Concludiamo questo trittico dedicato al legame tra Lucca e il cinema andando a ricordare un illustre cittadino lucchese, il cui contributo alla diffusione della cultura cinematografica e al suo utilizzo come mezzo principe per la divulgazione artistica è entrato nella storia: Carlo Ludovico Ragghianti. In particolar modo tratteremo di un genere di film coniato da lui medesimo, ovvero il “critofilm“.
Breve biografia
Nato nel 1910 a Lucca, Carlo Ludovico Ragghianti, cresciuto con una formazione positivista e marxista, assume precocemente una posizione antifascista a causa della quale subisce aggressioni squadriste nel 1924 e nel 1926. Entrato nel 1928 alla Normale di Pisa, entra in contatto con il gruppo della rivista “Pietre”. Il dichiarato antifascismo contribuisce a determinare la sua espulsione dalla scuola nel 1931; si laurea tuttavia nel 1932 con una tesi sui Carracci pubblicata sulla “Critica” di Benedetto Croce, il cui pensiero assume un’importanza centrale nella sua formazione. Ragghianti, al quale il rifiuto di aderire al partito fascista ha precluso il posto da assistente, nel corso degli anni Trenta prosegue gli studi nell’ambito della storia dell’arte e nel 1934 dà vita, con Ranuccio Bianchi Bandinelli e grazie all’interessamento di Giovanni Gentile, alla rivista “Critica d’arte”.
A partire dal 1934, grazie anche agli studi che lo portano a viaggiare molto nel paese, coadiuvato dalla moglie Licia Collobi, assume un ruolo molto importante nel ritessere i collegamenti tra i nuclei dispersi dell’opposizione antifascista. Ragghianti diviene successivamente uno dei fondatori del Partito d’azione, del quale nel dicembre 1941 redige il primo documento programmatico, i cosiddetti Sette punti, approvati nel luglio 1942. A Marzo dello stesso anno Ragghianti è arrestato a Modena (dove il regime gli ha imposto il soggiorno obbligato dal 1940) nel quadro dell’operazione di polizia che colpisce il movimento liberalsocialista. L’iniziale condanna al confino è commutata in ammonizione, ma nell’aprile 1943 egli è nuovamente imprigionato; denunciato al Tribunale speciale, viene liberato il 26 luglio 1943, in seguito alla caduta del fascismo.
Nelle fasi finali della lotta al nazifascismo, Ragghianti si unisce e partecipa attivamente alla resistenza partigiana in Toscana. A conflitto concluso ottiene la nomina di sottosegretario alla Pubblica istruzione con delega alle Belle arti e allo Spettacolo durante il governo Parri e, nel dicembre 1945, è nominato membro della Consulta nazionale. Dopo le elezioni dell’aprile 1948, quando si candida nelle liste del Partito repubblicano, prosegue il proprio impegno politico soprattutto in ambito culturale. Docente di storia dell’arte presso l’Università di Pisa dal 1948 al 1972, direttore della rivista “SeleArte” (sostenuta da Adriano Olivetti) dal 1952 al 1965, autore di numerosi saggi e documentari, promotore di mostre e iniziative culturali, Ragghianti si afferma come voce autorevole nell’ambito della storia e della critica delle arti figurative. Il suo periodico annovera oltre cinquantamila copie distribuite in Italia e all’estero e diventa un punto di riferimento nell’orientare il grande pubblico verso l’interesse per l’arte, suscitando una capillare attenzione per i molteplici fenomeni del mondo figurativo. Negli stessi anni nasce la maggior parte dei suoi 21 critofilm (realizzati tra il 1948 e il 1964), in particolare i diciotto della “SeleArte cinematografica”, nati con il supporto di Olivetti. Con essi Ragghianti fa del mezzo cinematografico un efficace strumento di indagine critica e di divulgazione, cercando di ricostruire e restituire i percorsi visivi e formali delle opere degli artisti trattati.
