L’anno scolastico è ormai iniziato, tra paura e voglia di ricominciare, e abbiamo capito (si spera) che con il Covid dobbiamo imparare a conviverci, almeno per il momento. Quello che però sta succedendo nella scuola elementare di Saltocchio, specchio di una dinamica nazionale, è alquanto importante e non ha niente a che vedere con l’emergenza Coronavirus. Al momento infatti, a più di due settimane dall’inizio delle lezioni, non sono presenti insegnanti di sostegno e i bambini disabili sono costretti ad essere sballottati tra bidelle e insegnanti ordinari che, nonostante facciano il possibile per gestire la situazione, non hanno le competenze adeguate per far fronte al problema. Ne abbiamo parlato con Manola Toto, madre di una bambina autistica in prima elementare.
Manola, dai toni gentili ed educati nonostante la preoccupazione e la rabbia, ci ha raccontato cosa significhi dover mandare la propria bambina in una classe in cui nessuno è lì a prendersi cura di lei, cosa significhi vedersi negato il diritto allo studio di propria figlia per distrazione e noncuranza da parte di un’Italia che a parole difende a spada tratta la disabilità ma che in concreto mette sempre all’ultimo posto i reali bisogni e le esigenze di queste persone e delle loro famiglie.
Manola è una donna forte, una mamma che lotta per la propria figlia e per i bambini che “sono tutti uguali” come dice lei.
Trovarsi ancora nel 2020 a dover combattere per un diritto fondamentale è una cosa che lascia sicuramente l’amaro in bocca, trovarsi a farlo per il bene del proprio figlio è una cosa che fa onore ma che, purtroppo, è inevitabilmente il riflesso di una società nella quale l’improvvisazione prende il posto della professionalità.
Che situazione stai affrontando Manola?
La situazione che mi sono trovata ad affrontare, insieme a molte altre famiglie, è gravissima. Io sono una mamma e ho una bambina di 6 anni disabile, in prima elementare presso la scuola di Saltocchio e ad oggi, 30 settembre, dopo ben più di due settimane dall’inizio delle lezioni, mia figlia non ha un’insegnante di sostegno. All’inizio di questa settimana ero sicura di trovare l’insegnante dedicata a mia figlia e invece ancora niente e tutto ciò è imbarazzante.
Come viene gestita la situazione dai dirigenti scolastici? Chi si occupa di tua figlia al momento e degli altri bambini con disabilità?
Ho parlato con la dirigente scolastica che mi ha semplicemente detto che non hanno insegnanti di sostegno a disposizione e che non sanno veramente come risolvere la situazione. Per altro la prossima settimana inizieranno i rientri pomeridiani e se non avranno reclutato ancora nuovi insegnanti sarà impossibile svolgerli. La mia bambina è affetta da disturbi dello spettro autistico ed è, per fortuna, abbastanza gestibile, motivo per cui al momento si occupano di lei l’insegnante ordinaria e l’assistente Anfass che passa delle ore con lei in classe. Tutto è ovviamente provvisorio visto che questa assistente dovrà giustamente anche occuparsi di altri bambini. Ci sono situazioni ben più ingestibili, come bambini ciechi, sordi o addirittura con delle disabilità molto gravi che, per questo motivo, sono stati rimandati a casa considerando che non c’era nessuno in grado di prendersi un impegno così grande e importante. Questo non è giusto, è la negazione del diritto allo studio.
Perché gli insegnanti non sono ancora stati reclutati?
La dirigente scolastica, dopo varie sollecitazioni, ci ha detto che venerdì procederanno e che lunedì avremo i nuovi insegnanti di sostegno. La problematica è che gli insegnanti di sostegno sono sempre e comunque messi all’ultimo posto, mentre, nonostante pensi che tutti i bambini siano uguali, quelli disabili hanno esigenze in più che è impossibile non rispettare. Parliamo tanto di banchi a rotelle, lavagne luminose e scuole super tecnologiche ma senza insegnanti cosa facciamo? Per non parlare poi del fatto che chi verrà reclutato, ormai, sarà selezionato tra le messe a disposizione e cioè tutti coloro che volontariamente si offrono di ricoprire il ruolo ma che non hanno le competenze specifiche per svolgerlo.
Cosa comporta lasciare “in mano” alle messe a disposizione bambini disabili?
