Da oggi, lunedì 8 luglio 2024, la città e la Diocesi di Lucca entrano nel clima della festa del patrono san Paolino. «Anche quest’anno – hanno spiegato in Comune – tornano i “Giorni di San Paolino”, la serie di manifestazioni dedicate al santo Patrono della città organizzate dal Comune di Lucca in collaborazione con le associazioni Compagnia Balestrieri, Contrade San Paolino, Sbandieratori e Musici Lucca e Historica Lucense. L’evento più atteso sarà come sempre il Palio di San Paolino, giunto alla 50esima edizione, che – come da tradizione – si disputerà la sera del 12 luglio tra i migliori balestrieri lucchesi a partire dalle ore 21,30. La competizione si terrà in piazzale Arrigoni. La sera precedente, giovedì 11, si svolgerà la “luminara”, il corteo dei gruppi storici che partirà da piazzale Verdi alle 20,30 per raggiungere sfilando lungo le vie del centro il luogo della sfida, piazzale Arrigoni, dove avverranno diverse esibizioni e l’estrazione dell’ordine di tiro per il giorno successivo. Sempre venerdì 12 alle ore 13, e in replica domenica 14 alle 17, sarà possibile rivivere il miracolo di San Paolino con la Gazzarra, la rievocazione degli spari di artiglieria che si terrà nella cannoniera del baluardo San Donato. Sabato sera, il 13 luglio alle 21:30, vari gruppi di sbandieratori si esibiranno nella serie di spettacoli della Parata di San Paolino che si svolgerà ancora in piazzale Arrigoni».
Per avvicinarsi al Palio ed entrare nel clima della disfida, le associazioni dei balestrieri lucchesi presso le rispettive casermette organizzeranno delle mostre con cimeli, stendardi e balestre che racconteranno i cinquant’anni della principale competizione cittadina. La casermetta San Pietro sarà aperta da lunedì 8 fino al 15 luglio, con orario 17-19 e 21,30-23. Alla casermetta San Paolino l’esposizione sarà visitabile nei giorni 13, 14 e 15 dalle 18 alle 23. Sempre alla casermetta San Paolino, lunedì 15 alle 21,30, si terrà una conferenza sulla Lucca medievale crocevia delle rotte di pellegrini e mercenari.
In vista della festa di san Paolino e la Comunità del Centro storico, con tutti i fedeli che volevano partecipare, già ieri sera, domenica 7 luglio alle ore 19, nella basilica di san Paolino si è ritrovata per una celebrazione eucaristica con tutti i presbiteri della Chiesa nella Città. L’animazione liturgica era affidata alla Polifonica Lucchese diretta dal maestro Egisto Matteucci. Al termine della messa, dal sagrato della chiesa, c’è stata la benedizione alla città e al territorio. I presenti si sono poi incontrarsi in piazza san Pierino per un momento di festa e di amicizia.
Venerdì prossimo 12 luglio giorno della festa di san Paolino nella stessa basilica, alle ore 10,30 l’arcivescovo Paolo Giulietti, alla presenza di tutte le istituzioni e le autorità del territorio lucchese, presiederà il solenne pontificale. L’animazione liturgica sarà affidata sempre alla Polifonica Lucchese diretta dal maestro Egisto Matteucci. Durante questa messa, come da tradizione, il Comune di Lucca offrirà il Cero votivo della città, mentre uno dei Comuni della Diocesi, quest’anno il Comune di Capannori, offrirà l’olio destinato alla lampada del Santo. Sempre venerdì 12 luglio, alle ore 18, sarà poi celebrata una messa a conclusione della festa liturgica che, lo ricordiamo, interessa l’intera Diocesi e la città di Lucca. Con San Paolino, tradizionalmente identificato come primo vescovo di Lucca, si commemorano i primi evangelizzatori del territorio lucchese. Coloro che portarono il messaggio del Vangelo tra le popolazioni ancora pagane.
