La maggior parte dei lucchesi, passeggiando per la propria città, almeno una volta nella vita avrà posato gli occhi sul bassorilievo in marmo sopra al pozzo in via Fontana, nel palazzo Fatinelli. Qui Santa Zita, presso questa importante famiglia, aveva la mansione di cuoca e servetta. Tale luogo veniva chiamato anche “alla fontana” poiché vi terminava uno snodo dell’acquedotto del Nottolini, attivo nel 1900. La giovane Santa era solita utilizzare l’acqua proveniente da questo pozzo per compiere le proprie mansioni domestiche, quindi ogni giorno era possibile incontrarla davanti a questa fonte. Una volta però fece un incontro differente, che cambiò le sorti sue e non solo.
La giovane originaria di Monsagrati di Pescaglia era stata educata e istruita secondo i precetti cristiani della carità, ed era nota per donare ai più poveri il poco cibo che anche lei aveva a disposizione, essendo un’umile serva. Un giorno però, mentre si trovava nei pressi del pozzo di Palazzo Fatinelli, incrociò la strada con un pellegrino affamato, assetato e bisognoso di cure. In quel momento Santa Zita non aveva con sé del cibo, avendolo già completamente donato agli altri, e poteva offrire all’uomo soltanto un po’ di acqua fresca del pozzo.
L’uomo di buon grado accettò la disinteressata offerta ed ebbe la fortuna di trovarsi di fronte a quello che fu un vero miracolo. La Santa lucchese al posto dell’acqua fece sgorgare dell’ottimo e gustoso vino, che seppe rinvigorire le membra dello stanco pellegrino. L’uomo spinto da un nuovo impulso corse ovunque per raccontare il prodigio che la giovane donna seppe fare, un miracolo che per fama superò gli odierni confini nazionali, diffondendosi in tutta Europa. Questa vicenda, come quella degli altri miracoli compiuti da Santa Zita, permise di far sì che il culto nei confronti di questa donna si espandesse dovunque, alimentando la fama e la conoscenza di Lucca che divenne meta di pellegrinaggio.