Io credo nel buon cuore e nel buonsenso di tutti coloro che intraprenderanno questo percorso ma il discorso è semplice e chiaro: per fare sostegno servono competenze e studi specifici. Non ci si improvvisa insegnanti di sostegno, non si impara sul campo. Queste sono persone che si ritroveranno a fare da babysitter ai nostri figli ma che non sono qualificate. Per esempio mia figlia è autistica ma non è uguale agli altri bambini autistici, ci sono delle caratteristiche comuni ma ogni bambino a sé. Stesso discorso per quelli affetti da sindrome di down, per quelli ciechi o sordi: per prendersi cura di questi bambini servono appunto competenze specifiche. È impensabile che un cameriere o un pizzaiolo possano essere in grado di gestire situazioni così complesse. Per questo credo fortemente che dovrebbe essere obbligatorio, se si vogliono prendere in considerazione le “messe a disposizione”, che la Regione istituisse dei corsi specifici da svolgere prima della presa dell’incarico, e probabilmente nemmeno ciò basterebbe. Stesso discorso si può fare per la continuità didattica e cioè il fatto che i bambini disabili non si ritrovano quasi mai ad affrontare un percorso di studi completo con la stessa insegnante di sostegno e questo è molto problematico. I bambini disabili hanno bisogno di continuità, sono abitudinari, hanno bisogno di più tempo per entrare in confidenza con chi hanno vicino. Ma l’Italia è famosa per i tagli alla sanità e alla scuola, ormai.
Il periodo Covid come è stato gestito? Ha influito secondo te su questa situazione?
Durante il periodo di lockdown, personalmente, ho avuto la fortuna/sfortuna di essere stata messa in cassa integrazione. Dico “fortuna” perché ho avuto la possibilità di stare con la mia bambina, non oso immaginare cosa abbiano passato e come abbiano gestito le altre famiglie la situazione dovendo lavorare per forza. Devo dire che l’insegnante di sostegno di quel momento è stata molto presente con noi e teneva occupata la bimba con videochiamate, allo stesso tempo anche l’Asl si è resa disponibile per qualsiasi difficoltà. Per quanto riguarda la situazione scuola, che ora ci troviamo ad affrontare, non ha niente a che vedere con l’emergenza Covid. Non capisco perché a lezioni iniziate da quasi 20 giorni non sia stato ancora fatto il reclutamento degli insegnanti. Perché non è stato fatto durante il periodo estivo? Quanto ancora dobbiamo aspettare per poter avere la tranquillità di lasciare i nostri bambini in una classe in cui ci sia la figura che per legge spetta ai disabili?
Non ti senti tutelata quindi?
I bambini, e tutte le persone, disabili appartengono alle “categorie protette” ma più passa il tempo più la protezione non c’è. Mia figlia ha diritto ad andare a scuola, mia figlia ha il diritto di avere un’insegnante di sostegno, mia figlia ha il sacrosanto diritto, purtroppo, di essere gestita al meglio. Non accetto una gestione a metà e improvvisata. Tutti coloro che verranno reclutati, ormai, saranno persone che baderanno a mia figlia ma non saranno per lei quel valore in più di cui ha bisogno. Fare l’insegnante di sostegno non significa fare la babysitter, si chiama “sostegno” proprio perché deve insegnare e ampliare i limiti del bambini, deve sapere che con i disabili è importante focalizzarsi su quello che sono capaci di fare e non fermarsi a ciò che non sanno fare. Questi sono semplici esempi ma sono fondamentali per svolgere questa mansione, io per prima mai mi candiderei eppure vivo con mia figlia e ho imparato a conoscerla al meglio.
Le tutele purtroppo per i disabili e per le loro famiglie sono pressoché inesistenti, allo stesso modo la situazione è tremenda anche per tutti quei trattamenti che la stessa mia figlia deve svolgere. La sanità pubblica ci passa un solo trattamento mentre la mia bambina, per esempio, deve farne 5 e quindi, per forza di cose, tutti a carico dei genitori. Tutto ciò mi lascia amareggiata e senza parole.
Cosa ti aspetti?
Spero che la situazione possa risolversi, anche se ormai è stata gestita con menefreghismo e poco rispetto per quelle che dovrebbero essere le priorità. Spero che mia figlia, come tutti gli altri bambini disabili, abbiano la possibilità di avere la persona che meritano accanto, cioè tutti quegli insegnanti di sostegno che potranno accrescere emotivamente e culturalmente i nostri figli. Sembra ormai che manchino le basi per svolgere le cose correttamente in Italia, tutto viene lasciato al caso, tutto è appunto improvvisato. Mi auguro che si torni a guardare alle cose davvero importanti e che si dia modo a tutti coloro che hanno competenze di svolgere al meglio il proprio mestiere. Inoltre spero vivamente che la disabilità non venga messa all’ultimo posto, è ingiusto ed è la negazione di un diritto fondamentale che tutti i bambini come la mia hanno.