Lo scorso anno alla messa del 12 luglio nella basilica di san Paolino presieduta dall’arcivescovo Giulietti, parteciparono 50 sacerdoti, 15 diaconi e molti ministranti e lettori presenti anche le autorità civili e militari in rappresentanza delle istituzioni del territorio e tanti fedeli. Nell’omelia, l’arcivescovo Giulietti ricordò l’importanza del fare memoria dei padri fondatori, nella Chiesa come nella società. «Siamo invitati a fare memoria di un Santo, Paolino, fondatore di una Chiesa, quella di Lucca. In questo mese di luglio in tanti paesi del nostro territorio si ricordano i martiri della Resistenza, le tante persone, i sacerdoti, religiosi, laici che hanno pagato con la vita la loro opposizione alla tirannia e il loro desiderio di una società diversa. Tutti i fondatori danno la vita, tutti i fondatori sono in un certo senso martiri, testimoni con il proprio sangue e il proprio impegno di un ideale che intendono consegnare agli altri. E tutti i fondatori hanno dato luogo a realtà che rimangono. Noi chiamiamo queste realtà istituzioni, cioè comunità che si perpetuano nel tempo, grazie a vincoli e strutture stabili che manifestano, traducono, quegli ideali e quella passione che hanno generato le comunità. Ora non ci sfugge che nelle circostanze attuali tutti noi che celebriamo i nostri fondatori, siamo chiamati non più a un’opera di manutenzione, nemmeno straordinaria di quello che il passato ci ha consegnato, ma siamo chiamati a un’opera di rifondazione. Perché le ideologie, le tecnologie, l’evoluzione culturale, spesso minano alla base quegli ideali che costituiscono il fondamento delle istituzioni ci tengono insieme, sia come Chiesa sia come società». Poi rivolgendosi anche alle autorità civili presenti monsignor Giulietti aggiunse: «Preghiamo per la nostra Chiesa perché tutti, nessuno escluso, smettano di dire che dei giovani si occuperà qualcun altro. E preghiamo perché anche nella società davvero si facciano investimenti importanti, ciascuno nel posto in cui è stato chiamato, perché i giovani sentano che questo paese è per loro e per questo è giusto e bello che loro ne siano partecipi».
Fra gli eventi dei “Giorni di San Paolino” merita di essere ricordato il “miracolo di san Paolino”. Nella basilica del santo c’è un grande dipinto che illustra la storia di tale miracolo. Si riferisce all’anno 1664, dunque a 360 anni fa. Nel giorno delle celebrazioni del santo patrono c’erano gli spari a salve dei cannoni delle Mura, ma in quell’anno i cannoni non furono caricati a salve. Solo l’intervento miracoloso del santo avrebbe evitato che la folla assiepata sotto le mura fosse ferita o uccisa. Forse fu vero miracolo, forse la polvere da sparo era di pessima qualità. In ogni caso come ogni fortificazione che si rispetti non mancano le leggende, quella del miracolo di san Paolino è una di esse, così come lo è la leggenda di Lucida Mansi.
Il dipinto che si trova nella basilica del santo venne realizzato da Giovanni Domenico Lombardi che presenta la scena sulle Mura, con san Paolino che è in alto a destra circondato dagli angeli. Sotto di lui, un capitano dei bombardieri con l’aiutante, due tamburini, tre bombardieri, un portabandiera e una lancia spezzata. Sul ponte di fronte alla porta san Donato si vede la folla.
L’altro evento del giorno di festa è il tradizionale palio della balestra in onore del santo patrono.
Risale al 1443 l’istituzione a Lucca di una gara di tiro a segno con la balestra. Il giorno 29 di giugno di quell’anno i Magnifici Signori Anziani e il Gonfaloniere di Giustizia deliberano che ogni anno, il primo di maggio e di settembre, il Comune prepari a sue spese quattro premi del valore complessivo di formi diciotto da distribuire ai migliori balestrieri ammessi al tiro a segno. In quei giorni doveva essere allestita nel cortile del palazzo una rotella con un centro dove tirare con la balestra: “i balestrieri portati alla distanza di cento venti passi dalla rotella, trarranno di là alla brocca (22) una volta sola per ciascuno”. Venne stabilito che le frecce usate dovevano portare il nome del tiratore e che i deputati al giuoco, “ispezionata la rotella, prenderanno da quella quattro delle saette più da vicino alla brocca o proprio in essa confitte” poiché “la saetta conficcata nella brocca dà il miglior colpo”. Nel caso che una seconda freccia colpisca e rompa l’asta dell’altra già confitta nella brocca, impedendo di conoscere il nome del primo tiratore allora la seconda “quando si sappia certamente cui pertineva, abbia il premio e la prima accusi non la legge ma la cattiva fortuna”.
La deliberazione stabiliva che potevano partecipare alla gara soltanto i cittadini di Lucca o del contado, proprietari delle balestre, delle saette e del teniere. Il contravventore veniva multato di due ducati. Il regolamento lucchese dimostra ancora una volta che tramite l’istituzione del tiro a segno si persegue il fine di armare i cittadini, atti alla guerra, e prepararli alla difesa del libero Comune. Il regolamento è modificato nel 1490, quando si stabilisce di tenere quattro gare all’anno, due volte con le balestre e due volte con gli scoppietti e gli archibugi. È questo, l’inizio dell’uso delle armi da fuoco. Ma, nonostante ciò, la balestra rimane presente ancora a lungo negli eserciti europei: ad esempio duecento balestrieri a cavallo fanno parte dell’armata di Francesco I nella battaglia di Marignano, del 1514, contro lo Sforza.
