Approfittiamo dell’interesse che ha suscitato il precedente articolo su Mario Calderara, semisconosciuto e importantissimo – “primo” – aviatore italiano che vive e muore a Bagni di Lucca, per continuare questa passeggiata nel tempo incontrando altri aviatori lucchesi che hanno segnato i momenti storici del XX secolo.
Lucca in abito aeronautico è certamente identificata con Carlo del Prete, ma non vi è solo lui!
Ben altri e tanti ve ne sono! Vediamo ad esempio Pietro Massoni.
La famiglia patrizia lucchese MASSONI proveniente dalla Valfreddana, ha una notevole importanza tra le famiglie lucchesi; il suo percorso si svolge tra Lucca, Massa, Parigi ed il Belgio.
Sono citati negli atti storici lucchesi già dal XIV Secolo, come tessitori.
Nella metà del XIX Secolo diventano proprietari del prestigioso Palazzo Massoni, che a Lucca se chiedi qual è nessun lo sa.
Il Palazzo Massoni è sito in Via dell’Angelo Custode al civico 24, proprio dritto in fondo Via Sant’Andrea. Si vede il grande portone verde con un importante balcone sopra.
A volte in occasione delle attività del F.A.I. il portone viene aperto ed è possibile visitare il bellissimo giardino interno, inaspettato e confinante con il retro del giardino delle scuole di Via San Nicolao.
La dinastia Massoni prosegue a Massa dove nasce nel 1896 Piero (o Pietro…) Massoni.
Giovanissimo, a 19 anni si arruola nei Battaglioni aviatori.
Acquisisce il brevetto di volo il 1 marzo 1916, e si dà da fare in senso militare…
Guadagna ben TRE Medaglie d’Argento al valor Militare per azioni coraggiosissime e spericolate.
Tra queste una in particolare, merita il nostro ricordo.
Partecipa il 9 agosto 1918 con la 87° Squadriglia “La Serenissima”, al Volo su Vienna!
“Il folle volo” di D’Annunzio.
Una spettacolare e mediatica operazione aviatoria italiana: una formazione di 8 apparecchi SVA 5 (decollati in 11) da San Pelagio Due Carrare vicino a Padova, al comando di Gabriele D’Annunzio che viaggia (lui aviatore non pilota) sull’unico apparecchio biposto appositamente modificato, seguendo una articolata rotta, e arriva sulla verticale di Vienna, capitale dell’Impero Austro Ungarico, dove, invece di sganciare bombe sulla popolazione inerme, lanciano dalla quota di 800 mt. 350.000 copie di manifestini tricolore italiani, con una frase in doppia lingua elaborata da Ojetti, giornalista del Corriere della Sera, ideatore dell’impresa e addetto alla comunicazione del Comando Supremo.
In realtà il contenuto del volantino era stato elaborato, in una prima stesura, anche dal Vate, che proponeva il seguente testo:
In questo mattino d’agosto, mentre si compie il quarto anno della vostra convulsione disperata e luminosamente incomincia l’anno della nostra piena potenza, l’ala tricolore vi apparisce all’improvviso come indizio del destino che si volge.
Si volge verso di noi con una certezza di ferro. È passata per sempre l’ora di quella Germania che vi trascina, vi umilia e vi infetta.
La vostra ora è passata. Come la nostra fede fu la più forte, ecco che la nostra volontà predomina e predominerà sino alla fine. I combattenti vittoriosi del Piave, i combattenti vittoriosi della Marna lo sentono, lo sanno, con una ebbrezza che moltiplica l’impeto. Ma, se l’impeto non bastasse, basterebbe il numero; e questo è detto per coloro che usano combattere dieci contro uno. L’Atlantico è una via che già si chiude; ed è una via eroica, come dimostrano i nuovissimi inseguitori che hanno colorato l’Ourcq di sangue tedesco.
Sul vento di vittoria che si leva dai fiumi della libertà, non siamo venuti se non per la gioia dell’arditezza, non siamo venuti se non per la prova di quel che potremmo osare e fare quando vorremo, nell’ora che sceglieremo.
Il rombo della giovane ala italiana non somiglia a quello del bronzo funebre, nel cielo mattutino.
Tuttavia la lieta audacia sospende fra Santo Stefano e il Graben una sentenza non revocabile, o Viennesi.
Viva l’Italia!
