Su tutti i giornali è un gran lancio di dolore, rimpianti, disperazione. E, come sempre in questi casi, accuse. Sempre rivolte a qualcuno che non ha fatto, che avrebbe dovuto fare, che ha detto. Poi poco importa se le responsabilità ci sono o non ci sono; se quel qualcuno ha avuto, o no, voce in capitolo; se esiste, o meno, qualcuno che, in altri tempi e simili circostanze, ha fatto qualcosa di diverso, di migliore.
Gramellini, sul Corriere della Sera di oggi, attacca frontalmente Rampelli reo di una improvvida dichiarazione, al limite dell’infantile, sulla necessità o utilità di far sapere ai migranti i pericoli della traversata. Il ministro dell’interno Piantedosi aveva già dato un assaggio di una proprietà di linguaggio e capacità di cogliere l’attimo che sta rapidamente diventando proverbiale, cominciando a tallonare l’ineffabile Toninelli.
Le uscite scomposte di alcuni esponenti della maggioranza parlamentare e di governo sottolineano solo quanto sia prezioso il silenzio in certe circostanze. Viene da ricordare che «un bel tacer, mai fu scritto».
Mentre ad un Feltri che scrive «Agli extracomunitari ricordo un vecchio detto italiano: partire è un po’ morire. State a casa vostra» non si può davvero trovare una risposta adeguata. Perché se i primi, goffamente, cercano di dire che il problema delle morti in mare li tocca ma che lo vorrebbero risolvere con una rimozione («basterebbe che non venissero») la seconda posizione appare davvero carica di schietta indifferenza. Inaccettabile indifferenza.
Ma se a destra prevale un clima di rimozione, a sinistra è la sagra della ipocrisia.
Il PD, che inneggia all’accoglienza, dimentica che le scelte fate, che non erano certo aperturiste, durante i lunghi anni in cui è stato al governo del paese. E che le prigioni-lager libiche per i migranti le ha finanziate e chieste l’allora ministro del PD Marco Minniti. Con accordi che, successivamente, sono stati sempre confermati da tutti i governi di destra o di sinistra. Come del resto i flussi migratori, limitati da tutti, da tutti centellinati. Il PD, e tutto il centrosinistra, su questo tema sono dei leoni da opposizione: quando non tocca a loro il peso del governo sono a chiedere umanità, a gettare il cuore oltre ogni ostacolo; quando gli spettano le responsabilità di governo applicano, con un silenzioso riserbo, le politiche restrittive che bloccano i migranti lontano da occhi e cuore.
Il punto è che non abbiamo soluzioni per i migranti: non abbiamo possibilità di aprire in modo indiscriminato le frontiere. L’Italia non lo accetterebbe. Il che significa che ciascuno di noi non lo accetterebbe. Perché, passato il cordoglio per i cadaveri sulla spiaggia, per bambini morti a pochi metri dalla salvezza, sappiamo che non potremo cambiare la situazione. Che non potremo aprire ad un afflusso incontrollato dei poveri della terra. Perché è oggettivamente impossibile da attuare.
E se non possiamo aprire a tutti, allora ci saranno sempre gli esclusi. Dei disperati che cercheranno di fare l’impossibile per giungere. E l’impossibile significa rischiare, e talvolta perdere, la vita.
Se ci sono state delle responsabilità specifiche di qualche persona in questa tragedia, è giusto che venga appurato.
Ma la responsabilità “politica” è di tutti noi. La responsabilità risiede nella scelta di non aprire in modo indiscriminato all’immigrazione. Nel dire che no, non possiamo attuare l’apertura delle frontiere.
E, su questo dobbiamo essere onesti: nessuna maggioranza potrebbe fare questa scelta; nessuna ne potrebbe sopravvivere.
Ma ciò che potremmo fare, che potrebbe avere almeno in parte un effetto, non è ignoto. È ciò che da anni tutti i soggetti meno cinici o più accorti dicono, dalla destra alla sinistra, ma poi non fanno.
Ciò che possiamo fare è ciò che ha dato all’Italia, povera e distrutta del dopoguerra, una vera opportunità che cogliemmo e grazia alla quale riuscimmo a ripartire: il Piano Marshall.
Ciò che potremmo fare è fare investimenti importanti in quei paesi per dar loro la possibilità di crescere, di cambiare. Di diventare finalmente attrattivi per i propri cittadini. Investimenti veri, non le azioni predatorie che tanto abbiamo visto nell’ultimo secolo.