Il continuo progresso tecnico-militare non fece tramontare l’uso della balestra nelle tradizioni e nelle feste di molti popoli. Negli anni settanta del secolo scorso le gare di tiro alla balestra di Gubbio, Lucca, Massa Marittima, S. Marino e Sansepolcro portarono alla prima federazione e a un campionato nazionale.
A Lucca la Compagnia Balestrieri di Lucca, costituita nel 1970, venne ammessa nella Federazione Italiana Balestrieri (FIB) il 9 aprile 1972. Ne facevano già parte le quattro società fondatrici dei balestrieri di Sansepolcro, Gubbio, Massa Marittima e della Repubblica di San Marino. Lucca ha un primato storico assoluto: presso l’Archivio di Stato di Lucca è infatti conservato un documento «Ordo pro balistari», datato 1443, in cui si stabiliscono le regole per la disputa del palio delle balestre. Si tratta di un documento di fondamentale importanza in quanto è risultato essere il più antico regolamento per gare di tiro oggi esistente in Europa.
Poi, all’inizio degli anni novanta, quella che doveva essere una ricercata e “stimolante divisione” nei tradizionali tre terzieri lucchesi di San Paolino, San Martino e San Salvatore, finalizzata a ricreare un po’ di sano agonismo e a stimolare la partecipazione anche prendendo spunto dalla cultura delle antiche (ma anche attuali) contrade di Siena, divenne motivo di sempre più profonda lacerazione, tanto che parte dell’allora Terziere di San Paolino di fatto uscì dalla Compagnia, dando vita a una realtà alternativa che iniziò a cercare rapporti con altre città italiane dove si svolgevano gare con le balestre antiche. Da quella divisione si è poi arrivati alla nascita formale del Terziere di San Paolino (1991) e successivamente alla nascita della Associazione Contrade di San Paolino (1994), associazione che dal 1995 è iscritta alla Lega italiana tiro alla balestra (LITAB). Ovviamente si tratta di una realtà alternativa alla FIB.
Nel frattempo, dal 2008, ci sono state divisioni anche nella Federazione Italiana Balestrieri tanto che due delle cinque società fondatrici (Gubbio e Sansepolcro) uscirono a causa di quella che venne definita «assoluta disarmonia e comportamento prepotente ed arrogante di alcuni personaggi che hanno agito per conto dei propri sodalizi perpetuando anche una serie di atti in palese contrasto con lo Statuto Federale». Così nella FIB oggi sono rimaste le città di Lucca, Massa Marittima e Repubblica di San Marino, a cui si sono aggiunte recentemente la Compagnia Balestrieri della Città di Volterra e la Compagnia Balestrieri di Pisa Porta San Marco; mentre nella LITAB si trovano 12 città con Compagnie di balestra grande o da banco: Amelia, Assisi, Chioggia, Gualdo Tadino, Iglesias, Lucca San Paolino, Montefalco, Norcia, Pisa, Prarostino, Terra del Sole e Ventimiglia.
Secondo la tradizione san Paolino sarebbe stato il primo vescovo di Lucca e martire sul Monte Pisano, un tempo noto per la presenza di molti eremiti e religiosi. Anche per questo fino ad alcuni anni fa la sera della vigilia della festa, l’11 luglio, si svolgeva una processione e una grande luminara, poi anche una staffetta che partiva dal Monte Pisano per raggiungere il centro storico. Quella di san Paolino è stata anzi la penultima delle decine di grandi luminare che si facevano ogni anno nel centro storico di Lucca. Oggi è rimasta soltanto la processione con la luminara di santa Croce, la sera del 13 settembre.
Molte tradizioni legate alla festa del patrono sono scomparse. Oltre alla luminara molte strade del centro storico venivano imbandierate e la sera della vigilia c’era una grande festa nella piazza San Pierino, adiacente alla basilica del patrono con generose fette di buccellato lucchese, torte di verdura e buon vino.
Da un quarto di secolo le celebrazioni in onore del patrono (la sera della vigilia e anche la sera della festa, il 12 luglio) si sono spesso sovrapposte (è così anche quest’anno) ai concerti del “Summer festival” che si svolge in piazza Napoleone. Anche per questo motivo il tradizionale palio della balestra è stato spostato dalla piazza san Martino (dove si svolgeva da molti anni) al piazzale Monsignor Arrigoni, dietro la chiesa cattedrale. Ciò per evitare reciproche interferenze audio.
Con la speranza che – magari già dal prossimo anno – si possa arrivare a un accordo tra i due eventi del luglio lucchese, nel segno del reciproco riconoscimento e rispetto, entrambi con il patrocinio e il sostegno del Comune di Lucca.