“Le certezze sono il primo senso del non vivere, chi cerca certezze copre insicurezze”. Riccardo Franchini e la sua vita a spasso tra i ristoranti

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È lucchese, conosciuto in città per il suo modo di giocare con la vita e prenderla a sberle: è Riccardo Franchini e organizza cene e degustazioni per regalare momenti di spensieratezza e gioia alle persone.

Vive alla giornata, sta sveglio di notte e dorme di giorno, beve molti caffè e non ha legami: un tipo di vita che sicuramente può risultare affascinante ma che allo stesso tempo porta con sè quell’insicurezza affettiva di cui però Franchini afferma di non aver paura. Un processo di consapevolezza, prima di arrivare a questa scelta, costato decenni di un lavoro fisso che non gli apparteneva, fino alla decisione di mollare e non lasciarsi più vivere dagli eventi.

Ogni giorno un ristorante diverso, non c’è sera che resti a casa, vaga per la città in cerca di qualcosa che lo sorprenda, in cerca di fugaci e improvvise compagnie, senza legami né certezze. Ne abbiamo parlato con lui di cosa lo ha spinto a intraprendere questo tipo di vita in una città come Lucca, della sua fame di non avere radici e di non omologarsi ai luoghi comuni, della trasformazione della sua passione verso il buon cibo in una professione e di tutto quello che comporta.

Mangiare, bere, stare bene e godersi la vita: è questo il tuo motto giusto? È sempre stato così?
No. Penso ci voglia consapevolezza e maturità che non è mai abbastanza e forse è bene non averne mai abbastanza, penso sia un motto che diventa nostro nel momento che sei consapevole della morte. Per me a 38 anni.
A 38 anni sono tornato bambino senza consapevolezza. 

Come sei riuscito a fare della tua passione la tua professione?
Le passioni non sempre sono professioni, il cuore non è mai grigia matematica. Attualmente il mio è un forte desiderio di creare un’alternativa alla mia quotidianità usando la mia passione, mettere insieme menti, sessi, idee e persone diverse fra loro in un unico tavolo, uno fronte l’altro. Faccio politica nuova, vino e convivio nuovo, orge di masticazioni ed espressioni.  La rivoluzione del tavolo. Non è una professione, è un’esigenza.

Non hai mai paura di approcciarti alla vita giorno dopo giorno senza certezze concrete?
È la benzina della sveglia che non ho. Dopo 30 anni di certezze lavorative e affettive ho scelto di essere io senza ancore. Viaggiare, mangiare, bere, amare e scoprire il mondo in ogni luogo, persona e profumo, è il motivo per alzarsi la mattina o quando ne abbiamo voglia, le certezze sono il primo senso del non vivere, chi cerca certezze copre insicurezze. Ovvio tutto ha un prezzo…il prezzo dell’insicurezza economica e affettiva. 

Ma tu davvero vai tutti i giorni a ristorante? Com’è la tua giornata tipo?
Si. Ogni giorno vado al ristorante, la sera, difficilmente il giorno, non sempre scrivo dove vado, scrivo solo del locale dove io ho trovato un motivo valido mentale e gustoso per esserci, quando non scrivo nei social è perché non sono stato bene. La mia giornata tipo? Non so da dove partire. Proviamo: vado a letto alle 06.00 del mattino e mi alzo alle 12.00 con colazione a letto, faccio tutto nel letto, la mia casa è il letto, un caffè americano e mi guardo Sky, un altro caffè americano e mi guardo Netflix, doccia alle 17, esco alle 18 in cerca di bar, ristoranti e cocktail bar fino alle 05.00, fino a quando trovo chi mi sta accanto.

Hai pubblicato sul tuo profilo Fb un post in cui affermi che andando tutti i giorni a ristorante si risparmia: ce lo spieghi?
L’ho scritto prima del lockdown per il coronavirus e l’ho provato sulla mia pelle durante il lockdown: può sembrare una provocazione, ma se hai la fortuna di avere intorno locali che con 15 euro offrono due piatti, vino e caffè, vale la serata e la vostra casa chiusa alle spalle. Pensate quanto vi può costare una cena di pesce con vino, gas, luce, aria condizionata/riscaldamento, detersivo per i piatti etc…chi mi segue conoscerà i locali di pesce di cui parlo. Fate i conti.

