Ma cosa si deve votare?
È la domanda che attanaglia molti di noi.
Esistono vari modi per risolvere la questione
Si può votare per considerazioni affettive.
Del tipo, io sono buono, quindi sono di sinistra e voto il PD che è il partito di quelli eticamente buoni. Che è la scelta, e il livello del ragionamento, che fa gran parte del mondo del jet-set.
Oppure con i 5 Stelle: che figata i soldi a pioggia con bouns e redditi di cittadinanza. Magari da abbinare ad un lavoretto in nero che, si sa, il nero si abbina bene con tutto. Che poi non è neppure così originale questa linea: la aveva inventata Craxi con pensioni e sussidi vari. Certo un Craxi non è che sia proprio proprio paragonabile ad un Conte ma, che vogliamo fare, la politica non è un’opera d’arte che con il tempo migliora.
O in alternativa, se vi piacciono i piacioni, avete la scelta del terzo polo. Che poi va bene anche per nostalgici della politica spettacolo. Perché, va detto, Renzi in politica è come Ronaldo: bravissimo e incapace di fare squadra. Ma che gioco di gambe… E quel Calenda ha il piglio di un mastino: nessuna perplessità, nessun dubbio; solo cristalline certezze degne di un visionario. O di un divino Otelma. Affrontarlo in un dibattito è piacevole come prendere in mano in nido di vespe. Quindi, peccato che non ci hanno fatto un bel confronto all’americana tra tutti i candidati, da guardare con pop-corn e patatine.
Se invece volete un piccolo condono d qualche natura, la scelta obbligata è Forza Italia. Ha un curriculum che non lascia dubbi in merito. Ma le probabilità che gli lascino le mani libere non sono altissime e quindi la scommessa resta difficile.
Accanto a FI, ma solo per certe categorie di riservisti del condono, troviamo la Lega di Salvini. Che è anche la roccaforte di chi si sente insicuro e non vuole stranieri in giro per le città. E per stranieri intendiamo, naturalmente, quelli poveri. Perché i ricchi sono sempre un altro affare, sia a destra che a sinistra. Che poi anche questa è un po’ una favola. Per dire: l’idea degli hot spot in terra libica è venuta al centrosinistra mica a Salvini o alla Meloni. Loro la hanno sposata e resa un po’ meno elegante, ma tutto lì.
Se volete stare con chi vince, il carro sicuro è quello di Fratelli di Italia, che a seguire i sondaggi prima del silenzio elettorale, era saldamente al comando. Il partito della Meloni è poi anche la naturale destinazione di chi considera prioritario il ritorno a principi della tradizione come quelli della famiglia, della patria e di tutte quelle cose che Letta ci ha informato essere di una antica cultura patriarcale. Inteso come dispregiativo, naturalmente, e mi spiace per voi se considerate vostro padre un punto di riferimento. Senza contare che si sono dati una bella ridimensionata nella comunicazione cosa che ha reso FdI decisamente meno urticante.
In alternativa alla mozione degli affetti, potete ricorrere al più tradizionale dei modi di trarsi di impaccio: tirare un dado. In base al risultato uno decide che fare.
Per esempio:
- vuol dire anche da solo: quindi penso a me stesso e me ne sto a casa. E questa, purtroppo, è un’opzione che negli anni è andata crescendo e non è probabile che si ridimensioni.
- è il terzo polo. Sì, questa è una sorpresa perché sembrava che avessero prenotato il numero tre ma 2 sono i leader e 2 anche le strade che vogliono seguire: o insieme con tutti o mollati da tutti.
- lo diamo al centrodestra, che di leader ne ha 3 e spesso sembra che 3 siano anche le linee politiche divergenti che hanno.
- è del PD, perché si sa che 4 sono le stagioni dell’anno e i punti cardinali. E quindi il 4 è un numero che rappresenta il tutto e l’immobilismo al stesso tempo. Come il PD che ambisce a coprire tutti gli spazi, da riformismo a garante dello status quo, e resta di fatto paralizzato nelle scelte per non contrastare nessuno nella sua variegata constituency.
- è per i 5 stelle, che il numero lo hanno prenotato da tempo. E 5 è anche il numero di “bonus” che propongono: uno per ogni giorno della settimana con riposo il weekend.
- E il 6?
Beh, il 6 è proprio la proposta che manca a questo paese. È quello che dovrebbe essere la politica: ragionamento sul futuro, per garantirlo sereno ai nostri figli, guida per il paese, per divenire migliori di quello che siamo, e solidarietà non pelosa e neppure elettoralmente interessata verso chi resta indietro, perché siamo una comunità.
Chi sa che, un anno o l’altro, non avremo la possibilità di scegliere la sesta opzione…
Andrea Bicocchi @Andrea_Bicocchi