Georg Cristoph Martini è un personaggio eccentrico, un artista a trecentosessanta gradi prima ancora che un pittore, un cronista e un antiquario di straordinario successo, ed è grazie a lui che oggi possiamo leggere tanti bei e suggestivi passaggi su come fosse l’atmosfera di Lucca nei suoi anni, quelli che hanno scandito il XVIII secolo. Originario di Bad Langensalza, in Turingia, una località non distante da Erfurt, nonostante il suo cognome lo faccia pensare, Martini non aveva nessuna discendenza italiana, tuttavia all’età di 37 anni, insieme ad alcuni amici, scelse di lasciare la Germania per andare alla scoperta dell’Italia, in quello che veniva celebrato come il “Gran Tour”, rimanendo folgorato dalla città murata bagnata dal Serchio, della quale ha ampiamente parlato nella sua opera magna, chiamata “Viaggio in Toscana”.
“Il pittore Sassone”, così veniva chiamato Martini, giunse a Lucca nel 1727 e ci rimase fino alla sua morte nel 1745, entrando di fatto nel tessuto sociale della città, tanto che divenne segretario dell’ambasciatore di Lucca a Vienna, Carlo Mansi. Il suo talento nella pittura era conosciuto ai più, tanto che divenne il maestro di Giuseppe Antonio Luchi, colui che diede vita all’Accademia Lucchese di Belle Arti. Nonostante la sua morte sopraggiunse in quella che divenne di fatto la sua città d’adozione, Martini fu sepolto dopo un rito protestante, a Livorno, e le sue spoglie dimorano ancora adesso nel Cimitero della congregazione olandese alemanna. Presso l’Istituto d’arte Passaglia di Lucca, sono conservate 175 tra statue e calchi che furono opera dell’ingegno del Martini, mentre nell’Archivio di Stato di Lucca si trovano una serie di documenti dal valore inestimabile, che raccontano la Lucca della sua epoca.
Questo è un estratto della sua opera, quando il Martini ha descritto i palazzi di Lucca: “La maggior parte dei palazzi lucchesi è costruita in modo che ciascuno abbia un cortile, che in tempo d’estate, coperto con un tendone, serve da salotto. Il palazzo Mazzarosa ha una bella facciata e all’interno una graziosa scala. A causa del gran numero di contanti che questo Cavaliere tiene in casa, gli è stato consentito, per speciale concessione del Principe, di avere una robusta porta di ferro, cosa che a Lucca non è permesso a nessun altro”.