L’Europa di Ventotene che (non) verrà. Un tentativo, con l’Internazionale Socialista?

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Caro elettore Pd ti scrivo, così mi distraggo un po’. Qualcosa ancora qui in Italia non va, si guarda la TV giorno e sera, compreso quando è festa, e si sentono dire sempre le stesse cose – e a quelli che non hanno niente da dire di tempo ne rimane…

È la settimana in cui si celebra Ventotene, dove – per inciso – non molti anni fa l’allora ministro Franceschini aveva nominato l’on. Silvia Costa commissaria per il recupero dell’ex carcere borbonico di Santo Stefano. Se ne parla in TV giorno e sera ma non è merito dei direttori di rete che, soprattutto quelli del servizio pubblico, dovrebbero contribuire a migliorare il livello culturale del proprio Paese (sul concetto di notizia, poi, ci sarebbe molto da discutere). Ma nelle televisioni ci sono solo conservatori, destra e sinistra cambia poco, e tutti quanti stiamo aspettando novità! Non è merito dei direttori, si diceva – e infatti è… merito della Meloni se Ventotene è stata utilizzata come organo di distrazione di massa (gli avversari, tv comprese, ci cascano – lei avrà imparato dal generale Vannacci?).

Il titolo del cosiddetto Manifesto di Ventotene – di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi del 1941 durante il confino, è “Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto”, uscito poi clandestinamente nel 1944 a Roma in tremila copie, con prefazione di Eugenio Colorni nel volume “Problemi della federazione”. La proposta era che nascesse una federazione europea a garanzia di pace. E correttamente bisogna ricordare che la soluzione federalista venne poi votata dal Parlamento europeo nel 1984, addirittura con 237 voti a favore (31 contrari, 43 astenuti); era stato proprio Spinelli a spingere per questa sorta di costituente. E fra i voti a favore vi fu pure quello di un certo Giorgio Almirante (nella sinistra italiana non tutti votarono a favore). Il pensiero di Spinelli lo abbiamo rintracciato in una testimonianza diretta di Roberto Barzanti sul Corriere Fiorentino del 23 marzo scorso. Significativa la premessa: “quando necessario, questo Parlamento europeo agisca liberamente anche in disaccordo con i Parlamenti nazionali”. L’aveva già spiegato in una pubblicazione del 1978: “il modello federalista propone di conservare e rispettare la sovranità degli Stati in tutte le materie che hanno dimensioni e significato nazionali, ma di trasferire ad un governo europeo la sovranità nei campi della politica estera, militare, economica e nella protezione dei diritti civili. Il modello federalista vede un vero e proprio Stato sovranazionale; parallelo agli Stati membri, ciascuno sovrano nell’ambito delle sue competenze”. Leviatani impazziti, definiva Spinelli già a quel tempo gli Stati nazionali, per superarli era necessario dunque un nuovo federalismo, non ideologizzato.

E veniamo all’oggi. Se le parole avessero un senso, Stati Uniti d’Europa sarebbe lo slogan su cui costruire la vera unità EU, chi ci sta ci sta. E invece presto il dibattito sarà sostituito da un altro che forse attirerà più consenso (?). Di conseguenza, ottanta anni dopo, e quaranta dal voto a Strasburgo, non avremo quanto decantato per una settimana o poco più. Vedi, caro elettore, di cosa siamo capaci qui da noi; e non solo, c’è qualcuno che continua a sperare nonostante nessuno si stia attrezzando (gite, manifesti e volantini sono ad uso e consumo di TV e per noi sudditi), ma tutto questo non è una novità. Anzi, dove eravate finora?

In conclusione. È sotto gli occhi di tutti che nella politica non c’è più la classe dirigente di una volta, tanto meno a sinistra, che ha governato per decenni. Ma è da lì che l’iniziativa della federazione europea dovrebbe ripartire, se vogliamo avere almeno un minimo di coerenza. È necessaria una decisione drastica per risollevare il destino dell’Europa: com’è possibile? non vi accorgete di cosa sta accadendo? per la Russia e gli Usa siamo ormai irrilevanti e accerchiati, e l’obbiettivo di Putin non può che essere quello di recuperare terreno a ovest (non penserete mica che provi a conquistare la Cina?) – di conseguenza, dopo l’armistizio con l’Ucraina, non si fermerà (questo dovrebbero spiegare bene le Tv!). Proprio sulla spinta del Manifesto di Ventotene – se ancora una volta non ci avete preso in giro – la sinistra, l’Internazionale Socialista, dovrebbe essere chiamata a raccolta dagli stessi elettori, scendendo in piazza ma per svegliare “i nostri”. Nel ’92, dopo la caduta del Muro di Berlino, col beneplacito di Craxi e di Cariglia, fecero entrare D’Alema & C. proprio nell’Internazionale Socialista gli ex compagni comunisti diventati PDS e poi Ds. Capisco lo sconcerto, caro lettore, però dovrai ammettere che con questi di oggi, anche a guida Schlein, non si arriva a nulla, nonostante il controllo dell’informazione composta dai soli noti che dicono sempre le stesse cose. Abbattuto Craxi ora occorre un uomo di personalità, con un curriculum di tutto rispetto. Insomma, l’idea è affidarsi all’esperienza, fatevi consigliare. Craxi fra gli anni 80 e 90 era stato vicepresidente dell’Internazionale, nel 2003 e nel 2008 toccò a D’Alema. Craxi non c’è più, abbattuto, chi può sostituirlo? Amato? Lo stesso D’Alema? Perché no? Schlein non si offenda, già secoli fa ci fu uno famoso che sentenziò: “se c’è un momento in cui i vecchi devono tornare ad essere giovani, è quando i giovani sembrano essere diventati vecchi”. Se qualcun altro invece chiedesse spiegazioni sul Leader Maximo, potreste rispondere semplicemente “perché D’Alema è D’Alema”: è stato il primo post comunista a essere eletto Presidente del Consiglio dei ministri, più volte ministro, deputato per sette legislature, ha fatto la guerra nel Kossovo, conosce la politica (forse conosce anche Putin e la Russia: con lungimiranza Berlinguer già nel 1984 lo portò al funerale di Andropov), sa trattare i giornalisti, ha rapporti a livello internazionale, è nella Fondazione Italiani Europei e così via. Auguri, comunque.

Lettore 51

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1 commento

  1. Mah, non c’è dubbio, che il problema che ci affligge oggi, è quello di una mancanza di classe dirigente, ma soprattutto si avverte mancanza di cultura a livello generale! Siamo un popolo ignorante, tutti i dati statistici, al riguardo, lo comprovano. E non è un problema di destra o di sinistra, come magari l’autore dell’articolo, vorrebbe fare notare. Da parte di certa destra, a proposito, si critica il presidente Mattarella perché sta parlando troppo, ma è proprio per questo che il presidente, visto anche il silenzio del governo e di nostri”eminenti politici” annuncia con forza, il programma che la nostra Europa deve portare avanti!!!

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