza e arrivano anche qui, in Toscana e a Lucca. In tanti si sono mossi con iniziative di solidarietà per mostrare aiuto e vicinanza a chi è stato colpito da questa guerra. Ma come funziona il sistema di accoglienza? E, in un momento di grande crisi dopo due anni di pandemia, con un tasso di disoccupazione sempre più alto, quanto paga l’Italia all’anno per ogni sfollato? Quanto sarà grande il ‘sacrificio comune’ di questa nuova emergenza umanitaria?
Le disposizioni operative delle Toscana. Nella nostra regione abbiamo già circa 2mila 500 profughi, “un numero destinato a crescere”, come dichiara il presidente Eugenio Giani nelle sue funzioni di commissario per il coordinamento a livello territoriale degli interventi e delle attività di soccorso e di assistenza alla popolazione proveniente dall’Ucraina. Sono due i grandi punti di accoglienza: la Mercafir di Firenze e il Pala Modì di Livorno. Pochi giorni fa (11 marzo), Lucca ha accolto 169 profughi. Di questi, chi non aveva una sistemazione autonoma è stato accolto nei centri di accoglienza straordinaria (Cas) e in quelli di integrazione (Sai), gestiti a livello locale dai Comuni. In tutto 39 su 169. Gli altri 130 risiedono invece a casa di amici o parenti.
Cosa prevedono le procedure operative. Chi ospita un profugo ucraino deve, prima di tutto, effettuare entro 48 ore la comunicazione di ospitalità all’Autorità locale di pubblica sicurezza e contattare la Questura per le successive operazioni di identificazione. Chi entra in Italia quindi avendo già a disposizione una sistemazione autonoma a casa di amici e parenti, deve chiamare entro 48 ore il numero verde sanità (800.556060) per lo screening sanitario e il rilascio di certificazione idonea a ottenere l’assistenza sanitaria. L’Asl non solo si occuperà delle procedure relative alla vaccinazione per il Covid-19, ma anche per quelle che normalmente si fanno ai bambini (morbillo, poliomelite, ecc.). Successivamente dovrà sottoporsi ad un tampone, molecolare o antigenico. Trascorsi cinque giorni dal tampone è previsto un periodo di autosorveglianza e l’obbligo di indossare le mascherine ffp2. In caso di positività, il “paziente” verrà indirizzato ad un albergo sanitario per la quarantena. Il cittadino ucraino senza autonoma sistemazione invece, deve recarsi al Punto accoglienza per l’emergenza ucraina più vicino, dopodichè sarà indirizzato al Cas di assegnazione e qualora non ci fosse disponibilità all’albergo di prima accoglienza.
Non si parla di richiedenti asilo, ma di permesso di protezione temporaneo. I residenti stabilmente in Ucraina al giorno 24 febbraio (data dell’invasione Russa), hanno diritto ad un permesso di protezione temporanea della durata di dodici mesi, rinnovabile poi ogni sei mesi fino a tre anni. E’ uno status diverso dal richiedente asilo perché dà immediatamente il diritto di spostarsi liberamente, lavorare, studiare e trovare alloggio, senza che sia necessario esaminare le singole domande. Il richiedente asilo infatti, nei primi sessanta giorni dalla richiesta di asilo, non può lavorare. Inoltre l’attesa per ottenere lo status di rifugiato è di due anni circa e fino a quel momento il richiedente non può lasciare l’Italia.
Quali altri immobili saranno messi a disposizione? Il Comune di Lucca ha messo a disposizione una struttura sulla via Romana, si sono attivate anche la Caritas e la Croce Verde, oltre a chi ha offerto la propria casa in maniera volontaria. Anche la diocesi di Lucca ha accolto i primi 32 profughi. In tutto il territorio diocesano ha ricevuto la disponibilità ad ospitare profughi ucraini da parte di 103 soggetti tra parrocchie e privati: 54 nella zona della Piana di Lucca; 24 nella zona della Versilia; 11 nella zona della Mediavalle e Garfagnana; 14 da fuori del territorio diocesano (Pisa e Pescia). Mettendo insieme queste 103 disponibilità viene raggiunto un totale di poco oltre 200 posti letto, di cui al momento occupati risultano solo i 32 citati sopra (toscanaoggi.it). Al vaglio anche la proposta della ministra Tiziana Lamorgese di utilizzare beni sequestrati e confiscati dall’agenzia nazionale (Anbsc) alle mafie. In provincia di Lucca ci sono circa 26 beni tra immobili, terreni, capannoni, garage e appartamenti, gestiti dall’Anbsc di cui 13 destinati e i restanti da destinare.
Come sarà gestito l’inserimento al lavoro? La Toscana si organizzerà tramite Arti, l’agenzia regionale che raccoglie e organizza i centri dell’impiego, a cui possono rivolgersi gli imprenditori con disponibilità di posti di lavoro.
I bambini ucraini a scuola. Dopo aver regolarizzato la presenza di minori sul territorio, il percorso scolastico può essere avviato. Ieri (14 marzo), a Lucca altri cinque bambini hanno preso posto in aula alle primarie e medie di Marlia. C’è anche un mediatore linguistico a disposizione. Restie sono però le manne, che preferiscono non iscrivere i loro figli a scuola nella speranza di poter tornare presto a casa, oppure chiedono la Dad. “Vorrei invitare le famiglie a inserire i ragazzi a scuola dove saranno accolti al meglio e potranno fare un’esperienza che li arricchisce”, ha dichiarato in un appello la dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale, Donatella Buonriposi.
Quanto costano all’Italia i profughi Ucraini? L’Ispi ha quantificato i costi con cui dovremo fare i conti. Si considerano, fra gli altri indicatori, la popolazione, il Pil, il tasso di disoccupazione, le domande di asilo presentate spontaneamente e numero di rifugiati. La cifra annuale stimata per ciascun profugo in Italia è di 10mila euro e se sull’UE la spesa dell’emergenza profughi pesa più di 23 miliardi, in Italia il costo potrebbe superare la cifra di 2,5 miliardi di euro annui. Il Governo ha stanziato attualmente 54 milioni di euro in più a quelli già stanziati per l’emergenza in Afghanistan. Volontariato a parte, per far fronte al costo di questa emergenza umanitaria, l’Ue attingerà ai Fondi per gli affari interni per il 2021-2027. Invece le risorse per finanziare le misure di sostegno come istruzione, occupazione arriveranno dal Fondo europeo di sviluppo regionale, dal Fondo sociale europeo e quello per gli aiuti europei agli indigenti. I singoli Paesi possono anche decidere di attingere ai 10 miliardi provenienti dai Fondi 2022 del React-Eu (assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa) del Pnrr. Per ora nel bilancio ci sono solo 421 milioni di euro, ma la cifra esatta non è ancora stata confermata.
Numeri che sono persone, ma che inevitabilmente pesano su un Paese già in crisi dove le aziende scioperano per il prezzo del carburante, faticano nella ripresa post-pandemia e in cui tutti vedono davanti a loro un futuro di incertezza economica dovuto anche alla guerra. Aiutarli ‘a casa loro’ però questa volta non si può. L’Unione Europea non potrà più sorvolare, ma dovrà agire per far fronte alla più grande emergenza sociale ed economica senza che questa ricada, nuovamente, sui propri cittadini.