Tu hai creato il tuo brand, hai molti seguaci, e organizzi degustazioni: di cosa si tratta?
Il nome brand è divertente sentirmelo affiancare, ho “molti” seguaci vero, fra i vari social circa 50 mila persone leggono quello che scrivo (a volte mi dispiace), ma con tutte le restrizioni dei social ho scelto un modo più diretto per arrivare alle persone, ovvero whatsapp. Ho chiesto ad ogni persona in contatto nei social se fosse interessata a ricevere messaggi di eventi ed eventualmente a partecipare a degustazioni nei ristoranti da me selezionati con la particolarità di farlo in un’unica tavolata di 20-30 persone. Attualmente ho 1250 contatti whatsapp, ogni 15 giorni loro ricevono un messaggio dell’evento, con location, menù e prezzo della degustazione, messaggio a cui devono rispondere solo per prenotare. Non esiste obbligo di partecipazione, mentre i primi venti che rispondono “prenoto” al messaggio hanno la sedia. Tutto qua. I ristoranti selezionati per la maggior parte delle volte sono storici e riconosciuti nelle guide a livello nazionale.

Come scegli i locali che proponi? Cosa non deve assolutamente mancare per attirare la tua attenzione e cosa invece non sopporti proprio?
Prima del locale scelgo le persone, sia per le mie serate che per i miei eventi, un piatto per me non sarà mai buono se servito male, se servito senza storia e cuore. I locali devono avere anima e passione. Alcune volte mi appoggio ad amici/amiche chef e sommelier che mi propongono serate e in quel caso loro sono il mio punto di riferimento. 
Cosa non sopporto in un locale?
In un locale non deve mancare il proprietario alla porta, l’anima di uno chef, il sorriso della sala. In un ristorante non sopporto la radio, il freddo, una sala immatura d’anima, la mancanza di un punto di riferimento.

Adesso con l’emergenza Covid come gestisci gli eventi?
Lascio la gestione interamente alla responsabilità del locale. Mi fido della gestione e sono sicuro di non sbagliarmi avendolo scelto.

A Lucca non esistono iniziative del genere, giusto? Qual è il segreto del tuo successo? 
Non penso ce ne siano, in caso diverso sarebbe bello unirsi. Successo? Chi è che non vuole mangiare, bere e stare bene in compagnia? È stato facile, basta unire le persone e anche in una città chiusa come Lucca piano piano ci si scioglie, le donne sempre più degli uomini, ecco per un successo più ampio manca la figura maschile, l’80% dei partecipanti è femmina.

Riusciresti mai a vivere in modo più ordinario con il classico posto fisso?
No. L’ho fatto per 30 anni e ho detto stop. Per me ordinario è morte.

Cosa diresti a chi è stanco di orari e limiti lavorativi ma non trova il coraggio di dare spazio alla propria passione?
Non è semplice. Ho lottato 2 anni con me stesso prima di decidere. Non l’avrei mai fatto se avessi avuto figli, ma se non hai responsabilità altrui e la vita che conta è la tua……stai male? Cambia! Fatti due anni della tua passione integrandola al tuo lavoro che odi, fatica, prova, cerca, viaggia mentalmente e non mentalmente, capisci chi sei e che vuoi, se dopo due anni non hai le risposte alle tue ricerche e alle tue passioni, licenziati uguale!  2 anni di ricerche di te stesso valgono quella scelta.

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Il Vignaccio a Camaiore del grande Riccardo Santini.

Bianca Leonardi
Bianca Leonardi
Classe 1992, Lucca. Una laurea in giornalismo e tanta voglia di dar voce a chi troppo spesso resta in silenzio. Lavoro da anni nella comunicazione e nell'organizzazione di eventi, saltando tra musica, teatro e intrattenimento. Perché "Lo Schermo"? Perché siamo giovani, curiosi e affamati di futuro.

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