L’ospedale dovrebbe sostenerti in tutto: rendere l’ambiente caldo per la riabilitazione, fornire cure e pasti nutrienti che permettano ai pazienti di recuperare le forze nel minor tempo possibile. Ma sono continue le lamentele di chi quel cibo proprio non riesce a mangiarlo. Verdure servite fredde, quasi congelate, nessun sapore, orari di servizio inadeguati e quella che potrebbe sembrare ‘la solita lamentela’ é in realtà la principale causa del peggioramento dello stato nutrizionale soprattutto dei pazienti più fragili, come quelli cronici, oncologici e anziani.
Per fronteggiare il problema, il Ministero della salute ha anche emanato le Linee di indirizzo nazionale per la ristorazione e ospedaliera e assistenziale, un protocollo che però, nella maggior parte delle strutture, non viene rispettato e Lucca non fa eccezione.
Pazienti ricoverati che non hanno mangiato per giorni, proteste da parte di parenti e anche qualche lettera alla direzione. A denunciare il problema é una nostra cittadina, tornata a casa dopo un periodo di ricovero: “Sono dovuta restare una settimana in ospedale per degli accertamenti e non sono riuscita a mangiare quasi niente. Sono anche dimagrita“, dice.
“Il cibo puzzava. Qualsiasi cosa scegliessi non era mangiabile – racconta -. Il semolino un mattone, le verdure fredde, alcune ancora congelate. Riso e fagioli ‘non scolati’. Anche la pasta all’olio non era tollerabile. Quasi nessun sapore. Le persone più anziane, che avrebbero bisogno del sostegno nutritivo necessario, si rifiutavano di mangiare e a molte di loro, proprio per mancanza di segnali di ripresa, viene allungato il ricovero in ospedale. Per riprendersi fisicamente, soprattutto dopo un’operazione, mangiare bene é molto importante ma non c’é la minima cura e attenzione. Gli infermieri rimproverano i pazienti che si fanno portare il cibo da casa, ma é l’unica soluzione. All’ospedale di Pescia la situazione è diversa: si può mangiare. A questo si aggiunge la ‘solitudine’ per via dei tempi ristretti delle visite a causa del Covid e per chi deve affrontare lunghi periodi di ricovero la situazione non é sicuramente confortevole. La sanità pubblica dovrebbe garantire un altro tipo di servizio“.
I pasti vengono descritti come ‘disgustosi’, che “sembrano avariati”, dice qualcuno, specialmente carne e pesce. Sarebbero in realtà pochi gli accorgimenti necessari- peraltro previsti dalle linee guida ministeriali, come sostituire gli elementi non graditi, non servire la cena alle 17,30 di pomeriggio, dato che il paziente potrebbe non avere appetito anche a causa dei farmaci ingeriti nel pomeriggio, prediligere la qualità nella scelta dei servizi mensa. Perché se é vero che “l’appetito vien mangiando“, allora i nostri ospedali non sono sulla giusta linea e quando parliamo di malasanità non siamo poi così esagerati. Le istituzioni dovrebbero accogliere queste segnalazioni e provvedere al miglioramento della qualità del cibo servito, anche se, come possiamo facilmente (purtroppo) immaginare, anche questa ‘denuncia’ finirà in fila dietro a tutte le altre senza nessuna risposta.