Era Collodi che inventò l’idea. E la mise in bocca ai due truffatori più melliflui della storia della letteratura: il gatto e la volpe.
“Se metti i tuoi soldi sottoterra nascerà un albero dei soldi e non dovrai più preoccupartene”.
E il povero Pinocchio ci provò. Come finì lo sappiamo tutti.
A volte, quando si parla di finanza pubblica, sembra di sentire il gatto e la volpe. I soldi non sono mai un problema, la spesa non ha mai un tetto ma soprattutto non è mai troppa.
È all’insegna di questo modo di pensare che fa riferimento quasi tutta la comunicazione della politica populista. E, purtroppo, anche di una parte significativa della politica che si dichiara non populista.
“Per ogni problema complesso esiste una soluzione semplice; che è sbagliata”, diceva George Bernard Shaw (premio Nobel per la letteratura quasi un secolo fa). Il populismo è un male fatto da questo: far finta che per problemi complessi basti applicare soluzioni semplici che tutti possono capire. E che, quindi, hanno un grande successo di pubblico.
I grandi problemi che ci affliggono ogni giorno sono pensioni, sanità, sicurezza, scuola, casa, le guerre. Per fortuna che per ogni problema abbiamo la soluzione giusta. La soluzione per le pensioni è permettere alle persone di ritirarsi “prima”. La soluzione per la sanità è investire di più. La soluzione per la sicurezza è avere più poliziotti. La soluzione per la scuola è assumere più insegnanti. La soluzione per le abitazioni è dare contributi (bonus, sostegni, contributi…). La soluzione per le guerre è che tutti facciano la pace.
Viene da chiedersi perché esistano ancora problemi nel mondo visto che le soluzioni sono tutte così facilmente alla portata…
Guerre a parte, l’unica cosa che accomuna tutte le soluzioni che vengono proposte è maggiore spesa. Sottointeso: pubblica. Che poi vorrebbe sottintendere: con i soldi degli altri, non con i miei.
Mi ha colpito la lettera aperta degli scienziati: “per la sanità si deve spendere di più”. Passare almeno dal 6.2% attuale all’8%. Circa 32 Miliardi di €. Ottimo. Giustissimo. Ma siccome si parla di scienziati, cioè persone che con i numeri dovrebbero avere una qualche dimestichezza, sarebbe stato lecito che si facessero una semplice domanda: i soldi in più che chiedono di spendere, dove vanno presi? Si deve tagliare da qualche parte o si deve alzare le tasse?
Nel primo caso la domanda diventa quale capitolo del bilancio dello stato deve venire tagliato? Pensioni? Supporto sociale? Dipendenti pubblici?
Se invece deve essere coperto da nuove tasse con quali? Con una tassazione sui redditi aggiuntiva? O aumentando le tasse sulle aziende, come ai tempi della gloriosa invenzione dell’IRAP?
Domande semplici ma, come sempre, eluse. In questo caso proprio da chi fa dei numeri la propria professione. A sottolineare quanto diffuso sia il malcostume di proporre le soluzioni/non soluzioni. Tutti sono capaci di affrontare i problemi sotto la condizione di risorse infinite. Non ci vuole di essere competenti né intelligenti. Ma il problema è che l’albero dei soldi poi non esiste. E i soldi vanno trovati.
Aumentare le tasse alle società mette la nostra economia in difficoltà rispetto alla concorrenza estera. E questo aumenta la povertà del paese e quindi dei cittadini.
Aumentare le tasse ai cittadini è anch’essa una strada di difficile percorrenza. Siamo già a livelli superiori a quello di quasi tutti i paesi occidentali.
Quello dei tagli è sempre un bel progetto: sempre di moda. Ma quando si passa dai generici annunci e si comincia a toccare qualche beneficio (pensioni di qualcuno, prestazioni a sostegno di qualche categoria, personale pubblico da diminuire) le proteste si alzano subito violente. Quindi, all’atto pratico, non li si effettuano mai.
Ma la vera panacea di ogni male è: “far pagare le tasse a chi non le paga”. Talmente banale e fallace che è stata fatta una legge che impedisce di considerare tali previsioni come possibili coperture di finanza pubblica. E se i politici hanno fatto una legge così controproducente per loro è facile capire quanto poco sia credibile come prospettiva.
La strada per aumentare le prestazioni sociali è una sola e nessuno la vuole davvero sentire: guadagnare di più che significa lavorare di più.
Ma se Shaw aveva ragione a dire che le soluzioni semplici sono spesso sbagliate, neppure lui ci ha dato una strada sicura per trovare la risposta giusta. Quindi ci si può ben aspettare che continueremo a preferire la retorica facile del “facciamo pagare qualcun altro” a riflessioni più faticose…