L’Acquedotto del Nottolini è un’opera monumentale, estesa per 3,2 chilometri, con partenza da Guamo e attraversamento di tutta la campagna circostante, fino al raggiungimento della città di Lucca, in zona San Concordio. Una realizzazione magistrale, voluta da Maria Luisa di Borbone e commissionata al celebre architetto Lorenzo Nottolini nel 1823. Dopo dieci anni di duro lavoro con molte complicazioni progettuali, Lucca ebbe il suo nuovo acquedotto composto da 460 archi in mattoni e dall’altezza di 12 metri. Alle due estremità vi sono due cisterne, i tempietti, realizzati in stile neoclassico dorico. Dopo quasi 200 anni, l’Acquedotto resiste con fierezza e orgoglio all’urto dei tempi, mostrandosi con eleganza e armonia, salvo alcune eccezioni. Una di queste è il Tempietto di San Concordio – ormai in palese stato di degrado -, mentre l’altra è la cicatrice dovuta al passaggio dell’Autostrada A11 Firenze-Mare.
Chiunque abbia intrapreso un viaggio in direzione Firenze sull’Autostrada A11, avrà notato come l’Acquedotto sia stato mutilato con l’abbattimento di alcune delle sue colonne. Il primo lavoro di modifica dell’opera del Nottolini è da collocare nel periodo fascista, quando tra il 1928 e il 1932 fu ultimato il lavoro per la realizzazione del tratto autostradale di collegamento tra il Capoluogo toscano e la città di Pisa. L’autostrada all’epoca aveva una sola corsia di circa otto metri di larghezza, per questo motivo fu smantellata una sola delle arcate, mentre fu cambiato il passaggio delle acque canalizzate con l’innalzamento di un nuovo arco, del tutto differente nello stile da quello originario.
Successivamente, gli orrori della guerra non risparmiarono neppure il vecchio acquedotto, infatti nel 1944 con l’esercito tedesco in ritirata, furono fatte esplodere delle mine per bloccare l’autostrada e rallentare il passaggio delle truppe Alleate. Con l’esplosione vennero tirate giù altre arcate, provocando una vera e propria ferita nell’opera del Nottolini. Per anni le rovine dell’acquedotto squarciato rimasero a cornice di quel terribile periodo, almeno fino al 1962, quando vennero fatte le ultime modifiche all’A11 con l’aggiunta di una nuova corsia di marcia. Il progetto definitivo portò all’abbattimento di cinque arcate, che sommate a quella del periodo fascista, porta il totale a sei. L’acquedotto si ritrova così interrotto e orfano di alcune sue parti fondamentali, che lo limitano nella sua magnificenza e nel suo splendore.