«Proprio ora germoglia» (Isaia 43: 19) è il versetto biblico con cui la Caritas diocesana di Lucca intende attraversare il passaggio dei 50 anni, facendo riferimento, più che a un traguardo, a un punto di partenza verso qualcosa di nuovo che può ancora e ulteriormente crescere, svilupparsi, portare frutto. La Caritas di Lucca celebra infatti il mezzo secolo con un ampio programma di iniziative che sono iniziate sabato scorso, 12 ottobre.
Il calendario delle iniziative si intreccia con quello della Giornata mondiale dei poveri, che nel 2024 giunge alla sua ottava edizione, e quello dell’Avvento di fraternità, ma non si esaurisce con questi due programmi più specifici. La rassegna «Proprio ora germoglia» si è aperta sabato 12 con la presentazione del bilancio di sostenibilità 2023 della Cooperativa agricola sociale Calafata, nata più di 10 anni fa proprio da Caritas. L’appuntamento si è svolto nel Salone dell’Arcivescovato, in Piazzale Arrigoni, e ha per titolo «Oltre i numeri: nuove metodologie per una sostenibilità trasparente».
Prossimo appuntamento venerdì 18 ottobre alle ore 18.30, sempre presso il Salone dell’Arcivescovato, con l’incontro dal titolo «Missione e società, l’esperienza della Chiesa di Lucca». L’evento, realizzato in collaborazione con il Centro missionario diocesano, prevede il racconto di esperienze e testimonianze a 50 anni dall’invio dei missionari “Fidei Donum” nelle diocesi di Rio Branco e Byumba. Tanti altri gli eventi di punta su cui Caritas poi sta lavorando. Lunedì 11 novembre alle ore 17.00 presso il Salone dell’Arcivescovato si terrà «Allora comincia», un incontro con tutti i principali ex direttori e testimoni per raccontare la storia della Caritas diocesana, alla presenza del vescovo Paolo Giulietti, del direttore di Caritas Italiana Don Marco Pagniello e del direttore di Caritas Toscana Don Emanuele Morelli. Domenica 17 novembre alle ore 16.00 presso la Cattedrale di San Martino avrà luogo «La preghiera del povero sale fino a Dio», un incontro di approfondimento a cura del teologo e saggista Paolo Curtaz sul versetto scelto da Papa Francesco in occasione dell’ottava Giornata mondiale dei poveri. Sabato 30 novembre alle ore 10.30 sarà la volta di «Nanina e la sostenibilità sociale», l’appuntamento con l’altra esperienza di cooperativismo nata da Caritas. L’incontro si terrà presso il capannone in Via Stipeti 33, Coselli, Capannori, e tratterà il tema delle «5 P dell’agenda 2030 per Nanina Società Cooperativa Sociale e di Comunità». Mercoledì 22 gennaio alle ore 21.00 presso il Teatro del Giglio andrà in scena «Crêuza de mä», il concerto di Mauro Pagani a 40 anni dalla pubblicazione dell’omonimo album di Fabrizio De André scritto a quattro mani proprio insieme a Pagani. Vuole questo concerto essere una sorta di regalo di Caritas alla città e alla diocesi tutta.
Nelle prossime settimane saranno comunicati maggiori dettagli per ciascuno di questi eventi. Il programma si chiude con «Chi ben comincia» un appuntamento dedicato ai volontari, che si terrà venerdì 31 gennaio alle ore 17.30, in orario e modalità di aperitivo.
Ci sono tre parole che hanno percorso l’esperienza di Caritas fin dalla sua nascita: osservare, ascoltare e accompagnare. «Sono verbi semplici, “minori” – spiegano alla Caritas Diocesana – che raccontano uno stile di Chiesa per abitare la città: mettersi accanto agli uomini e alle donne, soprattutto i più fragili e fare loro spazio. Si tratta di essere disponibili a spostare il baricentro delle comunità perché chi sta ai margini possa trovarsi dentro, coinvolto, considerato parte essenziale dell’avventura che è abitare insieme, come comunità, la Terra. Serve questa disponibilità per accendersi alla sfida della comunità, la passione tenace che era quella di Gesù, a farsi molto vicini, vicinissimi, prossimi a chi è rimasto indietro e restituire parola e possibilità di riscatto, facendosi raccontare com’è vivere ai margini e rimanendo fedeli compagni di uno stesso cammino. Per noi, ogni ipotesi vera di “prestare aiuto” scaturisce da qui. Obiettivo “svegliare il bene nella comunità”, per questo, Caritas Lucca ha scelto di praticare un’agopuntura di fraternità, tessendo trame di relazione e di supporto in tutto il territorio. Confidiamo che non siano i grandi servizi a risolvere la povertà, ma siano invece i piccoli inneschi di bene a fare la differenza, seminando tracce di disponibilità, solidarietà diffusa e cambiando il volto della comunità, trasformandola a poco a poco in una comunità che accoglie e che si prende cura».
«A partire dalla rete alimentata dalla parrocchie e punteggiata da oltre 30 centri di ascolto Caritas struttura risposte ai bisogni essenziali, promuovendo servizi e progetti di contrasto all’esclusione e di promozione umana: cibo, beni, supporto per la gestione delle spese domestiche, ma anche un’attenzione grande alle povertà dei bambini, al diritto all’educazione alla cultura, la costruzione di pratiche di integrazione, percorsi per il lavoro, esperienze di prestito della solidarietà, attenzione al carcere, economia circolare, agricoltura sociale, lotta allo spreco alimentare, cooperative di lavoro, servizi per la marginalità estrema, social housing e ancora e ancora, nel tentativo di raggiungere tutti, ognuno per il valore insostituibile che rappresenta. Nel tempo – aggiungono alla Caritas diocesana – , si è concretizzato un pensiero chiaro: si può mettersi al fianco, costruire inclusione e opportunità di bene per i vulnerabili, uscendo dall’angolo della residuale “beneficenza”. Si può porre la povertà al centro. Ricominciare a costruire le città, proprio scegliendo il passo del più vulnerabile di tutti e accordando i passi degli altri al suo, nella gratuità e nel servizio. Possiamo immaginare e concretamente trasformare i luoghi, il tempo e le relazioni attorno al valore della fragilità, che tutti ci tocca, generando percorsi di dono e di sviluppo che tengano insieme la cura per ogni essere umano, la giustizia e la sostenibilità ambientale, in un operare creativo, plurale, fatto di ricerca, innovazione e disponibilità al cambiamento. Si può amare tutti e prendersi cura di ciascuno, riconoscendosi fratelli nei corpi, compagni di viaggio, costruttori di pace, insieme».