In vista delle prossime elezioni regionali, prosegue il nostro approfondimento dei programmi politici dei vari candidati. Quest’oggi abbiamo intervistato Mario Puppa – candidato per il PD e segretario territoriale del Partito – che ci ha illustrato le sue idee e le sue proposte per il futuro della Regione. L’ex primo cittadino di Careggine, inoltre, è tornato sulle recenti polemiche legate alle nomine dei candidati cercando di spiegare ai cittadini quanto successo.
Mario Puppa, in caso di sua elezione quali istanze del territorio porterà in Regione e in che cosa consiste il suo programma?
Non pretendo di aver tutte le soluzioni in tasca. Ho la consapevolezza che c’è un buon lavoro da portare a termine ma anche la convinzione che, in relazione alla tragedia del coronavirus, dobbiamo assolutamente rivedere priorità, metodi e obiettivi. Dobbiamo cambiare passo. La Toscana del futuro la voglio rafforzata nella sua dimensione territoriale, vicina alle imprese, ai Comuni, alle categorie e in ascolto costante dei cittadini. Una Toscana diffusa che valorizzi e rafforzi il modello di sanità pubblica soprattutto nella sua dimensione territoriale. Una Toscana che realizzi le infrastrutture necessarie ad uno sviluppo sostenibile del territorio, capace di proiettare la nostra provincia di Lucca in una dimensione europea sia per quanto riguarda la valorizzazione del tessuto produttivo che in relazione alla vocazione turistico-ricettiva. Sto girando come una trottola in questo periodo di campagna elettorale e ogni occasione è fondamentale per ascoltare e comprendere i bisogni della gente. Il mio programma è un contenitore aperto che, se avrò l’onore di esser eletto, non si chiuderà mai. Voglio essere la voce della Lucchesia, della Valle del Serchio e della Versilia a Firenze. Voglio essere il riferimento di un laboratorio di idee sempre aperto alle istanze sociali, culturali ed economiche del territorio.
Il pericolo di perdere una Regione storicamente rossa come la Toscana c’è ed è innegabile. Perché, dopo così tanto tempo, oggi si corre questo rischio? Il PD, in questo, ha delle responsabilità?
Il PD ha il merito di aver governato una Regione che è un esempio nazionale e internazionale in molti settori. Basta pensare a come è stata gestita la crisi sanitaria che abbiamo affrontato e confrontare tale gestione con quella di altre Regioni per rendersi conto che quel modello – anche se non alla perfezione – ha funzionato e va difeso e rafforzato. Ma si pensi anche all’immagine che la Toscana ha acquisito nel mondo e che contribuisce a trainare un sistema turistico che – tra i pochi in Italia – riesce ad essere adeguato rispetto ad un mercato globale complesso e competitivo. Solo un paio di riflessioni, e potrei continuare, per dire che i problemi ci sono e sono grossi: la crisi economica che stiamo vivendo anche nella nostra provincia è gravissima, il momento richiede capacità e coraggio ma proprio per questo ho la convinzione che il nostro modello sia da migliorare e rafforzare e non certo da stravolgere a colpi di slogan populistici e di proposte accattivanti che nascondono vuoti di contenuti e di capacità progettuale.
Lei viene dalla Garfagnana ed è un esponente di Area Riformista, la corrente che fa riferimento ad Andrea Marcucci. I più maligni dicono che il Senatore stia logorando dall’interno il PD: cosa ne pensa? Volete ancora stare all’interno del PD? Se si, a quali condizioni?
Ma sta scherzando? Dopo la scelta di Matteo Renzi siamo rimasti nel PD convinti e determinati a rafforzare il Partito attraverso un contributo importante di idee e progetti. Il PD è un grande Partito, capace di sviluppare al suo interno dibattiti sulle questioni programmatiche e di selezionare con il criterio del merito la propria classe dirigente. Marcucci è un leader nazionale del Partito ed è un punto di riferimento politico e istituzionale per tutti.
