Vecchie favole di un’epoca un po’ più in là, ingiallite con l’età, ma vivide nella memoria di chi al suono delle campane domenicali della maestosa basilica di San Frediano, scattava sull’attenti per andare a prendere la Messa nel giorno del Signore. Nonostante le rivoluzioni sociali, culturali e di costume che avevano imperversato sul finire degli anni ’60, la comunità di una città di provincia come Lucca era ancora ricca di tradizioni e consuetudini, che portava la maggior parte delle persone ad andare a vivere quel momento di grande spiritualità che è la Santa Messa della domenica.
Un momento di riflessione, di intima contemplazione della propria sfera religiosa, ma anche un motivo per stare in famiglia, per vedere parenti, amici e conoscenti. Piazza San Frediano pullulava di gente, di auto, di taxi, tanto che anche la corriera faceva capolino in quel punto. Un crogiuolo di genti pronte a santificare la propria domenica nella sacralità ma anche nella mondanità. Finita la celebrazione della Messa, c’è chi tornava alle proprie abitazioni, ma non prima di fare un salto a prendere un dolce dal Pinelli o il buccellato dal Taddeucci, modo perfetto per terminare il pasto della domenica, oppure c’è chi sceglieva di passare il pranzo da un’altra parte. Spesso quest’ultima decisione corrispondeva nell’andare a mangiare nel ristorante che è la più grande espressione della tradizionale cucina lucchese: la Buca di Sant’Antonio. Un locale che dal 1782 fa compagnia a tutti i lucchesi, in un ambiente caldo e accogliente, familiare, dove gustare i tordelli non è un solo un piacere, ma un vero e proprio rito.
A distanza di quasi quarant’anni le cose sono molto cambiate, non solo per la città ma per l’intera società, ma c’è ancora chi intimamente ricorda con piacere e un pizzico di nostalgia quei momenti, certo un po’ monotoni e routinari, ma sicuramente sinceri e da rimembrare con un sorriso agrodolce stampato in volto.