Lucca, 1989, Caserma Lorenzini.
La guardia mi chiama al telefono e dice che in “Carraia” (ndr: il grande portone di Corso Garibaldi 5) ci sta “uno che dice di essere il Sindaco”…
Mi precipito giù e accolgo il Sindaco On. Arturo Pacini, che molto semplicemente era arrivato a piedi in caserma per farci una richiesta.
Davanti ad un caffè al Circolo ci presentò la situazione; l’Amministrazione doveva necessariamente chiudere il ponte sulla strada di Meati, un piccolo paesino 4 km a ovest di Lucca per dei lavori urgenti di consolidamento.
Solo che al solito, il provvedimento di chiusura era urgente per la instabilità del ponte, ma i tempi di ripristino della struttura si presentavano biblici, e quindi era necessario assicurare i collegamenti con la frazioncina che rischiava di rimanere isolata.
Esisteva una viabilità alternativa ma allungava moltissimo il tragitto verso Lucca, e quindi i disagi, specie per le persone anziane che necessitavano di assistenza, e i bambini che dovevano andare a scuola…
Rimasi colpito dalla umiltà e dalla gentilezza del sindaco Pacini, che da solo, a piedi era venuto in caserma per chiedere una cosa del genere!
Informai il Comando Brigata di questa richiesta, fatta con carattere di urgenza. Il Comandante mi rispose testualmente: “Biondi, per prima cosa ringrazi il Sindaco che ci permette di essere utili alla città. Poi ti scaraventi sul posto, fai una ricognizione e interveniamo! Procedere!
La faccenda fondamentalmente si rivelò più semplice del previsto. Il Comandante di Compagnia che dirigeva le operazioni, io ero il Vice, aveva una notevole esperienza di ponti militari; per questo intervento utilizzammo il Materiale da Ponte Bailey M2, che andammo a prelevare al Deposito di San Martino in Spino a Modena.
Il personale della Genio di Lucca si allenava continuamente nel cortile della Lorenzini a montare e smontare il ponte Bailey, i paracadutisti avevan dei bicipiti che sembravano pompe idrauliche; ogni pannello pesa 240 kg e le traverse 260; si alzano e si posizionano “a mano”!
Quindi avevamo una grande dimestichezza e manualità. In termini militari si direbbe “eravamo ben addestrati”. In uno spazio ristretto del cortile, montavamo e smontavamo ogni settimana un ponte. Giusto per tenerci in forma! Però al momento del bisogno, avevamo paracadutisti addestratissimi.
La relativa vicinanza alla caserma ci consentiva di andare e venire in giornata.
L’Amministrazione realizzò in fretta le spalle di appoggio in cemento armato, che sarebbero servite successivamente anche per il ponte civile, quando arrivavano i fondi (anni dopo…)
Il primo giorno prelevammo il materiale da ponte e lo portammo sullo scalo a Meati, lungo il fiumiciattolo “Ozzeri”.
Il secondo giorno montammo la struttura del tipo D.S. (Doppia parete Singolo piano) da 24 metri rigorosamente spinto a braccia, con il comando “a braccia forza – FORZA!”; in questa maniera si muovevano strutture fino a 50 T. di peso su rulli.
Il terzo giorno procedemmo al collaudo e alla inaugurazione.
La popolazione ci fece una grande festa.
Il vicino ristorante “Il Platano” fu molto generoso e ci ospitò tutti a pranzo.