Perché la città sta dimenticando Bruno Vangelisti?

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La città sta dimenticando Bruno Vangelisti, uno dei suoi figli migliori. Antiquario celebre in tutto il mondo che, da assoluto protagonista, ha animato la scena culturale lucchese per tutta la seconda metà del ‘900.

Uomo colto, estroverso e brillante”, si legge sul Tirreno del 27.04.2003, all’indomani della sua morte. Molto di più, viene da dire. Avventuroso e poliedrico, sensibile e artisticamente geniale, fine conoscitore di musica, teatro, cinema e letteratura. Intimo amico di Luchino Visconti, Monicelli, Mino Maccari, Arrigo Benedetti, Magni e molti altri, seppe riunire attorno a sé i più grandi intellettuali dell’epoca instaurando con loro rapporti umani e professionali profondi e duraturi.

Ci sono stati anni in cui la Galleria e Casa d’Aste Vangelisti, con gli uffici siti al numero 11 della centralissima Piazza dei Servi, era il principale centro culturale e il cuore pulsante della vita artistica della città. Oltre ai suoi incredibili successi professionali, che lo portarono ad arredare anche importanti ville lucchesi e a collaborare sin dagli anni ’50 con le case d’asta Sotheby’s e Christie’s, Vangelisti si spese in prima persona per la crescita di Lucca.

Oltre ad essere stato, nel secondo dopoguerra, cofondatore del Circolo del Cinema di Lucca e cofondatore dell’Associazione Musicale Lucchese, nel 1970 fu infatti uno degli artefici dell’istituzione dello storico mercato dell’antiquariato, che ancora oggi occupa le vie del centro ogni terzo fine settimana del mese.

A Santa Maria del Giudice, nella sua splendida e affascinante villa nottoliniana “Al Francese” – che, a quanto dicono gli abitanti della zona, purtroppo giace ormai abbandonata a sé stessa, all’incuria e ai predoni – si tenevano dei veri e propri cenacoli. Era – secondo quanto raccontano i protagonisti dell’epoca – il regno dell’arte, dove tra una partita a biliardo e l’altra, sorseggiando whisky avvolti nel fumo delle sigarette, si ascoltava musica classica e si parlava di cultura e attualità davanti a un grande caminetto.

Quando certi circuiti non erano popolati da incapaci scalatori sociali ed erano ancora appannaggio esclusivamente dei più virtuosi, tra una cena alla Buca e al vecchio Giglio (quello autentico, per intendersi), Vangelisti determinava la vita politica, sociale e culturale lucchese insieme ai più influenti uomini della città: Lodovico Giorgi, Guelfo Marcucci, Luigi Angeli, Carlo Giurlani, Mauro Porciani, Sergio Carnicelli, Marcello Mariotti, Antonio Possenti, Gino Velani, Alberto Varetti, Rinaldo Pardi, Enrico Montauti, Claudio Guerrieri, Dino Catelli, Pier Luigi Del Frate, Renzo Menesini, Giovanni Cattani, Herbert Handt, Alastair Murdoch, Vezio Moriconi, Alessandro Padula e molti altri. Lui c’era, grande tra i più grandi, insieme al genero, il leggendario Giorgio Marchetti.

La città forse lo sta dimenticando, ingiustamente. Complice anche una strana omertà, Vangelisti è oggi avvolto in un’aura di mistero e fascino, ma il tempo si sta portando via il suo prezioso ricordo. Nell’anno 2020, in occasione del centenario della sua nascita, la Fondazione Banca del Monte aveva organizzato una mostra a lui dedicata e curata dalla figlia, Maria Flavia Vangelisti. Il COVID-19 ne ha imposto l’annullamento, ma noi speriamo che da qui si riparta per far conoscere alla città questo personaggio immenso. Lucca lo merita e lo merita soprattutto lui.

Giovanni Mastria
Giovanni Mastria
Nato a Lucca, classe 1991. Scrivo con passione di cultura, attualità, cronaca e sport e, nella vita di tutti i giorni, faccio l’Avvocato. Credo in un giornalismo di qualità e, soprattutto, nella sua fondamentale funzione sociale. Perché ho fiducia nel progetto "Oltre Lo Schermo"? Perché propone modelli e contenuti nuovi, giovani e non banali.

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