L’amore per tutte le arti e in modo particolare per una giovane ma dalla potenza immaginifica immensa come il cinema si rispecchiano nel suo lavoro e nell’approccio all’insegnamento. Nell’istituto universitario pisano da lui diretto Ragghianti, insieme con un folto gruppo di collaboratori, crea un modello originale di formazione di esperti nelle arti figurative, coniugando la riflessione teorica, l’indagine sulle raccolte museali, i campi più tradizionali della disciplina e altri ambiti solitamente trascurati, come l’urbanistica, le arti industriali, lo spettacolo, il cinema e le forme artistiche di civiltà lontane nel tempo e nello spazio, arrivando a trattare dall’arte dell’antica Grecia sino all’architettura di Frank Lloyd Wright. E’ stato inoltre membro della giuria alla 16ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Dopo una carriera pressoché infinita, muore nella sua casa a Firenze nel 1987.
Il Critofilm: che cos’è?
I “critofilm” sono film che Carlo Ludovico Ragghianti girò sull’arte italiana: un approccio particolare, diverso da quello dei documentari perché i “critofilm” volevano essere proprio delle critiche storico-artistiche in forma di film. con l’espressione critofilm, da lui stesso coniata, intendeva realizzare una “critica d’arte (penetrazione, interpretazione, ricostruzione del processo proprio dell’opera d’arte o dell’artista) realizzata con mezzi cinematografici, anziché con parole”. Ragghianti pensò e strutturò tali film non come documentari ma come testi critici in cui la lettura e l’interpretazione delle opere avvenisse non tanto attraverso il classico commento fuori campo, ma principalmente attraverso il movimento di macchina, il montaggio e le luci. Essi furono allora un evento sorprendente. Nella maggior parte dei casi l’intervento dello storico dell’arte si limitava a una consulenza scientifica o a un testo critico che serviva da commento parlato; l’originalità di Ragghianti consistette invece in uno stretto legame tra lavoro teorico e pratica dei critofilm.
Il primo critofilm, Deposizione di Raffaello, da un punto di vista ideativo presentò già una gamma di tecniche innovative attuate dallo storico dell’arte solo negli anni Cinquanta, grazie ai mezzi messi a disposizione da un produttore illuminato, Adriano Olivetti: dal 1954 al 1963 Ragghianti girerà infatti per l’Olivetti 18 critofilm. Rispetto all’aspetto visivo, il commento verbale aveva, per lo storico, meno valore, era affrontato per ultimo, solo dopo la fase delle riprese e del montaggio: “Un film d’arte è sempre, idealmente parlando, muto: concreto nel linguaggio proprio, il cinematografo, senza altra aggiunta”. Attraverso il montaggio e il movimento di macchina il cinema diventa un metodo di “simulazione” delle modalità di visione dell’opera: il cinema come “correlativo oggettivo” di un percorso di lettura, di un metodo critico.
Oltre al già citato Deposizione di Raffello, altri titoli che ho trovato interessantissimi sono Stile dell’ Angelico, Certosa di Pavia, Lucca città comunale, Comunità millenarie e Fantasia di Botticelli, ma il mio invito è quello di riscoprire l’intero lavoro dello storico dell’arte, disponibile oggi presso la Fondazione Ragghianti di Lucca. Situata in Via San Micheletto, il complesso raccoglie l’intera collezione artistica donata dal prolifico autore, insieme ovviamente a tutta la sua produzione scientifica, comprendente anche dei 21 critofilm da lui ideati.
Descrivere queste opere a parole è tremendamente difficile e per questo vi invito a goderne invece della visone. Nel link sottostante potete avere un assaggio del lavoro di Ragghianti, ma il mio consiglio resta quello di recuperare le versioni restaurate:
Critofilm “Lucca città comunale“.
Carlo Ludovico Ragghianti è stato un uomo dal multiforme ingegno, uno studioso proiettato verso il futuro che tra i primi comprese l’immensa potenza del mezzo cinematografico in ambito artistico/culturale e contribuendo ad elevarlo dalla condizione di mero oggetto di intrattenimento.