Le elezioni in Francia arrivano al terzo tempo. Ma il doppio turno è davvero meglio? (2/3)

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Abbiamo lasciato qui la nostra storia all’inizio della partita, sul risultato delle europee che aveva visto la vittoria netta del RN e, in generale, un’affermazione delle formazioni della destra del paese. Affermazione che aveva il sapore della sconfitta per il presidente Macron e per il suo primo ministro Attal.

Con una mossa dettata dal panico e dal desiderio di una improbabile “remuntada”, il presidente indice nuove elezioni immediate, gettando nel panico il suo partito e il suo governo, da celebrarsi prima dell’estate, in appena un mese. Lo scopo era, probabilmente, quello di drammatizzare il “pericolo destre” (sentite anche voi un vago eco dei discorsi nostrani?) e spingere la gente a votare il “sicuro” centro macroniano.

Se lo scopo era di presentare un dramma il risultato lo ottenne subito ma ad essere scioccata fu soprattutto la sua gente: iconica è la foto, presa nel momento della comunicazione delle elezioni anticipate, del suo governo, in un clima di incredulità e paura; particolarmente significativa fu poi l’espressione di Attal, Primo Ministro macroniano, che capiva che la sua breve avventura era già finita.

La campagna elettorale è fatta dalle sinistre contro “le destre”, dai centristi contro “le destre” e “le sinistre”, accusate entrambe di poco realismo e di troppo massimalismo e quindi incapaci di guidare il paese, e da destra in un inno al “ce la facciamo”.

Qui serve un piccolo appunto. Di sinistre in campo ce ne sono due: una populista guidata da Jean-Luc Mélenchon (La France insoumise), per certi versi simile al M5S ma più estremista come se mettessimo Landini al posto di Conte; l’altra moderata e di governo che è rappresentata da Raphael Glucksmann e che potrebbe essere prossima all’area riformista del PD. Da notare che è questa seconda che ha davvero vinto le europee sul lato a sinistra, non la prima. Le due sinistre non erano alleate nella campagna europea e non hanno marciato insieme; anzi i Socialisti di Glucksmann hanno attaccato apertamente la compagine di Melenchon per tutta la campagna delle europee (cioè fino a meno di un mese prima delle elezioni politiche) in modo non dissimile dai centristi. E viceversa. Cionondimeno si legano in cordata con l’evocativo nome di Nouveau Front Populaire (nuovo fronte popolare) andando ad echeggiare la formazione che vinse le politiche nel ’36, a ridosso della seconda guerra mondiale, con un evidente il tentativo di drammatizzazione verso un supposto ritorno del fascismo.

Se di sinistre ce ne sono due le destre sarebbero tecnicamente tre: Reconquête (nelle europee con il nome di La France Fière) che si pone all’estrema destra per posizioni riuscendo ad essere più xenofoba del FN e anche con tratti antisemiti (peraltro comuni anche a Melenchon) e se cerchiamo nel panorama italiano, per idee (ma non per storia) è più vicina alla nostrana Lega salviniana. Ma in Europa sta con la Meloni in ECR. Poi c’è il Rassemblement National della Marine Le Pen, che alla guida del partito segue il padre, da sempre considerato un nostalgico della repubblica di Vichy e vero spauracchio (potremmo dire, con un po’ di malizia, “l’uomo nero”) della politica francese. Ed essendo una trasmissione dello scettro su base “ius sanguinis” non si trova certo facilitata nel tentativo, pur compiuto, di dare una diversa immagine e una diversa missione al partito. Come posizionamento e ricerca di uno standing nazionale di affidabilità, sarebbe più prossimo alla Meloni (a parte la posizione filorussa) ma in Europa è con Salvini e ora nei Patriots di Orban. E infine la destra neogollista dei Les Républicains guidati, non senza divisioni interne, da Eric Ciotti. Da noi forse più vicini alla nostra Forza Italia e, non a caso, parte del PPE in Europa. Tra le tre, per motivi più caratteriali e di faide familiari che di affinità ideologica, le distanze maggiori sono tra RN e Reconquête. Alla fine un accordo vero c’è: Eric Ciotti finisce con il RN, accordo che gli varrà il tentativo, poi fallito, di defenestrarlo dall’interno dei Repubblicans.

Un po’ confusi? Beh non è che la politica sia bizantina solo in Italia e le persone hanno le loro idiosincrasie in tutto il mondo.

Finito il primo turno, e terminata una furente campagna dove se ne sono dette di tutti i colori, il risultato è il seguente:

Area Partito Risultato
Destra Reconquête (Éric Zemmour) 0.5 %
Destra Rassemblement National (Le Pen + Ciotti) 33.14 %
Destra Les Républicains (non allineati con Ciotti + altri) 10.74 %
Tot destra 43.88 %
Centro -liberal Besoin d’Europe (Macron – Attal + lib) 20.4 %
Tot centro 20.4 %
Sinistra Nouveau Front Populaire (Glucksmann – Mélenchon) 27.99 %
Sinistra Altri minori 1.5 %
Tot sinistra 29.49 %

Se la destra ha sostanzialmente confermato il risultato del primo turno la sinistra e il centro hanno raccolto gran parte del voto disperso delle europee superando, nell’insieme dei voti delle due formazioni, i voti della destra.

Ma le due formazioni sono geneticamente incompatibili e non possono governare insieme.

Le due settimane di riflessione e accordi si aprono così su un quadro di incertezza. E, sulle relative riflessioni, pesa fortemente il «tecnicismo della legge elettorale». Ma questo è l’argomento del prossimo articolo.

Andrea Bicocchi
Andrea Bicocchi
Imprenditore, editore de "Lo Schermo", volontario. Mi piace approfondire le cose e ho un'insana passione per tutto quello che è tecnologia e innovazione. Sono anche convinto che la comunità in cui viviamo abbia bisogno dell'impegno e del lavoro di tutti e di ciascuno. Il mio impegno nel lavoro, nel sociale e ne Lo Schermo, riflettono questa mia visione del mondo.

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