Lucca ricorda gli 80 anni del passaggio del fronte e commemora i 28 preti, religiosi e chierici catturati e uccisi dai nazisti

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Con le celebrazioni di domenica 4 agosto sono entrate nel vivo le iniziative in ricordo di don Aldo Mei nell’ottantesimo anniversario della sua uccisione. La Messa domenica delle ore 10,30 nella chiesa di santa Maria Forisportam ha aperto le celebrazioni, proseguite dalla Messa delle ore 11 nella chiesa parrocchiale di Fiano di Pescaglia. Poi a sera, alle ore 21, si è svolta la performance teatrale «La terra è memoria» nel sotterraneo del Baluardo San Regolo, a cura dell’Associazione teatrale Nando Guarnieri con esposizione dei bozzetti curati dagli studenti del Liceo artistico di Lucca che poi saranno realizzati a Lucca, Capannori e Pescaglia. A seguire al cippo commemorativo di don Mei nei pressi di Porta Elisa è stata deposta una corona cui sono seguiti gli interventi istituzionali.

Il prossimo appuntamento è in programma mercoledì 7 agosto con la Messa presieduta dal cardinale Zuppi alle ore 18.30 nella chiesa cattedrale di San Martino.

«A 80 anni dal drammatico passaggio del fronte dalla città e dalla provincia, l’Arcidiocesi in collaborazione con la Provincia di Lucca e con il Comitato per il ricordo del Martirio di Don Aldo Mei – spiegano in Arcivescovato – promuovono per mercoledì 7 agosto una giornata di memoria e riflessione dedicata a tutte le vittime della guerra. In particolare saranno commemorati i 28 preti, religiosi e chierici che furono catturati e uccisi dai nazisti in provincia di Lucca. Alle ore 18.30 sarà concelebrata una messa solenne nella cattedrale di San Martino in Lucca. A presiederla sarà il Cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Alla celebrazione sarà presente e interverrà l’Arcivescovo di Lucca, monsignor Paolo Giulietti. Proprio quest’ultimo aveva annunciato per la festa di San Paolino, il 12 luglio scorso, l’importanza della memoria di questi 28 testimoni».

Don Aldo Mei

«Hanno proclamato il primato della coscienza sul potere e il primato della carità sulla violenza. Una memoria questa – ha ricordato monsignor Giulietti – che è anche profezia perché la coscienza e la carità sono gli ingredienti per costruire la comunità democratica del futuro. Li ricorderemo tutti, quindi, non solo i più noti come don Aldo Mei o i Certosini».

«Il dovere della nostra generazione è tenere viva la memoria di quanto accadde – ha commentato il presidente della Provincia, Luca Menesini – e far sì che i nomi di quelle persone che hanno dato la loro vita per gli altri e si sono immolati per salvare altri uomini e donne siano ricordati dalle generazioni future. In questo senso va l’iniziativa del 7 agosto, quando avremo la grande opportunità di ascoltare su un tema così importante e delicato, quale quello della memoria, il Cardinale Zuppi che, sicuramente, ci porterà delle riflessioni che non potranno che arricchirci come esseri umani e rafforzarci nel nostro compito di trasmettere quanto accadde, perché non si ripresenti più».

Al termine della messa solenne il Cardinale Zuppi si recherà a visitare la mostra itinerante di bozzetti sulla vita di don Aldo Mei realizzata dagli studenti del Liceo Artistico Musicale «A. Passaglia» di Lucca e che il giorno 7 sarà esposta proprio all’interno della cattedrale. I giovani protagonisti, che poi trasformeranno i bozzetti in murales, avranno la possibilità di donare al Presidente della Cei una copia del loro lavoro.

Successivamente i presenti si recheranno davanti il Palazzo Arcivescovile, dietro la cattedrale, per l’inaugurazione della lapide che ricorderà i nomi di tutti i 28 preti, religiosi e chierici catturati e uccisi in provincia di Lucca dai nazisti. Dopo l’intervento di Gianluca Fulvetti (Università di Pisa), che ha condotto la ricerca storica per l’individuazione dei religiosi trucidati, prenderanno la parola: il sindaco di Lucca Mario Pardini, il presidente della Provincia Luca Menesini, il presidente della Regione Eugenio Giani. Poi per la parte religiosa sono previsti gli interventi dell’arcivescovo di Pisa monsignor Giovanni Paolo Benotto e del vescovo di Massa Carrara-Pontremoli monsignor Mario Vaccari. Concluderà il Cardinale Zuppi, anche con la deposizione della corona d’alloro ai piedi della lapide.

Un ulteriore fase della memoria degli 80 anni del passaggio del fronte durante la Seconda guerra mondiale è programmata nell’autunno prossimo. Si tratta dell’evento «Fede&Fumetto 2024»: una mostra sul fumetto su Don Aldo Mei in occasione degli 80 anni da esibire in San Michele interita nel programma di Lucca Comics.

