In questi giorni si parla di anche di riforme istituzionali. Dal presidenzialismo di FdI al Sindaco di Italia del terzo polo, il “fil rouge” delle proposte di riforma è che il sistema attuale non funziona.
Su questo è difficile essere in disaccordo.
Esercitiamo un po’ la memoria.
La precedente legge elettorale era una “porcata”.
Il copyright del termine, vedete un po’, è dello stesso estensore della legge, il leghista Calderoli: gli valse il nome comune di “porcellum”. Per inciso merita osservare che, sebbene il porcellum fosse stata approvata solo dal centrodestra (dicembre 2005), ci vollero poi quasi 10 anni (7 dei quali governati dal centrosinistra tra cui anche un governo Letta e uno Prodi) prima che fosse sostituita dall’attuale (per maggiori ragguagli sulle leggi elettorali in Italia vi rimandiamo a questo articolo).
Poi venne il tempo del centrosinistra renziano. Se la precedente legge non riscosse grandi plausi per la sua eticità, l’attuale è soprattutto un gran pasticcio.
Viene interessante notare che l’Italicum (poi esteso anche al Senato come Rosatellum) è stato fortemente voluto dal PD con l’aperto sostegno di FI e di Berlusconi. E poi ha resistito al cambio di dirigenza dei partiti e di maggioranze con invidiabile inamovibilità. Come dire, quando si tratta di furbizie ai danni degli elettori, i partiti trovano accordi bipartisan facilmente. E mostrano una sospetta inerzia nel cambiare quello che nelle piazze contestano ma che nei palazzi, sotto sotto, evidentemente apprezzano.
Abbiamo così una legge che da una parte promuove l’instabilità ma che, dall’altra, consente ai dirigenti di partito di chiudersi in una stanza e nominare i parlamentari. Letteralmente nominare.
Quindi: tutti dicono che il sistema non va bene ma poi, quando potrebbero metterci mano…
Beh, in quel caso non c’è nulla da raccontare perché non succede mai.
Poi però si scandalizzano di proposte di riforma perché potrebbero portare al potere poche persone…
Viene da domandarsi come si possa indicare un candidato che ci possa rappresentare.
E infatti, come sappiamo tutti, non si può. Questi meccanismi sono pensati per far sì che il parlamentare non debba rispondere al territorio per la sua rielezione ma solo alla dirigenza del partito.
In Italia oggi le elezioni sono una specie di sondaggio certificato di gradimento dei marchi di partito, non di selezione di una classe dirigente. Perché non abbiamo alcune possibilità di eleggere dei “rappresentanti” ma solo di esprimere gradimenti.
Vediamo un po’ meglio.
Oggi abbiamo un sistema di fatto cooptativo per il parlamento. E un sistema coopatativo neppure assembleare: non sono infatti i parlamentari, assieme, a scegliere i propri sostituti (cosa che sarebbe comunque pessima) ma (solo) i dirigenti di partito. Ossia meno di 20 persone (circa 5 per ogni coalizione) su una popolazione di 60 milioni. E questo comportamento lo hanno tenuto tutti, ma proprio tutti, i partiti.
La differenza tra paesi non democratici e noi?
Beh, non poca, intendiamoci: per esempio, non mi metteranno in prigione per questo articolo. E il potere di nominare i parlamentari non serve a poter portare in guerra un paese (ogni riferimento alla Russia di Putin è assolutamente intenzionale). Serve giusto giusto a far sopravvivere (politicamente) leader che non guidano più nessuno: al massimo si fanno guidare dai sondaggi e dai “trend topics”.
Quindi, il sistema elettorale in vigore delegittima i parlamentari e li riduce a meri esecutori di ordini di partito. Si viene così a mortificare il sistema di rappresentanza mentre il discredito sulla politica e sui politici aumenta costantemente.
Eppure ci vorrebbe così poco per invertire il cammino e ricominciare a creare le condizioni per riportare la politica alla sua vera funzione di guida del paese. Basterebbe smettere di credere che la via migliore per governare sia fare come Caligola che voleva fare del suo cavallo un senatore.
Basterebbe credere che, abbandonando meschini trucchetti e facendo esprimere la democrazia, la gente finirebbe con lo scegliere le persone più competenti e più affidabili per il parlamento. O almeno che lo farebbe il più delle volte. E che queste sarebbero anche le migliori per dare nuovo credito e nuova vita ai partiti e alla politica.
Basterebbe un pizzico di fiducia e di coraggio…
Davvero nelle leadership di partito non c’è un proprio neppure un po’ di coraggio per cambiare le cose da come stanno?
Andrea Bicocchi @Andrea_Bicocchi
Foto By Victor Adam – https://www.allposters.com/-sp/Gaius-Caesar-Caligula-Roman-Emperor-with-His-Horse-Incitatus-Posters_i1865079_.htm, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=81039124