Nel suo Partito c’è stata una guerra fratricida sulle nomine dei candidati per le elezioni regionali: da una parte i cosiddetti marcucciani e dall’altra gli zingarettiani. Non trova inopportuno il fatto che sia stato eliminato un nome importante – e sul quale converge sempre tanto consenso – come quello di Remaschi?
Guardi, la direzione regionale ha deciso e votato le liste a larghissima maggioranza. Marco Remaschi è una figura importate che io personalmente ho sostenuto per decenni. Riconosco l’ottimo lavoro che ha svolto in Regione in questi 15 anni, ma il Partito Democratico ha fatto delle scelte nel segno del rinnovamento e dell’apertura alla società civile.
Prima, però, Remaschi era un uomo di fiducia di Marcucci. Non teme di fare la sua stessa fine?
A me questa roba degli uomini di questo e di quello non è mai piaciuta. Io sono Mario Puppa e per me Andrea Marcucci, oltre che un amico, è un punto di riferimento politico con il quale mi confronto alla pari sui temi e sui progetti per il bene del nostro territorio. Se poi far la fine di Remaschi vuol dire fare 10 anni il Consigliere Regionale e 5 l’Assessore mi viene da dire: magari!
Pensa che tutte queste diatribe e lotte intestine siano un bel biglietto da visita per il PD? Qual è la soluzione secondo lei?
Se l’alternativa è fare le liste come indicazione indiscutibile dei leader nazionali – come avviene spesso nei partiti di centrodestra – ben vengano i confronti accesi e le riunioni fino a notte fonda. D’altronde il PD è un Partito veramente democratico con un’organizzazione complessa e vivace e, per questo, da sempre alimenta le cronache con le sue vicende interne. Vicende interne che a me non stupiscono e non spaventano affatto. Le regole democratiche servono anche a ricomporre le diatribe e a ristabilire equilibri che, nella maggior parte dei casi, rafforzano e non indeboliscono il Partito.
Secondo lei non c’è incompatibilità – o quantomeno inopportunità – tra la sua veste di Segretario territoriale e di candidato alle Regionali?
La Segretaria Regionale del Partito, Simona Bonafè, ha auspicato che i Segretari Provinciali fossero inseriti nelle liste. Ma questo è comprensibile visto che rappresentano l’unità e l’immagine del Partito sul territorio. La mia, poi, è una candidatura sostenuta non solo dai dirigenti politici ma anche da 11 Sindaci e da decine di amministratori dei comuni della provincia.
A suo avviso, per queste elezioni, quali novità politiche, amministrative e legislative chiedono i cittadini lucchesi al Partito Democratico?
Credo che le persone abbiano la giusta pretesa di avere rappresentanti in Regione con un’esperienza amministrativa significativa alle spalle. Rappresentanti che abbiano autorevolezza politica, che abbiano dimostrato con i fatti la propria capacità e che siano determinati, appassionati e capaci di ascoltare e confrontarsi con i cittadini. Io sono pronto a mettermi a disposizione per portare avanti le istanze e i progetti necessari al nostro territorio. Faccio solo alcuni esempi: il raddoppio ferroviario – che rappresenta una priorità assoluta per connetterci in modo adeguato al resto della Toscana – e tutte le questioni legate al rilancio delle imprese, del commercio, del turismo, dell’agricoltura per creare nuove opportunità di sviluppo e occupazione in chiave sostenibile e moderna. Ma penso anche alla necessità di semplificare la vita delle persone attraverso una sburocratizzazione del sistema, l’uso delle nuove tecnologie, l’accesso alla banda ultra-larga per tutti. Ancora, penso ad una diversificazione nella valutazione delle questioni che metta finalmente in risalto il valore straordinario delle piccole botteghe di prossimità e di paese, oggi più che mai servizi indispensabili al cittadino.