Due anni a parlare della fatidica rigenerazione della parte sud della Ex Manifattura: Amministrazione, Coima, Fondazione, svendita, speculazione, concessione, parcheggi, project financing, fondo chiuso, garanzie, perizie e chi più ne ha più ne metta. Che qualcosa non tornava lo avevamo capito fin dall’inizio ma, forse per la prima volta, la città – anche se non subito – non è caduta nel pozzo dell’omertà e si è “ribellata” in nome della chiarezza, professionalità e soprattutto partecipazione.
Era il 7 luglio scorso quando il Comune disse “no” al progetto targato Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e Coima, che – dopo averle provate tutte – prese l’unica decisione plausibile per non incorrere in conseguenze importanti. Lo stesso Sindaco disse a gran voce che da quel momento in poi la parola d’ordine sarebbe stata “partecipazione”, invocando quindi a un reale coinvolgimento dei cittadini.
Tirammo tutti un sospiro di sollievo anche se la questione Tagetik rimase lì, in quel limbo – dove è sempre stata – a fare probabilmente ombra a rapporti poco chiari. La cosa singolare infatti fu che, nonostante il fallimento del progetto della Sgr milanese, la nostra Amministrazione Comunale si impegnò senza sosta nel trovare un parere favorevole per l’insediamento diretto della multinazionale, nei tempi da essa dettati, dopo quello negativo del dirigente comunale Nespolo che aveva detto chiaramente che anche quel lotto sarebbe dovuto essere sottoposto a piano attuativo. E così infatti è stato: nel nostro Palazzo del Potere, l’Amministrazione trovò finalmente il professionista che dette l’ok per insediare Tagetik, in quanto ritenuta a destinazione produttiva e quindi conforme all’intervento diretto. Immediatamente la giunta, quindi, fece suo il parere, mediante una delibera.
Nei mesi successivi, con una città in attesa di un confronto, la giunta decise – sempre in silenzio – di mettere in vendita all’asta proprio il lotto che sarebbe dovuto andare a Tagetik. Un’asta prevista per il 25 novembre scorso, di cui nessuno ha parlato, per primo il Sindaco che si è limitato a mandare un comunicato stampa, senza informare i cittadini della motivazione di tale scelta, cioè la vendita.
Qualcuno si presenterà all’asta e, in quel caso, chi comprerà?
Queste le domande che tutti ci siamo chiesti, essendo ancora nella condizione di dover interpretare le scelte che guidano la nostra città.
La Fondazione, nelle parole del Presidente Bertocchini, riferì subito, senza indugi, che non avrebbe assolutamente comprato quel lotto, altrimenti “sì che potreste accusarci di speculazione”, sottolineando che un treno come quello proposto insieme a Coima a Lucca non passerà più.
Nonostante l’argomento sia stato sulla bocca di tutti, nell’attesa dell’asta tutto è rimasto fermo: notizie zero, spiegazioni zero e un’Amministrazione affogata in quel silenzio ormai diventato inaccettabile.
Ed è proprio il 25 novembre che la città viene a conoscenza, attraverso la stampa, che il lotto della Manifattura è stato venduto a una società dal nome Good City Srl.
Una scelta incomprensibile, considerando il lungo percorso svolto dietro a quell’immobile.
Si scopre poi, sempre senza avere chiarificazioni da parte dell’Amministrazione, che la suddetta società è stata costituita il 18 novembre scorso, addirittura 7 giorni prima dell’asta. Cosa curiosa è che facendo una semplice visura camerale la società nemmeno compare e questo semplicemente perché, nella fretta di creare ad hoc questa società “fantasma”, ancora la camera di commercio non è in possesso della documentazione completa, pare a causa di un problema burocratico. Già questo dovrebbe far riflettere sulla professionalità di chi affida un pezzo di un immobile storico come la Manifattura, per giunta vincolato dai beni culturali, a una S.p.a. di cui compare solo il nome.
Si scopre ancora che il capitale sociale di essa è di solo 10mila euro e che ha come unico proprietario l’avvocato Filippo Ricci e come amministratore unico e rappresentante legale il commercialista di Pistoia, dove ha sede la società, Daniele Capecchi.
Facendo attenzione al nome del proprietario, non si può non far caso al fatto che tale Ricci lavora a Lucca nel rinomato Studio legale Cattani e che proprio lo stesso Cattani, non troppo tempo fa, è entrato a far parte del “team Fondazione” come Vice Presidente dell’Assemblea dei soci: che curiosa casualità!
Alla luce di tutto ciò è impossibile non farsi serie domande a riguardo di quello che sta accadendo intorno a quell’immobile della discordia e che, probabilmente, cela questioni e fatti che vanno ben oltre al famigerato “ruderone”.
Chi si nasconde realmente dietro la Good City Srl?
E’, se non legalmente, quanto meno eticamente corretto nei confronti di una città mettere in mano il famoso lotto a un Signor Qualcuno che si presenta con la miglior offerta, senza nessuna garanzia – almeno per quello che ci è dato sapere – ?
Come mai i fedeli di Tambellini si lasciano andare in commenti e dichiarazioni in cui asseriscono che il Sindaco conosce gli importanti imprenditori che stanno dietro a tutto ciò?
E il silenzio di Tagetik?
Ancora una volta, come nell’ennesima partita a squash, la pallina ci torna indietro, rimbalzando in quel famoso muro di gomma dove la chiarezza è ancora un’utopia.
Se non altro, il Sindaco è riuscito a piazzare un “pezzo” della Manifattura prima della fine del mandato: probabilmente quello era lo scopo, probabilmente avrà portato a termine la sua missione, ma sicuramente ancora una volta la sua poca chiarezza ha deluso una città stanca di scendere a compromessi.