Matteo Petrini, giovane consigliere comunale di Capannori e militante di Fratelli d’Italia, ci ha concesso una lunga intervista in cui sono stati trattati diversi temi: la gestione politica del “coprifuoco”, le vicende interne del suo partito, la valutazione sull’amministrazione Menesini a Capannori. Infine, abbiamo fatto a Petrini la domanda più importante: “che cosa chiede, oggi, un giovane militante al partito e, più in generale, alla politica?”
Matteo Petrini, lei è un giovane ed appassionato militante di Fratelli d’Italia, che attualmente ricopre il ruolo di consigliere comunale a Capannori. Personalmente quali prospettive ha per il futuro?
Concedimi questa piccola premessa per chiederti di darmi del tu e per ringraziarti di questa intervista. Se parliamo di prospettive future non posso che guardare al passato, ai miei valori e al percorso che mi ha portato, oggi, in consiglio comunale. A 17 anni ho deciso di mettermi a disposizione della comunità e, mosso da passione ed entusiasmo, ho “bussato” per la prima volta a una sede di partito. A distanza di 15 anni, continuo a vivere la politica mosso da soliti sentimenti. Fuggo da qualsiasi prospettiva personale o personalistica. Perché il fare politica, per come lo concepisco, deve basarsi sulla passione, sul mettersi a disposizione della comunità, sull’agire solo ed esclusivamente per l’interesse del territorio. Questi sono i veri obiettivi, le prospettive a cui guardare. Insomma, riesco – o quantomeno provo – a fare politica solo se mosso da questi sentimenti. Il resto, comportandosi con coerenza e disponibilità, viene da sé.
Grazie, allora ti do del tu: quali sono i tuoi riferimenti politici, passati e presenti?
Gli esempi, passati e presenti, sono tanti ma voglio citarne due. Il primo è Giorgia Meloni: la risposta sembra scontata, ma non lo è. Infatti non la considero un riferimento solamente in quanto leader del partito che, nel mio piccolo, rappresento. Considero Giorgia Meloni un riferimento soprattutto per la sua storia, il suo percorso, la sua forza di volontà e la coerenza che la contraddistingue. “Noi siamo le scarpe piene di fango e le mani pulite”: ecco, il mio riferimento è racchiuso in questa frase pronunciata da Giorgia Meloni. Il secondo esempio che voglio portare è quello di Giovanni Donzelli: non solo politico, ma amico ed esempio di militanza. Giovanni è stato uno dei primi leader che ho avuto modo di conoscere, all’inizio della mia militanza. E, da quel giorno, lo considero un punto di riferimento.
Ma poi, in realtà, i miei riferimenti più grandi sono i Paolo, i Mario, le Marina e tutte le persone che in questi anni e fin dall’inizio mi hanno accompagnato in questa bellissima avventura. Esempi di dedizione, di altruismo, di passione politica e disponibilità verso gli altri. Insomma, il mio vero riferimento è la comunità alla quale appartengo. La comunità che mi ha accompagnato, cresciuto umanamente e politicamente, sostenuto.
Come valuti la gestione politica della vicenda “coprifuoco” da parte dei partiti di centro-destra?
Anche in questo caso, non posso che abbracciare convintamente la posizione di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia. Mi pongo, da sempre, due domande: quali sono le evidenze scientifiche a favore del coprifuoco? E, venendo al dibattito recente, qual è il senso di spostare il coprifuoco dalle 22 alle 23?
Mi dicono che il coprifuoco serve a limitare gli assembramenti, ma non sono d’accordo. Gli assembramenti si limitano con regole precise e con controlli volti al rispetto di queste regole. La differenza è proprio questa: il coprifuoco è una misura che ricade indistintamente su tutti, mentre le regole precise servono a circoscrivere e a individuare bene il problema e le eventuali soluzioni. Se io esco alle 23.30 dal ristorante e torno a casa, non provoco alcun rischio. Pensiamo per un attimo al ristorante di Valgiano, o a quello di Vorno o di Matraia: davvero è un problema rimanere fino alle 23? Se invece, ad esempio, pensiamo a quanta gente affollava i navigli alle 15, oppure alla passeggiata lungomare, non mi pare che il rischio sia da individuare nella coppia o nei 4 amici a cena fino alle 23.30. Eccolo, il non senso di questo coprifuoco.
Recentemente all’interno del tuo partito ci sono stati movimenti e passaggi di consegne, e voci di corridoio parlano di alcune frizioni tra correnti: ecco, com’è attualmente la situazione in Toscana e, per quanto di nostro interesse, nella Piana di Lucca?