«Aldo Mei – ha ricordato Umberto palagi – nacque a Ruota nel comune di Capannori il 3 marzo 1912 e fu battezzato nello stesso giorno. Entrato in seminario nell’ottobre del 1925 venne ordinato prete dall’arcivescovo Antonio Torrini il 29 giugno 1935. Il 14 agosto, iniziò il suo ministero a Fiano di Pescaglia. Don Aldo faceva parte degli Oblati del Volto Santo, una congregazione diocesana voluta dall’arcivescovo Torrini, per le missioni al popolo. Questo gruppo di sacerdoti, tra i quali Fratel Arturo Paoli, dei Piccoli Fratelli di Charles de Foucauld, mise in piedi una vasta rete di solidarietà, nell’organizzazione della resistenza civile e salvarono centinaia di ebrei, appoggiando l’organizzazione della DELASEM di Giorgio Nissim e la collaborazione di tutte le case religiose della diocesi e dei monaci certosini, anch’essi “martiri di carità”, come don Aldo. Durante la Resistenza Don Aldo soccorse numerosi sfollati, ebrei, disertori e partigiani. Il 2 agosto 1944, dopo la celebrazione eucaristica, venne arrestato dalla Gestapo. Rinchiuso nella Pia Casa di Lucca, fu processato con l’accusa di aver dato rifugio ad un ebreo, amministrato i sacramenti ai partigiani e aver nascosto una radio, nella sacrestia. Appresa la sentenza, con profonda serenità, scrisse il testamento, un inno all’Amore che non muore. A nulla valsero i tentativi di salvarlo dell’arcivescovo Torrini. Alle ore 22 del 4 agosto 1944, venne condotto sotto gli spalti delle Mura, nei pressi di Porta Elisa, costretto a scavarsi la fossa, cadde sotto la mitragliatrice, mentre benedicente alzava la mano verso il plotone della SS».

Il cardinale Matteo Maria Zuppi Presidente della Conferenza Episcopale Italiana

In autunno verrà pubblicato il suo testamento ed altri scritti e verrà realizzato il fumetto dal racconto di Suor Margherita, che fu testimone della carcerazione, e dalla testimonianza di Agnese Perfetti, che fu perpetua sull’arresto a Fiano.

La compianta Maria Eletta Martini, che aveva 22 anni quando fu ucciso don Aldo Mei, ricordava: «Quella benda che ho nel mio cassetto è intrisa del sangue di un prete, don Aldo Mei, che fu ucciso dai tedeschi a qualche centinaio di metri da casa mia, in una tarda sera di agosto, perché fu considerato “traditore”: aveva nascosto nella sua casa ebrei perseguitati e aveva amministrato i sacramenti ai partigiani. Noi sentimmo le raffiche di mitra e mio padre disse, piano, a tutti noi ragazzi e a mia madre che gli eravamo intorno: “Ecco non ce l’abbiamo fatta: l’hanno ucciso”. La mattina presto, mio padre partì e tornò a casa a mezzogiorno con quella benda intrisa di sangue di don Mei».

Don Aldo Mei accettò la morte «con la serenità di un santo», scrisse l’arcivescovo Torrini citando la lettera ai genitori che Don Aldo scrisse – dopo l’annuncio della condanna – su pochi pezzi di carta e sulle pagine del breviario: «Babbo e Mamma, state tranquilli, sono sereno in quest’ora solenne. In coscienza non ho commesso delitti. Solamente ho amato come mi è stato possibile… Muoio travolto dalla tenebrosa bufera dell’odio io che non ho voluto vivere che per l’amore! “Deus Charitas est” e Dio non muore. Non muore l’Amore! Muoio pregando per coloro stessi che mi uccidono. Ho già sofferto un poco per loro… è l’ora del grande perdono di Dio! Desidero avere misericordia; per questo abbraccio l’intero mondo rovinato dal peccato, in uno spirituale abbraccio di misericordia. Che il Signore accetti il sacrificio di questa piccola insignificante vita in riparazione di tanti peccati… Anche in questo momento sono passati ad insultarmi – “Dimitte illis – nesciunt quid faciunt” (ovvero: perdona loro perché non sanno quello che fanno) – Signore che venga il vostro regno! – Mi si tratta come traditore, assassino, non mi pare di aver voluto male a nessuno, ripeto a nessuno, mai, che se per caso avessi fatto a qualcuno qualcosa di male, io qui dalla mia prigione, in ginocchio davanti al Signore, ne domando umilmente perdono… Muoio anzitutto per un motivo di carità – per aver protetto e nascosto un carissimo giovane. Raccomando a tutti la carità, Regina di tutte le virtù, Amate Dio in Cristo Gesù, Amatevi come fratelli. Muoio vittima dell’odio che tiranneggia e rovina il mondo, muoio perché trionfi la carità cristiana… Il povero Don Aldo Mei, indegno Parroco di Fiano».

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1 commento

  1. Il tributo di sangue degli uomini di Chiesa è stato enorme durante la seconda guerra mondiale, a Lucca, nel resto del territorio nazionale e nei paesi occupati dalle armate naziste. Essendo di origini laziali , ho affrontato il problema in un mio saggio storico di prossima pubblicazione, relativo alle vicende drammatiche del fronte di Cassino e del Lazio meridionale. Cito solo come esempio Don Giuseppe Morosini, mio concittadino e lontano parente e Don Pietro Pappagallo, trucidato alle Fosse Ardeatine nel 1944, fulgidi esempi di sacerdoti che “non girarono la faccia dall’altra parte” , ma che difesero perseguitati ed oppressi, pagando con la vita il loro generoso contributo. Vorrei anche sottolineare che , in assenza del governo e dell’ordine costituito, dopo l’ otto settembre 1943 , nei territori del fronte di Cassino fu la Chiesa a rappresentare per la povera gente l’unica difesa contro i tedeschi, diventati ormai acerrimi nemici dopo l’armistizio e contro i bombardamenti aerei alleati che distruggevano interi territori, il tessuto economico e la vita di tante persone. A Roma, la gente faceva riferimento al Papa, come unica autorità, come nel medioevo , in occasione delle invasioni barbariche.

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