Le operazioni di soccorso della alluvione di Cardoso

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Riprendiamo le piccole uscite di Storia Militare con un episodio che ricorda l’ultimo reparto che ha alloggiato presso la Caserma “Lorenzini”, di Corso Garibaldi.

La Compagnia Genio Pionieri poi Guastatori Paracadutisti “Folgore”, presso la quale ho avuto l’onore di prestare servizio dal 1982 al 1997.

19 giugno 1996. ALLUVIONE IN VERSILIA

Una alluvione disastrosa colpì l’alto versiliese, e parte delle Apuane; interi paesi, Cardoso, Fornovolasco, furono letteralmente strappati via dalla violenta energia delle acque meteoriche. Un disastro di eccezionali proporzioni!

Ci furono diversi morti, dispersi, persone ferite, sfollate. Un disastro!

La Prefettura di Lucca allertò direttamente la Compagnia Genio per il ripristino di una parte della viabilità distrutta, a nord di Serravezza in località “Ruosina”.

Era necessario al più presto realizzare un ponte provvisorio per permettere agli automezzi pesanti dei VVF e della Protezione Civile di raggiungere Cardoso semidistrutto, di fatto isolato, e raggiungibile solo a piedi o con mezzi fuoristrada piccoli.

Peraltro continuava a piovere, faceva freddo, e la situazione meteorologia non era delle migliori.

I guastatori paracadutisti della Compagnia Genio, una volta raggiunto il Deposito  Materiali da Ponte presso San Martino in Spino (MO), si trovarono di fronte alla prima difficoltà; era venerdì pomeriggio e le maestranze civili (operai) che lavoravano al deposito avevano terminato il normale orario di lavoro…

Era quindi necessario attendere una speciale autorizzazione ministeriale per far sì che potessero riaprire il deposito, e quindi gli operai civili fossero autorizzati (e pagati) a caricare gli autocarri con i mezzi d’opera. Succede in questa Italia…

I paracadutisti non si persero d’animo e da soli, a mani nude, procedettero a caricare tutto il materiale necessario, pannelli, traverse, impalcato, ghindamenti ecc., sugli autocarri. 40 tonnellate di ferro!

Ogni singolo pannello pesa 260 kg, una traversa 280 kg.… eppure non avemmo la minima difficoltà, il nostro livello addestrativo era elevatissimo; montavamo il ponte Bailey in caserma per fare ginnastica ogni tre per due…!

Lo conoscevamo alla perfezione.

Questa attività addestrativa, effettuata in caserma in maniera ossessiva e continuativa, spinta al massimo,  fu determinante per la riuscita in tempi brevi del montaggio!

La velocità di realizzazione era determinante per i soccorsi; era necessario poter far passare i mezzi per raggiungere i paesi ancora isolati. Non c’era tempo da perdere. Questa era la nostra missione/obiettivo ed era chiaro a tutti.

Caricato il materiale da ponte necessario, ripeto per gli ignavi, 40 T. tutto a mano (!) durante il viaggio di avvicinamento a Versilia, la autocolonna militare subì anche un piccolo incidente lungo la autostrada A11; la Polizia Stradale che ci scortava, fece proseguire la autocolonna, effettuando i rilievi e la constatazione con procedura di urgenza.

L’importante era raggiungere lo scalo ponte, poco dopo Querceta,  prima di buio, per poter posare il piano di varamento del ponte!

Al mattino successivo, all’alba, i paracadutisti cominciarono le operazioni di gittamento, portate avanti ad oltranza, che si concludevano la notte della domenica intorno alla mezzanotte…

Venne gittato un ponte Bailey del tipo Doppio Doppio da 36 mt di luce che consentiva il passaggio di tutti gli autocarri pesanti necessari.

Assicurammo quindi il collegamento stradale in poco più di 36 ore, un record se si considera la confusione, la difficoltà tecnica, il clima rigido ed il nevischio” di quella notte.

