Il libro dello scrittore garfagnino Guglielmo Franchi – edito da Maria Pacini Fazzi Editore – offre uno spaccato interessante e veritiero del fenomeno di quell’emigrazione di massa che, a partire dalla fine dell’800, ha caratterizzato e segnato massicciamente le nostre terre per molti decenni.
È il racconto intimo di una storia familiare che l’autore ha sentito il bisogno di mettere su carta, come se fosse una liberazione, un ricongiungimento con le proprie radici e con il proprio passato. Una storia che vede come protagonisti i nonni paterni, Guglielmo e Venerdanda Franchi, ma che più in generale racconta quell’immensa fiumana di popolo che lasciò la terra natale per cercare nel nuovo mondo l’occasione di un avanzamento sociale e civile.
Una storia di emigrazione partita dal piccolo borgo garfagnino di Lupinaia e arrivata negli Stati Uniti, esattamente a Boston. Una storia che, tuttavia, più in generale rappresenta un’esperienza condivisa con milioni di persone che si erano mosse da ogni parte d’Italia e che fu, per tutti, una prova di resistenza cruciale e drammaticamente straordinaria.
“Tanta della nostra Italia – viene giustamente sottolineato nella bella prefazione a firma del Prof. Umberto Sereni – è stata scritta dai sacrifici, dal dolore, dalle rinunce, dal coraggio, dalla determinazione di milioni di uomini e donne che si sottrassero ad un destino di indigenza e di sottomissione perché attirati da un sogno che si dimostrava più forte di tutto il carico delle sofferenze che avrebbero patito”.
Un racconto – così lo definisce affettuosamente l’autore – che unisce la storia dei suoi nonni a quella dei tanti emigranti partiti dalle nostre terre. Persone che si sono ritrovate sole e sperdute in quel vasto continente che li aveva inghiottiti e che, di conseguenza, hanno fatto presto ad accorgersi quanto il nuovo mondo fosse in realtà duro e crudele.
E, proprio quando la disperazione raggiungeva il punto in cui la rassegnazione sembra essere l’unica soluzione, la forza di resistere veniva solo da quel pensiero, da quel sogno che dalla lucchesia e da ogni altra parte d’Italia li aveva fatti muovere e condotti in America: fare fortuna, per sé, per la propria famiglia e per un futuro migliore.