L’Africa, ma anche il Medio Oriente, è un caos politico e sociale. Ricco soprattutto di corruzione. Ma quella corruzione l’occidente, non solo non la ha contrastata, ma la ha nutrita. Ed è qualcosa che ci verrà giustamente rimproverata dalle prossime generazioni come lo è il razzismo per gli Stati Uniti. Oggi però potremmo cominciare una via diversa: una via migliore.
Anche il governo Meloni, ultimo di una lunga serie, ha detto di voler investire nei paesi di poveri di economia e ricchi di giovani senza futuro. Vedremo i fatti. De dovesse accadere sarebbe il primo vero intervento di contrasto all’immigrazione con un progetto etico. Altrimenti sarà l’ennesima bugia detta per lavarsi le mani e la coscienza. E continueremo a bagnarci di lacrime di coccodrillo.
Andrea Bicocchi @Andrea_Bicocchi
Non vorrei che questa mia venisse interpretata come inopportuna ironia.
Lancio una idea che potrebbe sembrare singolare, semplicistica, una faciloneria, una stupidaggine; nel caso, mi si argomenti dove sia l’eventuale errore, a parte l'”originalità” dell’idea.
Salvo errori tutti i cittadini italiani hanno diritto di recarsi oltre le frontiere di tutti i Pesi dell’UE o di avere il rilascio di passaporto per Paesi extra UE.
Salvo errori da anni si trascina il dilemma e il “problema” che il punto d’approdo più vicino all’Europa, Malta a parte, è l’Italia e che, quindi, qui approda chi cerchi una vita migliore.
I Paesi UE dicono, parlano, discutono, fanno accordi, soprattutto si fanno innumerevoli “tavoli”
(una delle parole maggiormente usate, oltre alla parola “emergenza”. “responsabilità” e “debito pubblico”, “evasione fiscale”, “digitalizzazione”, “lavoro”, ed altre amenità usate, ho l’impressione, a volte, per giustificare varie scorciatoie per tagliare diritti, salvo poi lasciare tutto come prima o quasi, tanto per tenersi tali utilissime parole di riserva per usarle alla prossima occasione)
allo scopo di trovare una soluzione per dividere tra i vari Paesi le persone in cerca di salvezza e lavoro, di una vita più dignitosa di quella sopportata nei loro Paesi di provenienza.
Molto spesso l’Italia, nelle intenzioni dei migranti, dovrebbe essere solo un Paese di passaggio per atre destinazioni dove, a volte, li attendono parenti.
Però ogni soluzione (non) trovata sembra sempre inadeguata, per usare un eufemismo. oppure scarsamente applicata, sempre per usare un eufemismo; perlomeno esaminando i risultati di decenni di evidente esperienza sul campo.
Allora ecco la mia idea stupida:
accogliere nel migliore dei modi chi arriva, in strutture costruite appositamente, palazzine con ogni confort e, dopo le cure ed i controlli del caso, fornire in pochi giorni a chi di loro lo voglia, la cittadinanza italiana, i documenti relativi, il passaporto se richiesto e, poi, il biglietto per recarsi nel Paese ove chiedano di trasferirsi nel loro passaggio in Italia!
Tutto ciò, peraltro, oltre che più semplice ed umano, SAREBBE SICURAMENTE MENO COSTOSO,, sia economicamente,
sia dal punto di vista delle discussioni e “tavoli” tra i Paesi UE,
sia tra i nostri partiti nell’usare l’argomento, è una mia impressione che potrebbe essere errata, come mezzo di lotta politica.
Ripeto che questa mia non è una provocazione, una ironia o quant’altro:
se i “tavoli” che da decenni si fanno non portano a nessun risultato per noi e per i migranti, allora usiamo la logica del diritto: sei divenuto cittadino italiano ed hai diritto a trasferirti ove desideri come noi; nessuna frontiera può legittimamente fermarti: è la legge.
A disposizione per eventuali argomentazioni relative ad eventuali mie ignoranze in materia o errori.
Su questa dolorosa vicenda si è già detto tutto e di più. Solo una cosa rimane da spiegare:” Come mai i migranti, partiti da Smirne sono stati portati in Italia, con un viaggio di oltre 1200 KM e non nella vicina Grecia a poche ore di distanza? Se non sbaglio anche la Grecia e Europa.
massimo di grazia