Successivamente i guastatori rimasero sul posto per altri 4 mesi con i loro autocarri pesanti per lavoro terra, gli ASTRA BM 20 e BM 201 e le macchine operatrici, accampati alla meglio in una ex segheria di marmo, impegnati nelle operazioni di sgombero macerie, pulizie e trasporto detriti.

Altri paracadutisti del 187^ Reggimento par. FOLGORE di stanza a Livorno, erano impegnati da subito nelle operazioni di soccorso ricerca e sgombero nell’altro versante apuano, a FORNOVOLASCO.

Terminata l’esigenza siamo rientrati in caserma a Lucca, puliti i mezzi, riforniti, manutenzionati, pronti per nuove operazioni e esigenze; …poi qualcuno furbo, c’è sempre uno furbo in queste storie, ha fatto chiudere la caserma; cosi adesso lì c’è una porcilaia, e Lucca, che aveva una intera compagnia Genio a disposizione, pronta ed efficiente, non ha più niente. Mi pare un bel guadagno.

Con il tempo, si sono succedute le cerimonie ricordo dell’alluvione della Versilia, i ringraziamenti, i saluti delle Autorità competenti, dei vari Comitati, delle Amministrazioni, dei politici, dei rappresentanti dello Stato.

Per i paracadutisti niente.

Dimenticati, cancellati dalla memoria di quell’intervento: neanche una parola, un cenno, un ricordo, un grazie. Non un invito, nè una menzione, nè un saluto.

Certo, non era necessario ringraziare e neanche dovuto, men che mai obbligatorio. Gradito si.

Apprezzato.

Ma è questione di educazione saper dire grazie.

Chi non ce l’ha, non se la può dare.

Approfitto della gentile ospitalità dell’amico Andrea Bicocchi, sul suo giornale LOSCHERMO  per porre una parola di “rimedio” e di ricordo.

Grazie ragazzi. Bravi!

“Folgore”, sempre! 

Vittorio Lino Biondi
Vittorio Lino Biondi
Sono un Colonnello dell'Esercito Italiano, in Riserva: ho prestato servizio nella Brigata Paracadutisti Folgore e presso il Comando Forze Speciali dell'Esercito. Ho partecipato a varie missioni: Libano, Irak, Somalia, Bosnia, Kosovo Albania Afganistan. Sono infine un cultore di Storia Militare.

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4 Commenti

  1. Dovrebbe suonare come una sollecitazione di riflessione per coloro che nel tempo passato non riuscivano a trovare una motivazione nell’esistenza dell’esercito- e della Leva- in tempo di pace. Poi è nata la Pro.Civ….ma questa è un’altra storia, o storiella.

  2. In effetti non sarebbe stato male ringraziare la Folgore per l’ottimo operato nello scenario di soccorso alle popolazioni civili colpite da quell’evento tragico!!
    Bene il ricordo di quei tragici giorni e di quell’evento così infausto che si sperava non potessero più riguardare altre zone del nostro Paese. Così purtroppo non è , basti pensare ai recentissimi fatti accaduti in Emilia Romagna, Marche e Mugello Toscana. Negli ultimi vent’anni i disastri sono aumentati in maniera esponenziale e spiace constatare come non abbiamo ancora imparato a rispettare la natura.

  3. Nel 1996 per la Garfagnana fu veramente un disastro. Peccato che non ci siano stati grossi riconoscimenti per chi veramente a collaborato per ripristinare, e rendere efficaci i soccorsi. Togliere la caserma Genio Guastatori paracadutisti da Lucca, per lasciare la struttura in abbandono, bisogna essere veramente dei geni.

  4. Ricordo dell’alluvione, a quei giorni mi occupavo di auto d’epoca e organizzai, l’anno successivo, un raduno per far vedere agli amici che non conoscevano quello che era accaduto, un raduno di due giorni per visitare i luoghi colpiti dall’immane disastro.

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