Non parlerei di frizioni o di correnti, ma di un confronto positivo che da sempre fa parte della nostra comunità e che rende il nostro un ambiente dinamico, vivace, partecipativo e aggregativo. Un partito che non si confronta al proprio interno è un partito in stallo, che difficilmente riesce a crescere. Laddove il confronto è positivo, invece, nascono idee, proposte, sogni. E i movimenti e passaggi di consegne, così come li hai chiamati, sono avvenuti proprio grazie a un confronto positivo che ha portato alla nomina di Riccardo Giannoni quale nuovo coordinatore provinciale. A Riccardo va il totale e incondizionato appoggio mio e di tutto il partito. A livello toscano, poi, siamo ben rappresentati dal coordinatore regionale Fabrizio Rossi, altro grande esempio di militanza, preparazione e capacità e da un gruppo in Consiglio Regionale che in molti ci invidiano e di cui Vittorio Fantozzi è il nostro rappresentante. Insomma, in provincia di Lucca direi che Fratelli d’Italia ha una grande struttura, formata dall’Onorevole Riccardo Zucconi, dal consigliere regionale Vittorio Fantozzi, da assessori, consiglieri comunali e da una comunità politica pronta a formare la classe dirigente del domani.
Passiamo alle questioni locali: come valuti il sindaco Menesini e, più in generale, la sua amministrazione? Cosa c’è da migliorare e quali suggerimenti offri, nell’interesse dei cittadini, alla maggioranza?
Per come intendo la politica, sono più portato a concentrarmi su quello che noi – inteso come comunità politica di Fratelli d’Italia – possiamo offrire alla cittadinanza piuttosto che su quello che gli altri sbagliano. Alla maggioranza voglio dare un solo consiglio, che è quello di non rinchiudersi all’interno della “cerchia dei pochi” ma di dimostrarsi invece aperta al dialogo, al confronto, alla collaborazione. In due anni di consiliatura mi sono invece accorto che le proposte che arrivano “dal di fuori della cerchia” non vengono minimamente considerate. E questa la ritengo una sconfitta della politica. Perché le nostre proposte non sono solo le proposte di Fratelli d’Italia, ma sono le proposte di capannoresi che si rivolgono a noi per far presenti i loro problemi o per avanzare le loro idee. Sono proposte che riguardano la frazione, la piccola via, ma anche i grandi temi quali ambiente, lavoro, sport. In due anni, Fratelli d’Italia si è dimostrato il gruppo più attivo in consiglio comunale: più di 100 proposte presentate, possibile che la maggioranza non ne ritenga giusta nemmeno una?
Cosa pensi, invece, delle vicende lucchesi? Ritieni che il prossimo candidato sindaco del centrodestra nel capoluogo sarà espressione di Fratelli d’Italia?
Il prossimo candidato, di Lucca come di qualsiasi altro comune, deve essere in primo luogo espressione del popolo. Perché noi, da sempre, militiamo con la convinzione che deve essere il popolo, tramite i rappresentanti eletti, a governare. Detto questo, è chiaro che Fratelli d’Italia farà la sua parte e sarà chiamata a ricoprire un ruolo di primo piano all’interno del panorama lucchese. Anche in questo caso, mi aspetto un confronto positivo dal quale nascano idee, proposte, sogni e, perché no, un candidato sindaco che sia leader e vero rappresentante del popolo.
Siamo in chiusura: hai poco più di trent’anni, da giovane che cosa chiedi al tuo partito e più in generale alla politica?
Al mio partito chiedo di continuare a fare quello che sta facendo: stare sempre dalla parte del popolo, stare tra la gente, combattere – politicamente parlando – per la gente. Nel nostro modo di fare politica, ci accompagna un hashtag: al vostro fianco. Ecco, questo deve fare la politica: stare sempre, realmente, al fianco del popolo. E a farlo con coerenza, perché troppe volte vedo politici cavalcare l’opinione dominante solo alla ricerca del consenso, senza veri ideali e principi di fondo. Che poi, fondamentalmente, è la stessa cosa che chiedo alla politica in generale, di qualsiasi estrazione. E questo vale soprattutto a livello locale, quello più vicino al popolo. Qui – soprattutto qui – occorre guardare al bene del cittadino piuttosto che allo steccato politico. E, alla politica, chiedo di osare, di sognare, di avere coraggio. Di supportare la comunità che rappresentiamo, ma soprattutto di apportare qualcosa ad essa.