Ma questo contenuto fu giudicato troppo pomposo, poco intelleggibile, e di difficile traduzione in tedesco; il Vate si tirò addosso anche le pesanti critiche di Ferdinando Martini, importante uomo politico italiano che all’epoca aveva ricoperto tra le altre le importanti carica di Ministro delle Colonie e della Pubblica Istruzione!
Insomma uno che ci capiva… e si vede che non gli stesse molto simpatico Gabriele, tanto che Martini parlando di D’Annunzio ebbe a dire:
Quando D’Annunzio fece le sue prime prove come soldato, la gente, poco fidando nel suo valore o nella sua bellica abilità, disse: “Scriva e non faccia”. Ora io dico di lui, dopo altre molte prove: “Faccia e non scriva”
Ma il Vate non demorse: fece stampare a sue spese (la tipografia aspetta ancora il saldo…) 50.000 copie personali con il suo testo che lanciò sulla capitale austriaca mischiate alle altre 350.000 approvate con il testo finale di Ojetti che diceva:
VIENNESI!
Imparate a conoscere gli italiani.
Noi voliamo su Vienna, potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i tre colori della libertà.
Noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne.
Noi facciamo la guerra al vostro governo nemico delle libertà nazionali, al vostro cieco testardo crudele governo che non sa darvi né pace né pane, e vi nutre d’odio e d’illusioni.
VIENNESI!
Voi avete fama di essere intelligenti. Ma perché vi siete messi l’uniforme prussiana? Ormai, lo vedete, tutto il mondo s’è volto contro di voi.
Volete continuare la guerra? Continuatela, è il vostro suicidio. Che sperate? La vittoria decisiva promessavi dai generali prussiani? La loro vittoria decisiva è come il pane dell’Ucraina: si muore aspettandola.
POPOLO DI VIENNA, pensa ai tuoi casi. Svegliati!
VIVA LA LIBERTÀ!
VIVA L’ITALIA!
VIVA L’INTESA!
Il rientro fu senza problemi e seguendo una rotta diversa, Wiener-Neustadt, Graz, Lubiana e Trieste, gli apparecchi arrivarono al campo di San Pelagio alle 12:40 senza alcun problema. La contraerea fu inesistente e gli unici due aerei austriaci che incontrarono, dettero l’allarme alla base, ma incredibilmente non furono creduti!
L’impresa, nonostante alcuni inconvenienti tecnici (3 aerei ebbero dei problemi iniziali e abortirono la missione, uno atterrò in territorio nemico al ritorno), fu un successo.
Da un punto di vista militare non ebbe alcun effetto, ma da un punto di vista mediatico fu straordinario impatto emotivo.
Un gruppo di aerei italiani erano arrivati in formazione serrata, indisturbati, sul cielo di Vienna e invece di seminare morte e distruzione, avevano lanciato volantini tricolori con l’invito ad arrendersi e terminare il conflitto.
L’effetto demoralizzante fu pesante sulla popolazione e inversamente proporzionale fu l’effetto di soddisfazione militare per i nostri soldati, che vedevano finalmente dei cenni di riscossa dopo la batosta di Caporetto!
Tra i piloti che portarono a termine l’impresa anche il lucchese Tenente Pietro Massoni, scelto personalmente da D’Annunzio per le sue caratteristiche di coraggio, valore e riservatezza!
Al termine del conflitto il Massoni si sposa in Belgio con Luisa Errani e lì rimane a lungo
in forte dissenso con il regime fascista che aveva preso campo in Italia.
Rientrerà in patria al termine della Seconda Guerra Mondiale.
Morirà a Bagni di Lucca il 3 luglio 1957.
È sepolto nella cappella gentilizia di famiglia al Cimitero Monumentale di Lucca.
Lo ricorderemo in occasione del Settembre aeronautico qui a Lucca!
Bellissima pagina di storia patria !!! conoscevo l’affascinante vicenda del volo su Vienna , ma non sapevo che tra gli aviatori ci fosse anche il nostro lucchese Pietro Massoni. Grazie per il bell’articolo , al solito ben documentato.
Articolo molto interessante che ricorda una pagina importante di storia patria e un episodio storico affascinante come il volo su Vienna. Non conoscevo l’aviatore lucchese Pietro Massoni a dire il vero. Pertanto grazie al Colonnello Biondi per questi interessanti articoli, sempre ben argomentati e supportati da adeguata documentazione.