Panchine contro la paura: così è stata denominata la nuova iniziativa targata Francesco Raspini, che ha visto al centro dell’attenzione il posizionamento di barriere antiterrorismo “per salvaguardare le folle dagli attacchi di terrorismo veicolare, frequenti in Europa nel biennio 2016/2017, periodo in cui ha origine il lavoro”, riferiscono dall’Amministrazione comunale.
Il progetto, che prende forma dalla tesi di laurea dell’architetto Giulia Del Grande, ha trovato terreno fertile nella giunta lucchese anche se, la realizzazione è inevitabilmente un po’ in ritardo: sono passati infatti ben 6 anni e ad oggi, dove il terrorismo per fortuna è un pensiero lontano e le preoccupazioni sono ben altre, il candidato Sindaco Francesco Raspini rispolvera vecchie proposte lasciate nei cassetti. La sensazione è quella corsa a voler “tappare i buchi” della sua Amministrazione, che in dieci anni si è dimostrata oggettivamente immobile e la fatica del candidato sindaco di questi ultimi mesi ne è la prova.
Quest’ultima trovata, inaugurata ieri in Corso Garibaldi, primo punto di posizionamento, ha visto la presenza del vicesindaco Lemucchi e dell’assessore Simi: inspiegabile l’assenza di Raspini che, al contrario di quanto aveva affermato, si è defilato all’ultimo momento.
Se c’è la regola per cui in campagna elettorale vale tutto, ci dovrebbe essere anche il buonsenso di non oltrepassare quel limite per cui, nella foga di fare e strafare per dimostrare l’onnipotenza di un Pd che ha lasciato per strada i pezzi, si va a calpestare anche i sentimenti delle persone.
Insomma, dopo due anni di Covid, dove percezione collettiva è stata la paura, e adesso con una guerra alle porte e la tragedia umanitaria che ogni giorno vediamo sotto i nostri occhi, saremmo davvero curiosi di sapere lo scopo di lanciare un’iniziativa “contro la paura del terrorismo”. Un fil rouge che non ha una trama, se non quella di dimostrare alla città un movimento continuo e senza una logica chiara che, però, fin quando si tratta di aggiustamenti di fontanelli, pittura di cartelli stradali e risanazione del manto stradale lo possiamo capire, quando fa leva sui sentimenti della propria città un po’ meno.
“Abbiamo accolto e sostenuto con entusiasmo questa iniziativa”, dicono gli amministratori. Un entusiasmo appassito in lunghi sei anni e rifiorito – magicamente – solo adesso, diciamo noi.
“Ciò, – proseguono gli amministratori – consente di cambiare il volto delle grigie barriere antisfondamento, adottate da qualche anno in Europa dopo i ripetuti attentati terroristici. Ci è piaciuta l’idea di abbellire questi elementi di calcestruzzo trasformandoli in panchine di colore verde, adornate di fiori che mettono allegria e invitano a sedersi comodamente. Quella di ieri è la prima installazione. In seguito contiamo di realizzarne altre”.
Tralasciando l’estetica del nuovo arredo urbano che, in un contesto centrale e immerso nelle magnolie come è Corso Garibaldi, a nostro avviso lascia a desiderare, ci chiediamo sinceramente: c’era davvero bisogno di sollevare, in questo presente di incertezze e paura concreta che viviamo giornalmente, un’ulteriore preoccupazione in più riguardante un tema – il terrorismo – che ad oggi, fortunatamente, non rientra nelle principali emergenze da gestire, tanto più a Lucca?
Una trovata, quella del candidato Raspini, partorita male e della quale probabilmente anche lui stesso – considerando la latitanza all’inaugurazione – si è reso conto.
La sicurezza dei cittadini al primo posto, sempre e comunque; la maratona elettorale – anche se è innegabile che Raspini stia ancora correndo con un avversario invisibile, trovandosi costretto a mettere le pezza alle mancanze dei suoi per spiccare – anche, ma la strumentalizzazione inutile, è sicuramente uno scivolone e una caduta di stile del giovane e ambizioso candidato.