Continua il nostro piccolo viaggio nelle religioni “recenti”, dopo la prima puntata sulla chiesa dell’Altrove di Beppe Grillo
Ciao a tutti e benvenuti nel mio blog! Oggi voglio parlarvi di un movimento religioso e culturale molto particolare: i rastafariani. Chi sono? Da dove vengono? Quali sono le loro credenze e le loro pratiche? E soprattutto, perché hanno quei capelli così lunghi e colorati? Se siete curiosi di scoprire le risposte a queste domande, continuate a leggere!
I rastafariani sono i seguaci di una fede nata in Giamaica negli anni ’30 del secolo scorso, ispirata dalle idee di Marcus Garvey, un leader politico e sociale che predicava il ritorno degli africani alla loro terra d’origine, l’Etiopia. Secondo i rastafariani, il vero Dio è Haile Selassie I, l’ultimo imperatore etiope, considerato la reincarnazione di Gesù Cristo e chiamato Ras Tafari (da cui il nome del movimento). I rastafariani credono che Selassie non sia morto nel 1975, ma sia ancora vivo e che un giorno tornerà a guidare il popolo nero verso la liberazione dal dominio bianco.
I rastafariani non hanno una struttura gerarchica ufficiale, ma si organizzano in comunità autonome chiamate “mansioni”, ognuna con le proprie regole e tradizioni. Alcune mansioni sono più ortodosse e rigorose, altre più aperte e tolleranti. In generale, i rastafariani seguono alcuni principi comuni, come il rispetto per la natura, il rifiuto della violenza, la solidarietà tra i membri della fede e la diffusione del messaggio di pace e amore attraverso la musica reggae.
Una delle pratiche più caratteristiche dei rastafariani è la celebrazione della “cerimonia del ragionamento”, in cui i fedeli si riuniscono per discutere di temi spirituali, sociali e politici, fumando insieme la ganja (la marijuana), considerata una pianta sacra che aiuta a entrare in contatto con Dio. Durante la cerimonia, si leggono brani della Bibbia (interpretati in chiave afrocentrica) e si cantano inni chiamati “nyabinghi”, accompagnati da tamburi.
Un altro aspetto distintivo dei rastafariani è il loro stile di vita e di abbigliamento. I rastafariani seguono una dieta vegetariana o vegana, chiamata “ital”, che esclude il consumo di alcol, carne, latticini e cibi artificiali. Inoltre, si astengono dal tagliarsi i capelli e dalla rasatura, seguendo il precetto biblico di non toccare la “corona” che Dio ha dato loro. Così, i loro capelli crescono formando delle lunghe treccine chiamate “dreadlocks”, simbolo di forza e identità. I rastafariani indossano anche dei colorati abiti e accessori con i colori della bandiera etiope: verde, giallo e rosso. Questi colori rappresentano la natura, la ricchezza e il sangue versato per la libertà.
Spero che questo articolo vi sia piaciuto e vi abbia fatto conoscere meglio i rastafariani, un popolo affascinante e originale. Se avete domande o commenti, lasciateli qui sotto. Alla prossima!
a cura di Eduardo.
Foto di Kindel Media
Premesso che io mi ritengo agnostico non trovando risposta e certezza né all’esistenza di divino, né alla Sua non esistenza, di questa filosofia mi piace che:
“… i rastafariani seguono alcuni principi comuni, come il rispetto per la natura, il rifiuto della violenza…”
e
“… Un altro aspetto distintivo dei rastafariani è il loro stile di vita e di abbigliamento. I rastafariani seguono una dieta vegetariana o vegana, chiamata “ital”, che esclude il consumo di alcol, carne, latticini e cibi artificiali…”.
Anche lo zoroastrismo mi piace perché segue questi principi, che riporto, se lecito, da Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Zoroastrismo:
“…
1 La filosofia zoroastriana è riassunta da uno dei principali motti della religione: “Buoni pensieri, buone parole, buone opere”.
2 Parità sessuale. Uomini e donne hanno uguali diritti all’interno della società.
3 Attenzione per l’ambiente. La natura svolge un ruolo centrale nella pratica dello zoroastrismo. Le più importanti feste annuali zoroastriane riguardano celebrazioni della natura: il nuovo anno nel primo giorno di primavera, la festa dell’acqua in estate, la festa d’autunno alla fine della stagione, la festa del fuoco in mezzo all’inverno.
4 Lavoro e carità. Pigrizia e lentezza sono malviste. La carità è vista come opera buona.
5 Condanna dell’oppressione tra esseri umani, della crudeltà verso gli animali e del sacrificio degli animali. Punti nodali della religione sono l’eguaglianza di tutti gli esseri senza distinzione di razza o credo religioso e rispetto totale verso ogni cosa.
…”.