Lo scorso 16 maggio, oltre cento giovani operatori volontari del Centro Nazionale per il Volontariato hanno incontrato la pluricampionessa Sara Morganti, specialista nella disciplina equestre del paradressage.
L’incontro è stato organizzato nell’ambito del percorso di tutoraggio ed emersione delle competenze trasversali, di cui beneficiano tutti i volontari di Servizio Civile del Cnv nella fase finale del servizio. Il focus principale dell’appuntamento è stato infatti l’utilizzo dell’attività sportiva, agonistica e non, per superare i propri limiti e per porsi degli obiettivi personali da perseguire con costanza e determinazione. Calato nell’ottica del capitale umano, quel complesso di caratteristiche che fanno la “condizione mentale” dell’atleta leader diventa una risorsa preziosa per affrontare anche il contesto dell’impegno e del lavoro.
Il messaggio centrale del discorso di Sara è stato quello di trasformare le delusioni in motivazioni. Nella sua vita la motivazione più grande, che le ha permesso di non darsi per vinta, è stata quella di voler stare in sella e credere fortemente in sé e nella medaglia. Così ha sconfitto le sue difficoltà, ed è riuscita a raggiungere risultati di alto livello in ambito sportivo, conquistando tra l’altro 2 bronzi ai Giochi paralimpici del 2021, 6 medaglie di cui 4 d’oro ai World Equestrian Games, un oro, due argenti e quattro bronzi agli Europei.
La storia di Sara insegna come si può affrontare una malattia invalidante senza rinunciare ai propri sogni. Sara Morganti è affetta da sclerosi multipla, una malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale, diagnosticatale quando era diciannovenne. Oltre ai significativi risultati sportivi, Sara si occupa di rappresentare gli atleti paralimpici, questo grazie anche al suo ruolo di componente del Consiglio degli atleti EPC (European Paralympic Committee). Un organo che nasce con la volontà di dare sempre più voce agli atleti all’interno del massimo organismo paralimpico europeo.
L’incontro si è concluso con varie domande da parte dei ragazzi, che hanno anche condiviso le loro esperienze con persone affette da malattie invalidanti. L’atleta si è ispirata a questi racconti per spiegare come comportarsi e sostenere persone che stanno affrontando determinate difficoltà, stando attendi a non definire la persona solo attraverso la propria malattia.