La Tana che Urla è una delle grandi attrazioni delle Alpi Apuane, una cavità affascinante e percorribile il cui appeal è dimostrato dai tantissimi appassionati che la scelgono come meta per le proprie spedizioni. La particolarità di questo antro è che qui vi scorre un fiume, che prosegue il suo cammino dentro la roccia e che colloca questa grotta come un unicum introvabile da altre parti della lucchesia. La bellezza che qui si può scorgere è data oltre che dalla conformazione delle rocce, dalle bellissime e celesti pozze che si trovano lungo il percorso. Il viaggio all’interno della montagna dura quasi due ore, ma ne vale sicuramente la pena, perché attraverso questa strada si possono ammirare tanti scorci mozzafiato. Facilmente si incontrano alcune cascate, che si possono superare con l’ausilio della corda in modo semplice e che rendono il percorso davvero surreale.
Se questo luogo possiede questa denominazione così particolare è perché la leggenda vuole che i rumori che ogni tanto si possono udire dalla cavità, altro non sono che dei colpi di piccone di un minatore di Fornovolasco, che vengono mitigati da un soave canto. Per questo motivo è stato creato il nome: la Tana che Urla. Il giovane rimase incantato da questa melodia che proveniva dalla grotta e per giorni stette ad ascoltarla. Un pomeriggio, passando nuovamente di fronte alla grotta, scorse al suo interno una bellissima ragazza, per la quale perse la testa. Di fronte alla porta di casa, il minatore trovò – un po’ di tempo dopo – un cesto pieno di fiori. Questi glieli aveva portati la ragazza della grotta, che era una fata. Se lui avesse mangiato i fiori, si sarebbe dimenticato per sempre della fanciulla, ma lui decise di non assaporarli. Innamorato della fata, il minatore la seguì nella tana, trovando sì l’amore ma rinunciando per sempre alla luce. Una storia d’amore e di rinunce che aumenta il mistero e il fascino di un luogo così particolare e speciale.
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